Scott Cooper e Jeremy Allen White su Springsteen – Liberami dal Nulla: “Abbiamo spogliato il mito del Boss”
Springsteen - Liberami dal Nulla è la storia del Boss in un momento fondamentale nella sua vita. Ne parlano Scott Cooper e Jeremy Allen White, regista e protagonista del film.
Freddie Mercury, Elton John, Amy Winehouse, Bob Dylan; e non finisce qui. Hollywood non ne ha mai abbastanza di biopic su icone della musica, e stavolta ha scelto l’icona più americana di tutte. Il 23 ottobre 2025, per The Walt Disney Company Italia, arriva in sala Springsteen – Liberami dal Nulla, il film scritto, diretto e prodotto da Scott Cooper (Crazy Heart) con Jeremy Allen White (The Bear) nei panni di Bruce Springsteen durante i mesi dolorosi che precedono l’uscita dell’album più radicale e personale, l’acustico e intimo Nebraska (1982), forse il suo capolavoro. Scott Cooper è a Roma per presentare il film con Jeremy Allen White. Per farci capire l’uomo, comincia dal musicista. “Credo che Nebraska sia il suo album più moderno. Parla di un certo tipo di malessere, di ambiguità morale, ed è senza dubbio un album politico, ma non perché adotta un particolare punto di vista. Bruce è politico perché sceglie di stare dalla parte degli ultimi, degli emarginati”.

Jeremy Allen White è riflessivo ed equilibrato, non prende le risposte alla leggera. Gli piace ascoltare Nebraska perché è un album che “stabilisce una connessione tramite la solitudine. Quando lo ascolto mi sento capito, c’è empatia. Ha ragione chi dice che è il racconto di un mondo confuso, ma io ci vedo anche tanta speranza”. Non poteva, non potevano, procedere senza l’approvazione del Boss. Springsteen – Liberami dal Nulla è l’adattamento per il cinema del libro “Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska” di Warren Zanes. Scott Cooper considera “gratificante aver ottenuto l’approvazione di Bruce. Non aveva mai ceduto a nessuno la sua storia. Jon Landau (storico collaboratore del Boss, nel film lo interpreta Jeremy Strong, ndr) mi ha rivelato, poco prima di cominciare: è la prima volta in cinquant’anni che Bruce lascia il volante a qualcuno. D’altronde, Bruce e Jon – lui, oltre a essere stato un critico musicale, è stato anche critico cinematografico – sono due grandi cinefili. Quando ci siamo incontrati per la prima volta abbiamo parlato di cinema, della vita e solo poi del nostro film”.
Non è stato facile far fronte al film. Jeremy Allen White non nasconde di aver faticato un po’, all’inizio. “Un compito incredibile, ma pesante. Capisco perché Bruce abbia scelto di raccontare proprio questo periodo della sua vita. Era a un crocevia, e le scelte che ha compiuto gli hanno permesso di diventare l’uomo che è ora”. Si è preso un po’ di tempo prima di accettare la parte. “Bruce è una vera icona, sentivo la pressione e non volevo mettermi di traverso ai fan. Poi però Scott mi ha spiegato che Bruce ci teneva che fossi proprio io a interpretarlo, e allora mi sono deciso”.
Springsteen – Liberami dal Nulla: il Boss è punk, parola di Scott Cooper e Jeremy Allen White

Per Jeremy Allen White, “molto del film parla di onestà e percezione”. A un certo punto della storia, Bruce si imbatte casualmente in una sua canzone trasmessa alla radio (è Hungry Heart, dall’album The River, ndr) e reagisce in maniera insolita. Cambia immediatamente canale; è una scena importante, e Jeremy Allen White ci spiega perché. “Bruce torna in New Jersey e non riconosce il posto in cui è cresciuto, si sente molto a disagio. Per questo smette di ascoltare la canzone”. Parlando ancora di onestà, “Nebraska è un album istintivo. Bruce non sapeva cosa stava realizzando. Quando si lavora in queste condizioni non si può fare a meno di essere onesti, perchè non si pensa mai al risultato”. Il 24 ottobre 2025, in coincidenza con l’uscita in sala del film, arriva l’Expanded Edition di Nebraska. Il cofanetto celebrativo contiene la leggendaria versione elettrica dell’album, registrata con la E Street Band; all’epoca fu accantonata in favore dell’acustica, ritenuta da Springsteen più consona alla verità emotiva del disco.
In pochi colsero la portata rivoluzionaria di quella scelta, e ancora meno furono quelli che capirono quanto avrebbe influenzato il modo di fare musica nei decenni successivi. Ne parla Scott Cooper. “Registrare l’album in camera da letto, come ha fatto Bruce, era la cosa meno ortodossa del mondo. Oggi la produzione domestica è uno standard, allora no. Bruce voleva un suono imperfetto, era questo che inseguiva. Tanto è vero che, una volta raggiunti gli studi di registrazione a New York per lavorare all’album in modo più convenzionale, le cose non sono andate per il verso giusto. Naturale; lo studio, per forza di cose, ripulisce l’imperfezione”. Aggiunge che magari non sembra, “ma questo è un album punk. Nello spirito, s’intende”.
La prima volta che Jeremy Allen White ha incontrato Bruce Springsteen è stato a Wembley, nel backstage di un concerto. “L’ho incontrato nel suo elemento, è stato un grosso regalo per me ma ero anche intimidito, perchè dovevo catturarne certi aspetti per il film. Quella sera, al concerto, ho avvertito qualcosa di fisico, ho toccato con mano la passione straordinaria che mette nelle cose. Parlandoci, ho scoperto anche l’altro Bruce, la persona gentile, delicata. Coraggioso, da parte sua, averci lasciato al timone del progetto. Posso dire di aver conosciuto, contemporaneamente, Bruce da adulto e da giovane”.
Padri, figli e perché no, anche l’Oscar

La colonna sonora è curata da Jeremiah Fraites (The Lumineers). Scott Cooper la voleva “scarna, perché il sound del film era imperfetto e dovevamo adeguarci. Non è stato difficile, Jeremiah è cresciuto ascoltando la musica di Bruce”. Ci sono un paio di succosi riferimenti cinefili, da La morte corre sul fiume (1955) di Charles Laughton a La rabbia giovane (1973, titolo originale Badlands, come il celebre pezzo del Boss, ndr) di Terrence Malick. Il secondo in particolare è un film fondamentale per Springsteen – Liberami dal Nulla, e Scott Cooper ci tiene a ringraziare “il signor Malick per averci permesso di usare il girato, a condizione che non mostrassimo le scene in cui compare anche lui”. Non avrebbe potuto trattarsi che di Nebraska, spiega, “non Born in the U.S.A (1984) o Born to Run (1975). Bruce non avrebbe mai detto sì a un film tratto da questi due album. Nebraska va bene perché è il suo lavoro più personale, legato al momento più doloroso della sua vita. Mi ha detto: voglio che sia quest’album. L’hanno capito all’epoca, e lo capiscono ancora oggi”.
Quale sia la radice di questo grande dolore, ce lo racconta Jeremy Allen White. “L’album tiene perché è un lavoro onesto. Il film parla del rapporto di Bruce con i genitori (nel film Gaby Hoffmann e Stephen Graham, ndr), specialmente con il padre. Era un uomo imprevedibile, e gli ha reso difficile fidarsi del mondo e delle persone”. Anche l’attore americano è genitore e sa che “arriva il momento in cui il figlio vede il genitore scendere dal piedistallo e mostrarsi per quello che è: un essere umano. A quel punto, speri che tuo figlio possa accettarti lo stesso. Ho sentito Bruce parlare di suo padre. Nelle sue parole ho trovato rabbia e delusione. Ma Bruce ha amato tantissimo suo padre, e credo che con il tempo la comprensione abbia prevalso”. I film che signficano qualcosa per lui sono quelli “che parlano di appartenenza, di scopo, di trovare una famiglia, di sangue o meno. Mi attraggono le storie di persone sole, con limiti di comunicazione, che superano tramite l’arte. Il problema, per loro, non sono le tre ore di concerto. Sono le 21 fuori dal palco”.
Springsteen – Liberami dal Nulla è la storia di padri e figli, in scena e fuori. “Devo a mio padre” svela Scott Cooper “la scoperta della musica: opera, classica, jazz, country. Quando ho ascoltato per la prima volta Nebraska ero un 18enne confuso, e credo che il disco sia arrivato al momento giusto per me. All’epoca, mi sentivo come Bruce. Poco prima di iniziare a girare, mio padre è morto. Il suo spirito ha influenzato il film, e infatti è a lui che l’ho dedicato”. Girare in New Jersey è stato importante “perché il film non è un documentario, è un’opera di finzione, ma appoggiarci a riferimenti autentici ci dà un livello di verità straordinario. Merito va al lavoro della scenografa italiana, Stefania Cella, ma devo ringraziare anche Bruce che ci ha fornito molto materiale, vestiti e attrezzature”.
Non pensano, il regista e l’attore protagonista, che l’iconica carriera di Bruce Springsteen basti a farne il simbolo indiscusso dell’identità americana. Un unico mito, per quanto grande, non può riassumere lo spirito di un paese, ma era questo il punto, con Springsteen – Liberami dal Nulla: omaggiare, smitizzando. Scott Cooper ci arriva senza giri di parole. “Il nostro obiettivo era spogliare il mito, l’icona. Il film non parla della creazione di un mito, ma di un’anima che cerca di curarsi. Si dà il caso sia quella di Bruce Springsteen”. Capitolo Oscar. L’interpretazione di Jeremy Allen White non è passata inosservata, e c’è già chi parla di nomination. Lui non ci pensa, per ora. “Non credo ci si possa concentare troppo sull’esito del proprio lavoro almeno finché non è completato. Se saremo così fortunati da attirare l’attenzione, sarà bello, ma io sono felice del viaggio fatto con Scott e Bruce”. Interviene Scott Cooper. “Jeremy ha un tratto in comune con Bruce: l’umiltà. Lasciate che sia io a dirlo: merita l’Oscar!”.