Premio Mattia Torre 2025: cronaca della prima serata
Il diario di bordo con tutti gli highlights della serata inaugurale della prima edizione in quel di Viterbo del Premio dedicato allo scrittore, sceneggiatore e regista.
Sembra ieri, eppure di anni ne sono già trascorsi sei da quel 19 luglio 2019, giorno in cui ci ha lasciati Mattia Torre, autore teatrale, sceneggiatore e regista che con il suo straripante talento ha di fatto cambiato le regole del gioco nel modo di fare e concepire la commedia. Lo ha fatto con un tocco personale e uno humour in punta di penna affilatissimo, capace di unire comicità e profondità nel raccontare la società e la vita quotidiana attraverso l’iperbole. Con una voce umana, lucida e dolorosamente vera, ha saputo regalare alle platee uno sguardo fresco e contemporaneo sulle miserie e i miracoli del vivere, creando personaggi che, pur “mostrificati” e caricaturati, riescono a suscitare empatia nel pubblico. Ecco che per promuovere questa preziosissima eredità culturale e artistica è nato il Premio “Mattia Torre”, dedicato agli autori di monologhi e racconti under 35. La prima edizione del riconoscimento, organizzato dal Tuscia Film Fest in collaborazione con la famiglia, gli amici e con il supporto del Comune di Viterbo, dell’Università degli Studi della Tuscia, della Siae e della Fondazione Roma Lazio Film Commission, è andata in scena nella suggestiva e bellissima cornice del teatro dell’Unione nelle serate del 3 e 4 ottobre 2025. Ed è di quella inaugurale che vi parliamo in questo report, nel quale alla cronistoria dell’evento si intreccia il ventaglio di emozioni cangianti vissuto sul palco dai protagonisti e dagli spettatori, noi compresi, che hanno riempito il teatro in ogni ordine di posto.
Premio Mattia Torre 2025: sette autori under 35 finalisti, i cui monologhi e atti comici sono stati presentati e letti da attrici e attori nel corso della prima serata
Ad aprire la serata non poteva non essere la moglie di Torre, Francesca Rocca, che con la voce rotta dall’emozione ha presentato il premio, per poi muoversi sul filo delle parole tra l’attualità, il valore intrinseco della scrittura e l’importanza del lavoro del marito, la cui eredità è custodita nelle menti e nei cuori di familiari, amici e colleghi, ma anche nei sogni e nelle creazioni delle nuove generazioni di artistici e scrittori, a cominciare dai sette under 35 finalisti, selezionati tra i 527 regolarmente iscritti, i cui monologhi e atti comici sono stati presentati e letti da attrici e attori nel corso della prima serata, al termine della quale il pubblico è stato chiamato a scegliere il preferito. Il tutto nel mezzo delle divertenti incursioni della conduttrice Geppi Cucciari, dei tanti ospiti che si sono avvicendati sul palco (tra cui Valerio Aprea e Valerio Mastandrea), dei saluti istituzionali (della Sindaca Chiara Frontini e dell’Assessore alla Cultura Alfonso Antoniozzi) e nel mezzo di due esibizioni canore di Margherita Vicario che ha intrattenuto il pubblico con alcuni brani in versione acustica del suo repertorio legati al rapporto di amicizia con Torre, tra cui Mandela e Magia. Leit motiv in un palcoscenico dall’allestimento essenziale, da leggere e rileggere sul fondale illuminato da luci che mutano di colore esibizione dopo esibizione, andando a comporre una bellissima tavolozza, campeggia una frase che ci ricorda quanto meravigliosa, potente e significativa fosse la scrittura di Mattia: “La gentilezza è l’ultimo atto politico che ci è rimasto”. Parole, queste, tratte dallo spettacolo scritto e diretto da Torre nel 2018, Perfetta, portato in scena con grandissimo successo dalla Cucciari.
Premio Mattia Torre 2025: Alessandro Tiberi tra gli attori che hanno letto e interpretato i monologhi finalisti
A dare il là alle letture dei componimenti finalisti ci ha pensato Alessandro Tiberi con quella di ProEnerVitFitStyleProPowerActivePro, il cui autore, il classe 1996 romano Filippo Maria Macchiusi, trasformando una palestra in una specie di prigione, gli iscritti in volontari auto-reclusi e i personal trainer in sadici carcerieri, ha dipinto in una manciata di paragrafi un ritratto di una Società schiava della pubblicità, dei contenuti digitali, delle vetrine, degli accordi musicali pop, del raggiungimento a tutti i costi dei traguardi e del desiderio spasmodico di apparire, che si insinua nelle pieghe dell’Io profondo e instilla propositi, paure e pruriti. Al leggio il testimone passa poi a Una coda viola di Ernesto Dejana, affidato a Luca Amorosino, che ci scaraventa attraverso gli occhi di chi per la prima volta oltrepassa la soglia di un Centro di Salute Mentale per vivere sulla propria pelle una serie di situazioni paradossali. È la volta nuovamente della Vicario che torna sul palco, stavolta nel ruolo di interprete, per dare voce al monologo di Camilla Boncompagni dal titolo Ciò di cui ho paura. La ventinovenne rietina, facendo suo uno degli aspetti della scrittura di Torre, ossia l’amarezza, parla di immobilismo politico mescolando senza soluzione di continuità ricordi personali con fatti e figure appartenenti alla Storia con la S maiuscola.
Tra i finalisti del Premio Mattia Torre 2025 satire sul mestiere dei teatranti, atti comici sull’autodeterminazione e i capitoli di un divertente romanzo di formazione
Il giro di boa di metà serata ci regala i restanti quattro componimenti in gara, alcuni dei quali lasceranno il segno nel palmares della kermesse viterbese. Si parte con il piede sull’acceleratore con lo spassoso Il grande spettacolo del più giovane tra i finalisti, il quattordicenne capitolino Francesco Garofalo. A prenderlo in consegna e a renderlo ancora più coinvolgente è stata la lettura di Carlo De Ruggieri, che con una performance efficacissimo ci ha catapultati nel mondo di un adolescente per rivivere alcuni buffi capitoli di un trascinante romanzo di formazione. Trascinanti e spassose sono anche le successive interpretazioni di Cristina Pellegrino e Massimo De Lorenzo, rispettivamente delle opere di Chiara Miolano e Francesco Miluzzi. Se in L’invasione degli attori l’autrice piemontese si assiste a una satira sul teatro, gli spettatori habitué e i mestieranti, in La mazza invece l’oggetto in questione si tramuta per il protagonista in un indispensabile “strumento” di rivendicazione, convincimento e autodeterminazione. A chiudere il sipario ci pensa il settimo e ultimo monologo in gara, quel Barrette del giovane scrittore, comico e memer Giulio Armeni che, attraverso l’interpretazione di Giorgio Tirabassi, farà di un supermercato e delle file alle casse parti di un girone infernale in grado di inghiottire il protagonista, l’ostile clientela e delle innocue barrette energetiche. Non resta che rimanere sintonizzati per scoprire chi saranno i vincitori proclamati nel secondo e conclusivo atto della prima edizione del Premio.