Il Castello Indistruttibile raccontato dai registi, tra magia, segreti e “cinema partecipativo”
L'intervista Danny Biancardi, Virginia Nardelli e Stefano La Rosa, registi de Il Castello Indistruttibile, presentato al Sole Luna Doc Film Festival 2025.
Danny Biancardi, Virginia Nardelli e Stefano La Rosa firmano, con Il castello indistruttibile, un’opera intrisa di sogni e rinascita, in cui la realtà del quartiere popolare di Palermo, Danisinni, fa da sfondo a una narrazione fiabesca. Loro tre, messi insieme per caso dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo e da Stefano Savona, si sono trovati inaspettatamente a sintonizzarsi sulle frequenze “dell’ascolto, dell’improvvisazione, dell’attenzione alla relazione” e così hanno iniziato a conoscersi e a lavorare insieme. Il loro cinema? Nessun modello preciso, “nasce dal fare e dallo scoprire insieme, più che da un’impostazione scritta. Difficilmente scriviamo prima: andiamo nei luoghi, osserviamo, giochiamo con le persone e poi costruiamo”.
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Danny Biancardi, Virginia Nardelli e Stefano La Rosa parlano de Il Castello Indistruttibile e dei bambini di Danisinni

E su questa scia di fatto hanno creato un film che resta dentro, elogiato e premiato anche all’interno del 20° Sole Luna Doc Film Festival, dove è stato presentato fuori concorso.
Noi di Cinematographe.it abbiamo incontrato i registi, che si sono occupati anche della sceneggiatura e della fotografia, poco dopo il bagno di applausi successivo alla visione de Il castello indistruttibile che, ci racconta Virginia Nardelli, ha iniziato a prendere forma quando lei e Danny Biancardi si sono trasferiti a Palermo, nel 2016. “Poco dopo ci siamo ritrovati a vivere nel quartiere di Danisinni. Abbiamo trascorso lì quasi due anni e lo attraversavamo ogni giorno anche per andare al Centro Sperimentale di Cinematografia. Poi abbiamo conosciuto Stefano [La Rosa], che già aveva fatto laboratori di arte partecipativa nel quartiere“.
Aggiunge Danny: “Tutti e tre sentivamo la necessità di raccontare quel luogo, perché ci sembrava speciale, anche se all’inizio non sapevamo bene come. Abbiamo valutato varie possibilità: c’era un ragazzo adolescente che conosciamo molto bene, lo stesso Fra Mauro che è presente nel film, ma poi sono stati i bambini a colpirci di più. Ce n’erano tanti che giocavano in strada e attraverso i loro giochi riproducevano dinamiche del mondo adulto a noi inaccessibili. Così abbiamo capito che il loro immaginario poteva essere la chiave per il film”.
“Si, col gioco potevamo essere partecipi di alcuni stralci dei loro mondi”, conferma Virginia, “quindi abbiamo trovato nell’asilo il luogo ideale”.
Parlando di come si è formato il gruppo dei bambini, Stefano La Rosa ci spiega che è avvenuto “in modo molto naturale. Si sono avvicinati quelli più curiosi e desiderosi di condividere. Rosy era la più pragmatica e combattiva, Mary già proiettata verso l’adolescenza, parlava di amore e matrimonio. Angelo invece aveva una sensibilità particolare: mentre i suoi amici volevano cavalcare cavalli, lui sognava di fare lo scienziato o lo storico. Insomma, ognuno portava un immaginario diverso. Infatti sono stati loro per certi versi a suggerirci di portare questa immaginazione nel film”.
In Il castello indistruttibile i bambini protagonisti ci lasciano affacciare verso un mondo che alle volte sembra un po’ troppo grande per loro, parlando di realtà delicate: genitori in carcere, madri costrette in casa. Quanto c’è di reale in ciò che raccontano e quanto invece è frutto della loro rielaborazione?
“Tutto quello che si vede nel film viene da loro, è reale”, spiega Virginia. “Ovviamente noi intercettavamo elementi che emergevano nei giochi e li rielaboravamo insieme per dargli una forma narrativa, ma i contenuti arrivavano da loro”.
Specificano poi Danny e Stefano: “Non c’è stata nessuna ricerca morbosa: il percorso è stato lungo, fatto di gioco, conoscenza e fiducia. Solo con il tempo hanno iniziato a condividere pezzi del loro vissuto”.
Il castello indistruttibile e quel confine col laboratorio didattico: “veniamo dal cinema partecipativo“

I registi ci svelano che questa apertura è avvenuta soprattutto nella scena in cui giocano a obbligo o verità, da lì i bambini hanno iniziato a narrare e loro a discerne i fili che avrebbero condotto alla costruzione della sceneggiatura di un film che, per certi versi, assomiglia un po’ a un laboratorio didattico. Quando gli chiediamo se hanno una formazione di questo tipo a Stefano La Rosa gli si illumina lo sguardo, come se qualcuno avesse finalmente letto un sottotesto nascosto. E infatti gli autori de Il castello indistruttibile provengono dal “cinema partecipativo. In particolare Danny e Virginia hanno fondato l’associazione La Bandita, con cui realizzano laboratori”, ci racconta Stefano. “L’idea originaria era di fare un progetto laboratoriale da cui far nascere il film, poi alcune circostanze, tra cui il Covid, hanno cambiato i piani, ma l’approccio è rimasto lo stesso: scoprire le cose facendole, senza scriverle a priori. Quindi tutto è nato in maniera graduale e organica e anche noi ci siamo messi molto in gioco, siamo tornati un po’ bambini ed è stato bellissimo”.
C’è un dettaglio positivo, a proposito dei giochi: nel film i bambini non usano molto i cellulari, giocano “all’antica”. È stata una vostra scelta?
“No, è venuto naturale. Nonostante abbiano accesso ai telefoni, con noi non li usavano. Forse perché nel gioco collettivo trovavano uno spazio più libero“.
“Il personaggio del lupo“, dice Danny, “nasce proprio da un’idea di Angelo. Un giorno entrando nell’asilo ci disse che voleva creare questo personaggio. All’inizio era solo un gioco, ma è diventato anche un modo per parlare di sé attraverso un filtro protettivo. Questo ci ha mostrato quanto il gioco potesse aprire spazi di espressione profondi”.
Riallacciandosi al discorso didattico, il regista sottolinea altresì l’importanza di concedere una spazio di espressione in cui ognuno si sente libero di essere chi è, di esprimersi attraverso i proprio mezzi, come Rosy, per esempio, la quale “non poteva che esprimersi al meglio facendo”.
Ma lavorare con degli adulti lontani dal loro ambiente scolastico e familiare ha concesso a bambini, secondo Virginia Nardella, il privilegio di “staccarsi di dosso delle etichette. Potevano essere qualcosa di diverso”.
Precisa Danny: “Per questo quando facciamo i laboratori tendiamo a escludere i professori, perché almeno possiamo scoprire davvero chi sono”.
Danny Biancardi, Virginia Nardelli e Stefano La Rosa parlano dei loro “castelli indistruttibili”, tra stanze inesistenti e case sull’albero

Da bambini avevate anche voi spazi immaginari o dei luoghi speciali come quelli dei protagonisti?
“Io avevo una casetta sull’albero costruita con mio cugino, completa di tendine e luci. Avevamo anche una telecamerina… È durata pochissimo perché poi hanno tagliato l’albero: un trauma!”, racconta Stefano La Rosa.
“Io avevo un posto nei sogni”, dice Virginia Nardella con gli occhi pieni di nuvole, “si trovava nella soffitta di mia nonna, c’era una porticina che portava dentro una galleria di moquette blu con le stelle, c’era questa stanza piena di cose. La volevo sognare spesso e ricordo che andavo a controllare quando andavo a trovare mia nonna, ma purtroppo nella realtà non c’era mai”.
Danny Biancardi racconta: “Io invece sono cresciuto in campagna e avevo una capanna tra gli ulivi. Lì, con gli amici, ci dicevamo cose proibite, scoprivamo altre verità, lontani dagli adulti. Era interessante perché erano le prime volte in cui capivo che c’erano altre cose rispetto a quelle che ci venivano raccontate e le scoprivo grazie al confronto con gli altri, in situazioni piccole”.
Infine, parlando del percorso distributivo del film, che è già stato presentato al Biografilm e al già citato Sole Luna Doc, i registi ci hanno detto che Il Castello Indistruttibile sarà presentato in diversi festival internazionali, come Rotterdam, Bruxelles e poi in Corsica e in Australia. In Italia avrà una distribuzione nazionale a partire da novembre, con un tour in diverse città. “Per seguire gli aggiornamenti consigliamo di guardare i canali di Zalab, il nostro distributore italiano. A livello internazionale invece è seguito da Fandango”.