Barbara Bouchet: la “brutta” Hollywood, Tarantino e i ruoli “da anziana” (finalmente!)
Barbara Bouchet si racconta in una lunga intervista, tra carriera e vita privata.
Barbara Bouchet si siede di fronte a noi con tutta l’eleganza, l’ironia e la gentilezza che la contraddistinguono. Il successo ha attraversato la sua lunga carriera senza mai deformarne l’umanità.
Le commedie sexy degli anni ’70, la pausa dal mondo del cinema a proposito della quale dice: “È stata una scelta di vita. Dopo anni intensi, avevo bisogno di fermarmi, di trovare un nuovo equilibrio. L’aerobica mi ha dato quello che cercavo: salute, disciplina, contatto con la gente. Poi, quando sono tornata al cinema, ero diversa, pronta per altri ruoli.“
E poi il ritorno in grande stile con Martin Scorsese, la televisione, i ruoli “da anziana” che oggi le danno più soddisfazione di quelli in cui appariva giovane e bella. Quella bellezza per cui era amata da tutti gli uomini e che “Sicuramente è stata un vantaggio“, ammette, “Certo, non una condanna. Ho deciso io di andarmene quando non volevo più fare ruoli basati solo sul sesso. Ora scelgo ruoli interessanti, non più legati all’aspetto fisico”.
Arrivata a Siracusa per l’Ortigia Film Festival 2025, l’attrice (82 anni portati con grazia) ha ricevuto il Premio all’eccellenza cinematografica.
“Qualcuno dice che ricevere un premio alla carriera significa che hai finito, che non c’è più niente da fare. Io non sono d’accordo: per me un premio significa che il mio lavoro è apprezzato, non che sia concluso. Ho ancora voglia di lavorare. Dopo aver lasciato il cinema a 39 anni, ci sono voluti vent’anni per rientrare in una nuova fase della mia carriera. Ho dovuto convincere registi e produttori che la vecchia Bouchet non c’era più: al suo posto c’era una donna matura, pronta a ruoli diversi. Un esempio è stato Metti la nonna in freezer: lì ho dovuto imbruttirmi e invecchiarmi, e da quel film sono arrivati ruoli per donne della mia età, come in Fragili, dove interpreto una signora con l’Alzheimer, o in un film recente, Finale allegro di Emanuela Piovano, dove interpreto una donna anziana, lesbica e insegnante di musica. Si affrontano temi come omosessualità ed eutanasia: sarà un dramma con momenti di commedia”.

A proposito di eutanasia, qual è il suo pensiero?
“Sono assolutamente d’accordo. Non vedo perché qualcuno debba essere costretto a vivere nel dolore o con il fisico distrutto. La decisione deve essere mia, non di altri. Quando arriverà il momento, me ne andrò senza rimpianti”.
Torniamo alle commedie sexy all’italiana, che l’hanno resa celebre e che raccontavano un’Italia in piena trasformazione. Che rapporto ha avuto con il suo corpo e con la rappresentazione della nudità femminile?
“All’epoca lavoravo molto, e il fatto che il mio corpo venisse usato nei film non mi ha mai creato problemi. Pensavo che le donne mi giudicassero per i nudi, invece molte mi ammiravano. Solo più tardi, con la televisione e le interviste, la gente ha capito chi sono veramente, oltre i ruoli”.
Barbara Bouchet da Hollywood a Cinecittà (per colpa di un “bullo”)
Nata a Reichenberg il 15 agosto 1943, la Bouchet ha avviato la sua carriera negli Stati Uniti dove, racconta: “avevo avuto una brutta esperienza con un uomo ricco che voleva che fossi la sua fidanzata. Mi regalava gioielli, rubini… ma a me non interessavano. Al mio rifiuto, mi minacciò: disse che avrebbe rovinato la mia carriera. Non immaginavo chi fosse, poi una mia amica mi disse che era l’avvocato della Paramount. Mi spaventai e partii per New York. Attraverso un’agenzia di modelle fui contattata da due italiani che mi proposero un film in Italia. Non capivo molto, ma l’idea di venire qui mi piaceva. […]
Il primo impatto con i set italiani fu traumatico: in America regnava il silenzio assoluto, qui invece c’erano rumori, martelli, aerei che passavano… Mi distraeva tutto. E poi il produttore, che scoprii anni dopo non essere un vero produttore, ma un trafficante di armi! Insomma, il mio arrivo fu davvero particolare. Ma piano piano iniziai a lavorare tanto, a fare anche undici film in un anno. E da lì non mi sono più fermata”.
Barbara Bouchet e il disguido con Quentin Tarantino: non un signore, ma gli devo dire grazie!
La commedia, tuttavia, in quel tempo aveva scarsa considerazione, racconta Barbara Bouchet, ed erano poche le attrici considerate di rilievo nonostante facessero questo genere (Monica Vitti, Mariangela Melato), eppure riuscì ad arrivare alla Mostra del Cinema di Venezia grazie a Quentin Tarantino, che pretese la sua presenza: “Ricordo quando mi ha chiamato il direttore per invitarmi, specificando che Tarantino sarebbe venuto solo se poteva conoscermi. Come ridevo! È stata una grandissima rivincita. Devo dargli il merito di aver riportato in auge i film di serie b e di averli fatti conoscere a tutti i suoi fan, che spesso sono giovani. Lo posso ringraziare solo per questo, per il resto non lo definirei un signore, ha un carattere un po’ spigoloso, ma ha portato i miei film a un pubblico nuovo”.
Il ritorno dopo vent’anni e il ricordo di Martin Scorsese

E il ritorno vent’anni dopo, com’è stato?
“Il primo approccio non è stato più con il cinema, ma con la televisione. Ho dovuto faticare per farmi accettare. All’inizio mi davano piccole parti, pagavano poco, e condividevo la roulotte con altri. Io che venivo dal cinema, con la mia roulotte personale… ma capivo che erano tempi diversi, con budget bassi e nuove produzioni. A un certo punto mi sono arrabbiata e ho detto: ‘No, io non condivido la mia roulotte con nessuno’. Ho ricominciato la gavetta, piano piano sono risalita e alla fine è stato soddisfacente. Adesso sono felice di interpretare ruoli più complicati: non più la bella ragazza facile, ma personaggi valutati per ciò che fanno, non per come appaiono. Quello che avrei voluto anche negli anni passati, finalmente è arrivato”.
Parlando del sistema di Hollywood racconta: “All’inizio è dura. Nei provini ci sono centinaia di ragazze, ci sono anche quelle che ti assomigliano, devi riuscire a emergere. Ma io sono sempre stata brava a proteggermi. Con Scorsese, ad esempio, ho fatto un provino per un piccolo ruolo in Gangs of New York, dopo vent’anni lontana dal cinema. Ho accettato subito, senza preoccuparmi delle dimensioni del ruolo, lavorare con lui è stata un’esperienza bellissima”.
E a proposito del rapporto con Martin Scorsese, l’attrice ricorda anche quella volta che lo invitò a casa sua per Natale, rassicurandolo del fatto che non ci sarebbe stato nessuno a parte lei, il marito e i figli. Il regista accettò, dicendo che non avrebbero fatto tardi perché la moglie stava poco bene: “sono andati via alle 4 del mattino. Siamo stati benissimo!”.
Barbara Bouchet apre una piccola parentesi sulla sua vita privata: il figlio Alessandro Borghese e quella parentesi romantica con Steve McQueen
Durante il nostro incontro non manca chi fa domande sul figlio, lo chef Alessandro Borghese. L’attrice inizialmente tenta di sviare, ma poi non può fare a meno di ricordare quella volta che scoprì la passione del figlio per la cucina, la preoccupazione per il suo futuro, poi la volontà di partire su una nave da crociera che, ironia del destino, era la famosa Achille Lauro: “Mio marito mi svegliò in piena notte, mi disse ‘la nave affonda’. Dissero che tutti gli italiani erano in salvo, ma io dissi: ‘lui non è italiano, è americano!’. Ho chiamato l’ambasciata della Somalia, sono stata in ansia per tre giorni, giravo avanti e indietro nel giardino, fino a quando non è arrivata la chiamata: ‘ma’, sto bene!'”, dice imitando la voce del figlio e sprofandondo sul divano, come se stesse realmente ricordando quel tragico momento.
Il tempo stringe, ma Barbara Bouchet non sembra preoccuoarsene, così qualcuno azzarda altre domande: “Volete ancora chiedermi dei miei ex fidanzati?”, e con questa esternazione finisce per parlare di Steve McQueen: “Con Steve non è andata bene perché aveva un’idea di donna che non mi rappresentava: voleva la moglie che cucina la mattina e io non ero quel tipo. Però era un uomo affascinante e ci sono stati anche momenti divertenti.
Una volta mi portò nel deserto con il dune buggy, sotto le stelle, con i grilli che cantavano: molto romantico. Peccato che il dune buggy si impantanò. Non riuscivamo a spostarlo e dovemmo camminare a lungo fino a quando un camioncino di frutta ci caricò e ci riportò a casa”.