Ambra Angiolini: Afrodite e le scene subacquee in cui ha “imparato di nuovo a respirare”
Tra immersioni, emozioni e riscatto. Nella nostra intervista Ambra Angiolini racconta Afrodite e l’esperienza di girare sott’acqua senza controfigure.
Tra gli ospiti dell’Ortigia Film Festival 2025 c’è anche Ambra Angiolini col suo Afrodite, il film di Stefano Lorenzi in cui interpreta una sommozzatrice costretta a lavorare per la malavita. Un’angoscia che la consuma dentro, mentre sullo sfondo si alterna la bellezza di luoghi come Trapani. Un posto incantevole, che però per la protagonista diviene una prigione, cos’è invece il mare per Ambra?
“A dir la verità io sono appassionata del mare fuori stagione“ – ci dice – “perché non mi piacciono i costumi, non mi piacciono le robe che piacciono a tutti. Questo mare l’ho vissuto invece come una prigione, come si dice nel film, come una grande liberazione dalla vita, dal caos. Mi ha insegnato di nuovo a respirare. Non ascoltavo il mio respiro da tanto tempo, probabilmente”.
Nel film ci sono ben oltre 35 minuti di sequenze subacquee e le attrici protagoniste, Ambra Angiolini e Giulia Michelini, le hanno girate senza l’uso di controfigure. Parlando dei dettagli tecnici, Ambra Angiolini ha detto di aver affrontato il set con un po’ di timore, almeno all’inizio, “perché sono abituata a scalare le montagne, ma non ad andare 17-18 metri sott’acqua – per invogliarmi ho detto: è come se dovessi scalare la montagna al contrario, scendendo in basso. Io sono solita creare delle immagini, perché la mente mi aiuta a superare gli ostacoli. Con quest’immagine fortissima, ho scalato la montagna al contrario, sono scesa sott’acqua e mi sono sentita respirare, un privilegio che abbiamo poco nella vita di tutti i giorni. È stato bellissimo stare col mio respiro. Volevo scendere tutti i giorni, ero vogliosa di andare giù per ascoltare una cosa che non ascolto mai e quel suono mi è rimasto. Ho cominciato a meditare, a ritrovare quell’atmosfera che c’era solo sott’acqua anche nel quotidiano”.
Ambra Angiolini e la sfida delle riprese subacquee in Afrodite

Quanto sono state difficili le scene subacquee?
“Momenti tragicomici più che difficili. Stefano Lorenzi (che adesso dice ‘no, non è vero, non lo raccontare’. In realtà), è stato forse quello più hardcore sott’acqua, però a un certo punto dicevamo: ‘Ma perché scendi? Resta su.’ No, scendeva pure lui. È un’esperienza pazzesca: poter girare sott’acqua, avere a che fare con una troupe che come te scende, si diventa molto più intimi perché ci si affida la vita l’uno all’altro“.
E parlando sempre delle riprese ha spiegato: “I momenti critici, una volta che decidi di scendere, non ci sono più: la testa trova il suo modo, il respiro prende il sopravvento e ognuno entra in una forma ossessiva di bellezza molto personale. Per esempio, a me dopo un po’ i pesci stancano: sono meravigliosi, ma appena vedo un relitto, una forma di mistero da scoprire, non salgo più. Il Pavlos e altre strutture che abbiamo visitato mi hanno commosso. Poi c’è la manovra per togliere l’acqua dalla maschera, che nessuno dovrebbe fare alle prime discese. Io lo facevo perché piangevo, perché mi commuovevo, quindi ero sempre in manovra. Bellissimo: se ci penso ancora adesso, il cuore mi diventa color acqua, è una sensazione che mi ha lasciato tanto emotivamente“.
L’attrice ha ammesso che le prime lezioni sono state le più complesse e di averle fatte con uno dei migliori, ovvero Stefano Baresi, “quello che poi ha avuto il record mondiale di dieci giorni sott’acqua. Non era uno qualunque, sapeva cosa stava facendo. Poi, visto che eravamo brave e avevamo superato il primo impatto, avevamo grande familiarità con l’attrezzatura, il jacket, tutte le forme di sicurezza. Io, da ballerina, facevo grandi coreografie con le mani, che sott’acqua non sempre sono corrette e possono significare, tipo, ‘voglio andare su’, quindi ho dovuto tenere a freno i miei anni di danza e fare solo poche cose mirate per non mettere in allarme la troupe”.
Le riprese di Afrodite si sono svolte in “mare aperto, a Trapani. Sveglia la mattina presto, colazione leggera e si va giù. Le cose più difficili le abbiamo fatte in mare; in piscina abbiamo solo tentato di riprodurre l’incidente che ha il mio personaggio in auto. Infatti, dei materiali hanno tirato fuori un colore che non rendeva più nitida l’acqua. Per assurdo, abbiamo rischiato più in piscina che in mare aperto.
Quando vedevamo le immagini sott’acqua, io e Giulia eravamo incredule: recitare senza parole, avere a che fare con il corpo intero che cerca di comunicare, è bello, nuovo. All’inizio ero sicura che ci sarebbero state delle controfigure, invece no. Per sicurezza, la zona sicura c’era sempre; noi siamo andati tranquilli, anche durante il bacio, con la dose giusta di adrenalina che poi traspare nel film”.
“Salvando l’altro, i personaggi si salvano a vicenda, un concetto che mi piace molto”

Parlando dell’amore che lega i personaggi nel film e della complicità che si crea tra le due donne l’attrice riflette sul presente, sul quanto oggi “sia importante salvare qualcun altro per salvare anche noi stessi: un atto di altruismo totale che crea un senso di civiltà e protezione. Salvando l’altro, i personaggi si salvano a vicenda, un concetto che mi piace molto”.
Parlando dei suoi ruoli, Ambra Angiolini dice di provare maggiore trasporto per i personaggi complessi, quelli da esplorare, in cerca di riscatto. E a proposito di ciò dice: “Il riscatto avviene quando ti senti frustrata da qualcosa che per troppi anni non va come vuoi. Io penso solo a fare bene il mio lavoro, senza interessarmi a quanto sia forte all’esterno. Il riscatto è ritrovare la propria autonomia, lottare senza vittimismo”.
E continuando a parlare dei suoi ruoli dice: “Quando interpreto ruoli omosessuali, la responsabilità è non pensare al ruolo come omosessuale, ma innamorarmi della persona che interpreto. La mia responsabilità civica come cittadina è difendere i diritti senza fare la vip: essere umana e attiva nella società. Ho le mie associazioni, come Animenta, che ho creato perché ho sofferto di disturbi alimentari”.
Ambra Angiolini, senza affrontare apertamente la questione palestinese, ha detto di sostenere cause che ritiene giuste per dovere civico, per dire la sua come Ambra, al di là del ruolo che ricopre pubblicamente.
Ambra Angiolini e quella volta che Marco Bellocchio criticò la sua voce
Continuando a chiacchierare, non ha lesinato dettagli sul suo passato artistico, dichiarando amore illimitato nei confronti del teatro, che dice di mettere al primo posto sempre, poiché per lei rappresenta “un’urgenza personale, letteraria e filosofica. E poi… lavoro con persone over 80, lucide e sveglie; questo fa bene a me e alla mia arte. Ho iniziato da giovanissima nel teatro di Segesta, un posto meraviglioso, senza luci, con gente bellissima, lì la mia autostima cresceva. Il teatro mi ha sempre fatto bene, anche quando il pubblico era poco educato a quell’arte”.
E poi, ridendo, ci ha raccontato anche di quella volta in cui fece il provino per Vincere, ma Marco Bellocchio la scartò a causa della sua voce. Il regista le fece una critica che in quel momento la mortificò, ma, ammette “aveva ragione […] avevo fatto dizione, avevo studiato, eppure non mi ero mai resa conto della mia voce. Chiamai il padre dei miei figli per dirgli che era andata malissimo, poi mi misi sotto a studiare”.