The Testament of Ann Lee: recensione del biopic musicale con Amanda Seyfriend, da Venezia 82
The Testament of Ann Lee, la recensione del biopic in salsa musical su una delle poche leader religiose del XVIII secolo.
The Testament of Ann Lee racconta, in maniera speculativa, la vita di una delle poche leader religiose del XVIII secolo. Si tratta di una rivisitazione che la regista Mona Fastvold ha voluto mettere in scena sottoforma di favola epica, creando una sorta di musical drammatico. Amanda Seyfried dà voce e corpo ad Ann Lee, una giovane donna nata a Manchester il 29 febbraio 1736. Devota a Dio e ai suoi precetti fin da bambina, conduceva una vita dedicata alla preghiera. Le visioni celestiali che affermava di avere le consentirono di diventare una guida spirituale per la sua comunità, quella degli Shakers, chiamata così per il loro modo di scuotere i corpi durante le preghiere. Attraverso gli occhi della regista, Ann Lee appare come una donna forte e sicura di sé, eppure così controversa, convinta realmente di ciò che predicava, e per quello perseguitata.
The Testament of Ann Lee: un biopic sui generis con una Amanda Seyfried in stato “febbrile”

Mona Fastvold dimostra di aver fatto accurate ricerche sulla vita di Ann Lee, figura oggi quasi sconosciuta. La predicatrice, una delle poche donne religiose dell’epoca in grado di diventare leader di una chiesa, influenzò radicalmente la fede e le concezioni del suo periodo storico. The Testament of Ann Lee cerca di tratteggiare la sua personalità in maniera equilibrata, ponendo enfasi su quello che era il suo stile di vita. La donna, pur sposata, si abbandonò completamente al culto di Dio e dei suoi precetti, arrivando a concepire l’idea che si potesse raggiungere il Paradiso solo rinunciando ai piaceri terreni della carne. Ben presto convinse l’intera comunità di essere stata prescelta ad essere la moglie di Gesù Cristo. Non è dato sapere se sia mai stata in grado di avere visioni celestiali come lei affermava, quindi la regista sceglie la via più semplice: quella di mostrarcele attraverso immagini sacre, lasciando allo spettatore il compito di giudicare la sua condotta.
Il film esplora anche la setta degli Shakers, conosciuti anche con il nome di Società Unita dei Credenti nella Seconda Apparizione del Cristo e attivi ancora oggi. La regista si sofferma sulla fede incontrollabile di questo culto, mostrandone però solo uno dei lati della pericolosità del fondamentalismo religioso. Amanda Seyfried interpreta la predicatrice religiosa in uno stato “febbrile”, lasciandosi coinvolgere dal ritmo delle danze (la musica è stata curata da Daniel Blumberg) e abbandonandosi ad esse. Un ruolo difficile ed estenuante fino all’ultima scena. Thomasin McKenzie è Mary, una giovane seguace di Ann Lee che funge anche da narratrice onniscente della storia. Nel cast spicca anche Lewis Pullman, lanciato da Thunderbolts, qui nel ruolo del fratello di Ann, nonché suo più fidato alleato.
The Testament of Ann Lee: valutazione e conclusione

Mona Fastvold non presenta Ann Lee come una nemica del popolo, ma neanche come una mera salvatrice; l’intento di The Testament of Ann Lee sembra essere quello puramente biografico, aggiungendo il genere del musical per dare enfasi al proprio stile di preghiera basato sul canto e sul ballo con il movimento sussultorio del corpo. Ann trasformò il suo dolore e la sua tribolazione nel Vangelo che la comunità segui, creando poi dei rituali sempre più rumorosi e appassionati. Mentre la pellicola sembra trovare punti di forza proprio nelle performance canore molto originali, allo stesso tempo risente di cali di attenzione e di momenti di assoluto delirio, che non riescono del tutto a spiegare la complessità della figura di Ann. Martire, probabilmente una fervorante religiosa, chi era davvero questa predicatrice? La regista tenta di spiegarcelo, ma di rado ci sono momenti in cui emerge la sua vera personalità.