Una Scomoda Circostanza – Caught Stealing: recensione del film di Darren Aronofsky
Alla testa di un super cast guidato da Austin Butler e Zoë Kravitz, Darren Aronofsky (The Whale) torna nei cinema italiani dal 27 agosto 2025 con Una Scomoda Circostanza - Caught Stealing, crime thriller ambientato a New York negli anni '90.
Darren Aronofsky, e forse non è il nome che uno si aspetta dietro Una Scomoda Circostanza – Caught Stealing, nelle sale italiane il 27 agosto 2025 per Eagle Pictures; un incipit così, lo troverete in parecchie recensioni. Il film è un crime thriller di ambientazione metropolitana, ambientato negli anni ’90, che mischia violenza, adrenalina e una sorta di sottile, bizzarro umorismo. C’entra poco, in apparenza, con il cinema di Darren Aronofsky. Ma è davvero così? Se non altro, la carriera del regista americano, dal trionfale dramma psicologico con sfumature horror (Requiem for a Dream) all’inappagata ambizione autoriale (The Fountain – L’albero della vita), dalla clamorosa resurrezione nel dramma sportivo (The Wrestler) al blockbuster religioso (Noah) all’esperimento di genere dagli esiti – ehm – visionari (Madre!), è un manuale di eclettismo applicato alla regia. Il cinema di Darren Aronofsky è in parti uguali propensione alla spettacolarità e istinto d’autore. Una Scomoda – Circostanza, il cast è pazzesco e comprende Austin Butler, Zoë Kravitz, Matt Smith, Liv Schreiber, Vincent D’Onofrio, Bad Bunny, Regina King, Carol Kane e Griffin Dunne, appartiene al suo regista e non solo per la voglia che ha di starsene nel mezzo tra vocazione popolare e spessore. Anche perché, come per buona parte del cinema di Aronofsky, è una storia di redenzione. Alle giuste condizioni.
Una Scomoda Circostanza – Caught Stealing: un gatto da ospitare in casa, e tutto va a rotoli

L’ultima volta che Darren Aronofsky e il pubblico si sono incrociati, è andata piuttosto bene. Il film si chiamava The Whale (2022), era un adattamento teatrale e, considerata l’inevitabile carica melodrammatica e un po’ ruffiana della storia, riusciva bene a tenerne a bada gli eccessi di sentimentalismo, confezionando un’emozione sincera condita da paio di interpretazioni pregevoli (Oscar al redivivo Brendan Fraser). Del film precedente, Una Scomoda Circostanza – Caught Stealing porta avanti il discorso su redenzione e senso di colpa, spostandosi nel perimetro di un cinema di genere aperto a contaminazioni umoristiche, surreali e introspettive. Siamo a New York nel 1998, e la storia è quella di Henry detto Hank (Austin Butler). Era un potenziale campione di baseball, adesso fa il tifo a distanza per la sua squadra, lavora in un bar e sembra felice con la fidanzata Yvonne (Zoë Kravitz). Sembra, appunto.
La vita di Hank è cambiata all’improvviso quando era giovane, non per il meglio, e a testimoniarlo ci sono un paio di cicatrici. Le tracce sul corpo alludono a ferite dell’anima ben più profonde e difficili da sanare. Hank sfoga il suo disagio bevendo come se non ci fosse un domani. Si sente in colpa per come sono andate le cose e forse è per questo che all’inizio accetta, con sgomento e tenace rassegnazione, tutte le brutte, brutte cose che gli succedono. Non le merita veramente, ma è convinto del contrario. Succede tutto perché accetta di fare un favore al suo vicino. Il vicino si chiama Russ (Matt Smith). È punk e molto su di giri. Chiede a Hank di badare al suo gatto per qualche giorno, mentre è via. Hank pensa sia un lavoretto da niente, e invece da quel momento in poi va tutto a rotoli, perché si trova suo malgrado coinvolto in una guerra tra bande criminali.
Il film gioca in maniera ambigua con lo spettro morale; assurdo parlare di buoni e cattivi, è tutta questione di sfumature. C’è una coppia di tosti gangster ebrei chassidici, Liev Schreiber e Vincent D’Onofrio, con annessa mammina (Carol Kane), un killer portoricano (Bad Bunny, in realtà Benito Martínez Ocasio), il volto amico della polizia (Regina King), il titolare del bar (Griffin Dunne). È una galassia di incomprensibilità esistenziale e Hank sta nel mezzo, provando a capire il da farsi. Passa la prima parte della storia a incassare i colpi, per cambiare decisamente registro nella seconda. È proprio questo scarto a portare Una Scomoda Circostanza – Caught Stealing alla meta. Il film capisce cosa voglia dire, davvero, la parola redenzione, e si adegua.
Raccontare una storia di redenzione, nel modo giusto

La generalizzazione: il film parte bene, poi migliora. Ora, la spiegazione approfondita. Una Scomoda Circostanza – Caught Stealing è l’adattamento per il cinema del romanzo A tuo rischio e pericolo di Charlie Huston, che firma anche anche lo script. Non cade nella trappola congenita a tanto cinema americano contemporaneo, il crollo nel terzo atto, rilanciando nel brillante finale idee e temi solo accennati nella prima parte. Il film riprende diversi motivi centrali nel cinema di Darren Aronofsky: la redenzione, il dolore, la dipendenza nella sua declinazione più tossica e ossessiva. Se Hank è addicted, come direbbero gli americani, è al dolore, al senso di colpa, più che all’alcol, che è solo un mezzo per un fine. Hank soffre perché cerca una redenzione impossibile nei modi e nello spirito. Appena capisce qual è il giusto modo di procedere, reagisce alla passività esistenziale che lo attanaglia e decolla.
E il film con lui. Una Scomoda Circostanza – Caught Stealing è parte thriller, parte gangster movie, parte commedia, parte noir urbano surreale e facile all’introspezione. Il feroce equilibrio tra le parti è la chiave. Il film dà l’impressione di essere più meccanico e trattenuto del necessario perché ha molto da bilanciare; avrebbe potuto essere più audace, più sboccato, più autoriale, ma anche meno lucido e rispettoso dei bisogni del pubblico, e a conti fatti va bene così. La sua forza è come sceglie di raccontare la redenzione del protagonista: molto semplicemente, non la racconta. Non c’è redenzione, almeno non nell’interpretazione standard del concetto. Bisogna fare il meglio con le carte che abbiamo, è questa la morale della favola.
Darren Aronofsky si muove sempre in bilico tra arte e spettacolo, e anche quando le ambizioni sfrenate non pagano – è un regista che divide come pochi, nel panorama cinefilo americano – c’è l’integrità delle intenzioni a riscattarlo. In più, da Natalie Portman a Brendan Fraser, passando per Mickey Rourke, sa cosa fare dei suoi protagonisti. Di Austin Butler valorizza la timidezza, la riluttanza a svelare l’interiorità agitata, la fisicità, e un’aria di malinconica rassegnazione. Il film non concede scappatoie a Hank. È un bravo ragazzo che ha commesso degli errori, e questi errori hanno conseguenze su chi gli sta accanto; in fondo, il film è esattamente questo, la storia di un tipo che fa un errore dopo l’altro finché non si accetta per quello che è, usando le armi a sua disposizione per crescere. Il film potrebbe riservargli tante possibilità di redenzione, soluzioni per niente credibili o troppo inquinate di moralismo. Invece, lo costringe a fare del trauma la sua forza, ambigua, spiazzante e perversamente ironica. La vera redenzione, è una non redenzione. Il thriller, non è solo un thriller. Una bella coerenza.
Una Scomoda Circostanza – Caught Stealing: valutazione e conclusione
Del cast dei comprimari, che sono tanti e non è facile menzionarli tutti, oltre al carisma sensuale e ironico di Zoë Kravitz, va ricordato il trio D’Onofrio-Schreiber-Kane (a lei la battuta migliore del film). Nell’inquietudine, nel profilo gangster e nell’umorismo nero dei personaggi c’è molto della densità, tematica e di genere, di un film solido e convincente, all’altezza delle sue ambizioni. Resta da citare, di Una Scomoda Circostanza – Caught Stealing, il bel lavoro di Matthew Libatique alla fotografia, per restituire il fascino “sporco” e viscerale del cinema di genere degli anni ’90, e la colonna sonora alt rock, intonata all’epoca – e bene in sintonia con le corde emotive del film di Darren Aronofsky – firmata Rob Simonsen.