Kursk: la storia vera e le curiosità dietro al film di Thomas Vinterberg
Kursk, la storia vera dietro il film : ecco tutto ciò che c'è da sapere, le curiosità e le peculiarità del film.
Nel 2018 il regista danese Thomas Vinterberg ha portato sul grande schermo Kursk, un dramma ispirato a uno dei peggiori disastri navali della storia recente: l’affondamento del sottomarino nucleare russo K-141 Kursk nel 2000.
Ma qual è la vera storia dietro a quel tragico evento? E quali dettagli il film ha deciso di mettere in luce, tra realtà e finzione?
La vera tragedia del Kursk

Il Kursk era un sottomarino nucleare d’attacco di classe Antey, noto in Occidente come Oscar II. Progettato per inseguire e distruggere le portaerei americane, misurava oltre 150 metri ed era armato con 24 missili da crociera P-700 Granit. Questi missili erano capaci di portare testate nucleari di altissima potenza, rendendo il Kursk uno dei mezzi più temuti durante la Guerra Fredda.
Il 12 agosto 2000, durante un’importante esercitazione navale nel Mare di Barents, il Kursk fu colpito da due esplosioni devastanti in rapida successione. La prima, causata dal malfunzionamento di un siluro alimentato a perossido di idrogeno, innescò un incendio che fece detonare gli altri ordigni a bordo, aprendo una falla nello scafo e affondando il sottomarino a oltre 350 piedi di profondità.
Nonostante l’impatto fosse devastante, non tutti i 118 uomini a bordo morirono subito. Una nota scritta dal tenente capitano Dmitri Kolesnikov, due ore dopo l’esplosione, rivelò che 23 marinai erano ancora vivi nella sezione di poppa. Purtroppo, i soccorsi, ostacolati da ritardi burocratici e dalla riluttanza della Russia ad accettare aiuti stranieri, arrivarono troppo tardi e nessuno riuscì a salvarli.
I soccorsi e le polemiche

Il disastro del Kursk non fu solo una tragedia tecnica, ma anche una crisi politica. Le autorità russe, per paura di rivelare segreti militari, inizialmente rifiutarono l’assistenza internazionale, causando un ritardo che si rivelò fatale. Quando finalmente squadre di salvataggio britanniche e norvegesi furono ammesse, i superstiti erano già morti.
Il recupero del relitto nel 2001 segnò la fine di una lunga vicenda che ancora oggi rappresenta una ferita aperta per la Marina russa e un monito sulla fragilità della vita in mare.
Tra realtà e finzione
Nel film di Vinterberg, la ricostruzione si concentra sia sul dramma umano dei marinai intrappolati che sulla tensione politica e burocratica che rallentò i soccorsi. Interpretato da Matthias Schoenaerts, Colin Firth e Léa Seydoux, Kursk si ispira al libro A Time to Die di Robert Moore, mantenendo gli eventi principali fedeli alla realtà ma aggiungendo dialoghi e scene di forte impatto emotivo.
Il regista sceglie di raccontare non solo un disastro militare, ma una storia universale di coraggio, speranza e fallimento istituzionale, mettendo al centro il lato umano di un evento che ha segnato profondamente la storia russa.
Curiosità sul Kursk e sul film
Il Kursk era un colosso degli abissi, con oltre 19.000 tonnellate di dislocamento e la capacità di trasportare armi di distruzione impressionante. I suoi missili P-700 Granit erano progettati per affondare intere portaerei con testate nucleari di potenza devastante, fino a 500 kilotoni.
Per raccontare questa tragedia sullo schermo, Thomas Vinterberg ha voluto puntare sull’aspetto umano e intimista. Le scene subacquee furono girate in Belgio e Francia, con set ricostruiti in scala reale per immergere lo spettatore nella claustrofobia del sottomarino.
Diversamente da molti film a sfondo militare, Kursk si distanzia dalla propaganda, proponendo una narrazione di solidarietà, paura e speranza. Vinterberg, noto per il suo stile intenso in film come Festen e Another Round, ha scelto di mettere in luce l’umanità dietro la tragedia, offrendo uno sguardo universale che va oltre i confini geopolitici.
Perché la storia di questo disastro colpisce ancora
Il disastro del Kursk rimane una ferita aperta nella memoria collettiva, una combinazione fatale di errori tecnici, decisioni politiche e condizioni estreme. Il film di Thomas Vinterberg, pur con qualche licenza artistica, restituisce al pubblico la drammaticità di un evento che non riguarda solo la Russia, ma che parla a tutti noi della fragilità e del valore della vita in fondo al mare.