Jurassic World – La Rinascita: spiegazione del finale del film
La spiegazione del finale di Jurassic World - La Rinascita, il film di Gareth Edwards con Scarlett Johansson e Mahershala Ali nelle sale italiane il 2 luglio 2025.
Il 2 luglio 2025, protagonisti Scarlett Johansson e Mahershala Ali, arriva al cinema per Universal Pictures Italia Jurassic World – La Rinascita, il settimo film del popolare franchise lanciato nel 1993 dal classico di Steven Spielberg (Jurassic Park). Per la verità il film del 2025, diretto da Gareth Edwards – il regista di Rogue One: A Star Wars Story – non è soltanto il settimo capitolo della saga, ma è anche il quarto del sotto-franchise (sorry) Jurassic World, inaugurato nel 2015 dal film omonimo. Jurassic World – La Rinascita è, quindi, anche il sequel diretto di Jurassic World – Il dominio (2022); ci sta che subentri un po’ di confusione. Il cinema americano contemporaneo è un’intricata ragnatela di connessioni seriali, franchise e proprietà intellettuali da manipolare allo sfinimento. Orientarsi non è facile, sia a livello di universi cinematografici, sia a livello del singolo film (nessuno l’ha spiegato meglio di Mel Brooks, vedere per credere). Per agevolare una facile lettura del film, e delle sue implicazioni sul futuro del franchise (ma anche sul suo passato), ecco la spiegazione del finale di Jurassic World – La Rinascita.
Cosa succede, e perché, in Jurassic World – La Rinascita

Jurassic World – La Rinascita si svolge alcuni anni dopo Jurassic World – Il dominio (2022). Non è un buon momento per i dinosauri. Le mutate condizioni climatiche ne mettono a dura prova la sopravvivenza; ormai, con qualche sparuta eccezione – stanno per soccombere anche le sparute eccezioni, a dirla tutta – la gran parte degli esemplari è confinata in una fascia di isole nei pressi dell’Equatore, l’unico posto al mondo in cui ci sono condizioni ambientali idonee alla sopravvivenza. Da quelle parti, di umano, non c’è rimasto niente. Riassumendo: se nel resto del mondo la gente ha smesso di interessarsene, all’Equatore i dinosauri regnano incontrastati, protetti dal diritto internazionale. Chiunque voglia avvicinarsi, lo fa a suo rischio e pericolo (e contro la legge).
Martin Krebs (Rupert Friend) è il rappresentante di una multinazionale farmaceutica e non ha paura di infrangere la legge. Convince la mercenaria Zora Bennett (Scarlett Johansson) e il compare Duncan Kincaid (Mahershala Ali), oltre all’inesperto paleontologo Henry Loomis (Jonathan Bailey), a raggiungere l’Equatore per una missione delicata. Il gruppo – ci sono anche dei collaboratori di cui la storia si sbarazza non appena ha la possibilità – deve raccogliere campioni di materiale biologico da tre esemplari geneticamente mutati di dinosauro – l’isola di Jurassic World – La Rinascita era un laboratorio di ricerca e sviluppo per il Park – per sviluppare un farmaco innovativo. I dinosauri devono essere di tre tipi: marino, d’aria, di terra. Nel corso della prima parte della missione – il recupero del campione marino – il gruppo salva dal naufragio Reuben (Manuel Garcia-Rulfo), papà in crociera con le figlie Isabela (Audrina Miranda), Teresa (Luna Blaise) e il ragazzo di lei, Xavier (David Iacono). Le cose non ci mettono molto a andare storte.
Jurassic World – La Rinascita è un film nelle corde del citazionista senso del cinema di Gareth Edwards: costruisce il suo percorso rubando – in maniera perfettamente lecita – al franchise, al cinema di Spielberg (Lo squalo, Indiana Jones), a classici del cinema commerciale di derivazione spielberghiana (Predator) e, ovviamente, anche qualcosa in termini di atmosfera a Star Wars. Il saccheggio cinefilo, oltre a denotare la preoccupante crisi di idee del cinema commerciale americano, è utile al discorso del film e alla sua conclusione (ma si vedrà poi). Per ora va detto che il frullato di citazioni spiana la strada a un finale scoppiettante: in seguito a una battaglia in alto mare contro un branco di dinosauri affamati, i nostri naufragano, separati in due gruppi. La famiglia di Reuben è in un posto diverso rispetto a Zora e ai suoi, che si trovano sul lato opposto dell’isola. Tutti devono raggiungerne il centro operativo, perché lì c’è l’unica possibilità di salvezza.
Cosa succede nel finale di Jurassic World – La Rinascita

Il centro operativo dell’isola è il punto di soccorso. Un team di backup, spiega Zora, segue da remoto la missione. Se non riceve feedback entro 24 ore, la sera seguente (quindi il secondo giorno dalla fine delle comunicazioni) manda un elicottero nel villaggio a recuperare i superstiti. Anche Reuben e i suoi, senza sapere nulla di tutto questo, seguendo delle tubazioni si dirigono verso la struttura. Jurassic World – La Rinascita ne sfrutta il viaggio per esplorare i legami affettivi, per mostrare persone normali alle prese con situazioni straordinarie e per cementare il rapporto tra Reuben e Xavier. I rapporti padre-fidanzato della figlia all’inizio sono catastrofici – è la maggior sorgente di umorismo della storia – ma poi migliorano. La traversata nella giungla della famiglia allargata li metterà faccia a faccia con un T-Rex, mentre Isabela ha l’occasione di fare amicizia con un cucciolo di dinosauro cui dà nome Dolores. Zora, Henry – tra loro c’è una certa elettricità – e gli altri, invece, recuperano i campioni dai dinosauri di terra e d’aria e raggiungono il villaggio, poco dopo Reuben. Qui viene fuori l’autentica natura di Martin Krebs, affarista senza scrupoli.
Martin, sulla barca, non aveva esitato a lasciare Teresa in balia delle onde, pur di impedirle di allertare le autorità. Il brusco confronto con la ragazza e i familiari ne porta alla luce l’anima nera; è lui, dinosauri permettendo, il villain del film. Requisisce la valigetta con i campioni, per sicurezza se la ammanetta al polso e punta la pistola contro chiunque voglia sottrargliela. Sarebbe disposto ad andarsene da solo, se ne avesse la possibilità. La ragione dei contrasti sta nel fatto che Henry – Zora è titubante – vorrebbe condividere i campioni biologici con il mondo, mentre Martin pensa solo agli affari. Jurassic World – La Rinascita usa l’immaginario del franchise per parlare soprattutto di cinema. I dinosauri di cui nessuno si ricorda più sono la metafora del declino del cinema spettacolare americano, rimpiazzato da franchise scadenti, piattaforme streaming e algoritmi tirannici. Il viaggio dei personaggi è il riflesso del percorso che il cinema americano deve compiere dentro se stesso, per salvarsi l’anima e costruire un nuovo intrattenimento sulle ceneri di un passato glorioso. Un tesoro da condividere con tutti.
Zora credeva che il villaggio, deserto durante il giorno, rimanesse tale anche di sera. Non è così; di notte, è il ritrovo di dinsauri di ogni taglia, e il più pericoloso è il D-Rex. Originato da una mutazione andata storta, ha sei arti, è più grosso del T-Rex e ha un volto che ricorda la creatura di Alien di Ridley Scott. La bestia è attratta dalla luce, e sfrutta la confusione dell’evacuazione per mangiarsi, nell’ordine, l’elicottero dei soccorsi e il malcapitato Martin Krebs. Ovviamente, l’unica parte che risparmia è la mano agganciata alla valigetta, che viene recuperata da Zora. Venuto meno l’elicottero, il piano b è fuggire con una barca. Bisogna distrarre il D-Rex. Di questo si occupa Duncan. In passato ha perso un figlio, piccolo, e non si dà pace; nel suo sacrificio intravede una possibilità di redenzione. Usa un faro segnalatore per attirare il dinosauro in un luogo isolato, mentre la barca con i sopravvissuti se ne va. Così sembra; in realtà, Duncan riesce a sopravvivere e raggiunge la barca. Lieto fine: Reuben e i suoi sono felici e tutti interi, Duncan è salvo, Zora e Henry convengono sia il caso di condividere il materiale biologico con il mondo. Jurassic World – La Rinascita si conclude qui. Il mondo (il cinema) è salvo, almeno fino alla prossima puntata.
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