Il Postino: recensione del film di e con Massimo Troisi

Massimo Troisi ha segnato la storia del cinema di ogni tempo con la sua interpretazione de Il Postino, pellicola di innegabile meraviglia che lo vede affiancarsi ad una giovane Maria Grazia Cucinotta e un vate della cinematografia, Philippe Noiret, che impreziosiscono, ognuno in modo singolare, la trasposizione del romanzo di Antonio Skármeta. Massimo Trosi è un’icona sprezzante di ogni fatica, devoto alla sua arte, fluttuante, determinato a voler vivere quel ruolo sulla sua pelle nonostante fosse condannato a non “poter bere alla coppa d’un fiato ma a piccoli sorsi interrotti”. Il Postino è stato diretto da Michael Radford e Massimo Troisi, sublimato dalle musiche di Luis Bacalov, ispirate a Nelle mie notti di Sergio Endrigo.

Il Postino

Il Postino ci fa apprendere quanto la poesia sia rivelatrice di una voragine che accomuna noi tutti, la lanterna che svela un solco già esistente

Mario Ruoppolo é senza un lavoro, siamo agli inizi degli anni’50 in un’isola del sud Italia, ed egli si rifiuta di perseguire la tradizione familiare che lo vuole pescatore a tutti i costi. Mario allora trova un impiego come postino e comincia a portare la posta ad un unico e iconico personaggio: Pablo Neruda, costretto alla fuga per estreme discordanze politiche con il suo paese d’origine, il Cile, vivendo un doppio esilio su quell’isola, un isolamento politico e umano, giacché l’unica persona che riuscirà ad avvicinarsene sarà proprio Mario, che non lo guarda con gli occhi dello straniero ma del fanciullo. Il loro avvicinamento è il sodalizio di due anime in pena, di due spiriti simili che vivono con ardore e rispetto la loro esistenza, con disincanto ed erotismo.

La fascinazione di Mario verso don Pablo è tale da portarlo ogni giorno da lui, con la scusa della posta, con la scusa della solitudine, cercherà di passare ogni attimo per raffrontarsi con le sue logiche comuniste, con i pregiudizi che il paese aveva nei suoi confronti, con i colori della sua terra, così simile all`Italia ma unica e differente perché ornata dal peso della nostalgia. Il loro rapporto maestro/allievo, o meglio apprendista/artigiano, si consuma e tocca le vette più alte quando cominciano a discorrere delle cose più genuine e semplici della vita di un uomo, Mario compra un suo libro, comincia ad ampliare il suo senso estetico e apprende quanto la poesia sia rivelatrice, rivelatrice di sé e di quanto possa dare l’illusione di scavare nell’essenza, ma in realtà quella voragine che accomuna noi tutti è un solco già esistente, la poesia è solo la lanterna che lo svela.

Il Postino

Le metafore che lei coglie come una luce notturna sono l’atto più erotico, il più tattile, il più audace, nonostante i due non si sfiorino mai

Mirabili e sublimi sono le camminate sulla spiaggia dei due, il loro rapporto è talmente profondo e viscerale che Mario se ne lega molto più che ad un amico, come se fosse una devozione, ma con la semplicità del suo carattere. Il Postino troverà la sua raison d’être quando, entrando in osteria, incontrerà Beatrice, una dea partenopea, selvaggia, una madonna vestale e al tempo stesso servile e afflitta dall’onore, quell’onore ogni donna doveva mantenere integro fino al matrimonio.

Mario si invaghisce di Beatrice, si lascia trascinare dal suo fascino e subisce quell’inarrivabile beltà senza avere mai le forze e il coraggio di avvicinarsene poiché conscio che la sua estrazione sociale non fosse attraente agli occhi di una giovane e soprattutto della famiglia di lei. Ecco che Pablo Neruda accorre come Cirano per aiutare Mario a conquistarla, assieme traghettano nell’osteria della giovane e lui compone dei versi guardandola, osservandone i gesti, sbirciando le pieghe dei suoi vestiti e regalando le sue parole a Mario.

Il Postino

Il Postino è anche la storia di un amore sconvolgente e  passionale, contro tutto e tutti

Mario riscrive le poesie di Neruda e le invia, le declama ad una Beatrice attonita e trasognante, le metafore che lei coglie come una luce notturna sono l’atto piú erotico, il piú tattile, il piú audace, nonostante i due non si sfiorino mai. Tra loro nasce un amore sconvolgente e passionale, un amore che va contro gli interessi e i voleri della famiglia, soprattutto della zia di lei, che proverá a dividerli, inutilmente. La loro unione sará il trionfo della felicitá a discapito dei pregiudizi, dei malesseri e delle invidie, il tutto determinato da Neruda che ne fará da testimone del matrimonio in toto. Proprio nel mentre della cerimonia una lettera porta una buona notizia per il poeta cileno: potrá tornare a casa liberamente senza alcun rischio di condanne o di arresto. Mario e Pablo si divideranno, come due zolle della stessa terra, ma simili e inseparabili.

Pablo torna in Cile e comincia a girare il globo grazie alla sua fama di poeta, Mario apprende ogni cosa tramite i giornali, lo segue, lo ammira, ne incarna la figura tribolante, il simulacro di un poeta e il suo lirico lascito. Mario alterna il lavoro all’osteria con la composizione, scrive come se non avesse mai fatto altro, e anno dopo anno assieme a Beatrice dá alla luce un figlio, un segno del mondo, dovuto unicamente a Neruda, e per tutto ció che aveva fatto per loro quel bambino verrá proprio chiamato in onore del poeta.

Il Postino

Il Postino determina il legame tra Pablo e Mario con una terra di mezzo che vivevano come una condanna, ma che ha portato entrambi a camminare verso una nuova stagione interiore

Gli anni si susseguono e Neruda non scriverà mai nulla, Mario d’altra parte lo attende come un figlio che attende il padre inutilmente, incessantemente; senonché una mattina riceve una lettera, scritta per conto di Neruda ma non per sua mano, che chiede che al poeta vengano spediti gli effetti personali rimasti in Italia. Mario, deluso, non si perde d’animo ed oltre a spedirgli le sue cose, registra tutte le cose che si sentivano e che si percepivano sull’isola, i suoni del mare, il loro vissuto assieme, le poesie, cosicché possa tornare un giorno a rivivere quei momenti.

Neruda dopo cinque anni torna finalmente a solcare quelle terre ma Mario non c’é piú, al suo posto troverà Beatrice con una creatura che scorrazza per l’osteria di nome Pablito, ed è lì che ascolterà i suoni che gli aveva dedicato Mario, la registrazione mai ricevuta di un legame e di una terra di mezzo che entrambi vivevano come una condanna, ma che ha portato entrambi a camminare verso una nuova stagione interiore.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 4
Recitazione - 5
Sonoro - 4.5
Emozione - 5

4.7