Giffoni 2016 – A tu per tu col cast di Gomorra: rivelazioni sulla stagione 3

Come avevamo già annunciato, il 17 luglio ah segnato al Giffoni 2016 il Gomorra Day. Gran parte del cast di questa serie, tra veterani e new entry, hanno catalizzato l’attenzione alla Cittadella del Cinema e hanno risposto alle domande di tutti i giovani giurati e della stampa.

I giovanissimi li hanno accolti con grande calore e nei due incontri – in Sala Sordi e in Sala Truffaut – si sono mostrati ferratissimi sull’argomento, informati, pronti a porre curiosità. Di tutta risposta gli attori hanno dimostrato, ancora una volta (e pare che ce ne sia ancora bisogno) che il prodotto Gomorra va capito e preso per quello che è: la narrazione reale del male “da cui spero possiate imparare a tenervi lontano”, ha detto Marco D’Amore (Ciro di Marzio, l’immortale in Gomorra). Oltre a lui erano presenti Salvatore Esposito (Genny Savastano), Cristiana Dell’Anna (Patrizia), Fabio De Caro (Malammore), Cristina Donadio (Scianel), Marco Palvetti (Salvatore Conte) e Carmine Monaco (O’ Track).

A Giffoni 2016 il cast di Gomorra manda in visibilio i giovani giurati e tutti curiosi venuti di proposito per incontrare i loro attori preferiti.

Li abbiamo incontrati e, siccome le curiosità non sono mai abbastanza, gli abbiamo rivolto alcune domande.

Il successo di Gomorra – La Serie 1 e 2 è sorprendente, senza uguali nel mondo della serialità italiana. Credete che il vostro essere attori e interpreti in una produzione così importante abbia in qualche modo oppresso la vostra bravura o no?

Marco D’AmoreAuguro a qualsiasi collega di essere “oppresso” come lo siamo noi. Gomorra è una produzione importante ma è un grande privilegio farne parte.

Marco Palvetti: Noi siamo parte di un meccanismo produttivo a qui sottostiamo, in un certo senso, con piacere. È il nostro lavoro di attori e ne vale il bene e l’esito della serie. 

Una domanda a Cristina Donadio e Cristiana Dell’Anna. Che impatto avete avuto con i vostri personaggi, la troupe e con i colleghi? Come vi siete sentite ad essere parte di questo mondo?

Cristina Donadio: In Scianel c’è tutto il mio know how proveniente dal teatro, che è alla base del mio essere attrice. Quest’anno festeggio 40 anni di teatro, nel 1976 ho avuto la mia prima esperienza sul palcoscenico, e sono stata soddisfatta di onorare il mio lavoro con l’interpretazione di questo personaggio. Scianel l’ho affrontato con l’imprinting teatrale, come se fosse un’eroina del male, un personaggio di una tragedia greca o shakespeariana. Questo è il mio modo di recitare. Tutti, tra l’altro, dicevano che sarebbe stato difficile rimpiazzare Donna Imma (Maria Pia Calzone), ma sicuramente il mio personaggio non è stato pensato o scritto perché dovevamo sostituire un personaggio. Donna Imma è stato un personaggio strepitoso, tutti lo abbiamo amato, io per prima. Fa parte dello sviluppo della narrazione cambiare rotta e personaggi. Patrizia (Cristiana Dell’Anna) e Scianel entrano a far parte della storia con una vita propria. Donna Imma rimane nella storia più nelle azioni del figlio, Genny, e non negli altri personaggi femminili.

Cristiana Dell’Anna: Per quanto riguarda la troupe io ero terrorizzata, credevo di non amalgamarmi nel gruppo. Ho cominciato con Fabio De Caro, il personaggio di Malammore, e da lì ho capito che mi sarei emozionata nell’interpretare forze e debolezze di Patrizia. Sono cresciuta umanamente e personalmente, mi porto via un grosso bagaglio da questa esperienza.

Fabio De CaroÈ vero. Cristiana ha fatto tanti provini prima di essere presa. Posso confermare che quando abbiamo provato la prima volta le battute mi ha detto che era emozionata. Da lì ho capito che avrebbe fatto bene, io la conoscevo come attrice di Un posto al sole e sono stato contento che sia stata scelta lei. 

La linea vincente di Gomorra – La Serie è quella di rappresentare il male senza filtri, scarnificato e crudo. Questo aspetto vi ha imposto un tipo di lavoro diverso? Vi ha reso anche autori?

Marco D’AmoreLa decisione di rappresentare solo il male, l’aspetto negativo è strettamente connesso con la drammaturgia. È un punto di vista totalmente narrativo che noi interpretiamo. Osserviamo quei luoghi con lo sguardo dei personaggi, ragione per cui la società civile e le forze dell’ordine sono assolutamente precluse da questo sguardo. In questo senso noi siamo coinvolti nel processo creativo, non in fase di scrittura, ma all’atto pratico, nelle azioni che sceneggiatori e registi ci pongono sul set. È questa un’altra particolarità di Gomorra – La Serie rispetto ad altri prodotti: il rapporto privilegiato che c’è tra personaggio ed interprete; siamo noi a guidare il personaggio lungo un percorso. È pura interpretazione.

Marco Palvetti: C’è collaborazione con la regia e con il testo, come per un film o un’opera teatrale. Questo ci permette e ci ha permesso di andare a fondo verso alcune dinamiche nuove, inedite. È un aspetto alla base del nostro lavoro.

Cristiana Dell’Anna: Nel mio caso io ho sfruttato il mio personaggio per raccontare cose che appartenevano al mio vissuto ma che voleva far vivere al mio personaggio. Il bello di questo lavoro è che ognuno ci mette il suo.

Cristina Donadio: Gomorra è una serie con quattro registi diversi, quattro sguardi diversi sebbene abbiano unito le loro idee per un esito con un’unica visione. Avere quattro registi ha posto noi attori in una situazione di ascolto delle loro idee e delle loro modalità di direzione. È una delle cose più belle che mi è successa da attrice.

Come commentate le polemiche complesse che coinvolgono la serie e i personaggi che interpretate?

Marco Palvetti: Le polemiche ci stanno sempre. Dipende dalla mediaticità, la viralità e la semplificazione del messaggio che comunichiamo.

Cristina Donadio: Mi ha colpito molto la falsa coscienza di chi di Scianel ha voluto sottolineare quell’unica scena in cui è presente un vibratore. L’ho trovato pazzesco, rispetto a scene molto più violente. Nel 2016 ci scandalizziamo per un vibratore e non ci indigniamo ancora seriamente per la criminalità organizzata. Ecco questo volevo dirlo.

Avete affrontato questa seconda serie sapendo già cosa aspetta i vostri personaggio nella terza? Quali saranno gli sviluppi?

Marco D’Amore: In questo Gomorra è un campo minato. Io l’ho detto fin dalla prima stagione, per me è tanto più alto il progetto rispetto a qualsiasi nostra performance. Come ha detto Fortuna Cerlino è sacrosanto che questa serie perda i suoi protagonisti. Noi raccontiamo un’umanità senza via d’uscita. Quando ho approcciato Ciro ho pensato a Iago, un personaggio shakespeariano distante da ciò che realmente Ciro è, eppure per me Ciro è l’epigone di Iago, un uomo di fuoco e uno stratega e psicologo finissimo. Come Iago tesse una tela che trascinerà sul fondo anche se stesso. La serie è strutturalmente un racconto epico. Non sappiamo nulla della terza stagione. Posso dire che Ciro è arrivato ad una morte interiore nonostante l’immortalità esteriore.