La 25ª ora: recensione del film di Spike Lee

Una cupa introversione adattata a visionaria estroversione. Spike Lee dà vita ad un personaggio autonomo, marginalmente anarchico,  capace di rappresentare nella maniera più scorretta possibile lo stile di vita del newyorkese medio.

La 25ª ora stupisce con il suo connotato politicamente scorretto, legando a sé una triplice amicizia segnata da comportamenti tanto diversi ma tollerabili fra loro.

Edward Norton è il protagonista assoluto, accompagnato da un Philip Seymour Hoffman apparentemente tranquillo (come non ricordarlo, ad esempio, in Happiness?), ed un Barry Pepper sfrontato, altamente provocatorio.

La 25ª ora

Venere nera lei, Rosario Dawson, capace di rappresentare quell’unico benessere per un personaggio tristemente frustrato, privo di ogni speranza verso il prossimo ma soprattutto verso se stesso.

Misantropia e confusione sono gli elementi che alterano lo status psicologico del protagonista.

Attraverso questa drastica rappresentazione interpretativa, lo spettatore patisce quel malessere tale da giustificare quasi l’ingiustificabile. Poderosa la metrica stilistica adottata da Spike Lee, che rompe ogni tipo di schema  sferrando un vero e proprio “pugno nello stomaco”.

La pellicola tratta eterogeneamente qualsiasi tipo di sentimento esistente, passando da un’intensa e problematica storia d’amore ad un distopico legame d’amicizia, macchiato da vicissitudini non propriamente idilliache.

La 25ª ora rappresenta una sorta di lode – seppur cruda nella sua natura – nei confronti di una città da sempre particolare, che grazie alla sua imponenza è divenuta un simbolo-cardine per gli Stati Uniti d’America.

La 25ª ora è una discesa verso l’Inferno

Il tempo è indubbiamente il nemico principale del protagonista. Lee decide di giocare sull’irrimediabile spietatezza del tempo, usando una visionarietà capace di scuotere non solo il protagonista ma anche il pubblico.

L’ora più temuta? La 25ª, seppur metaforica. Sostenendo l’intero contesto su una sequela di ipotesi, La 25ª ora è un ruvido lavoro cinematografico, efficace quanto basta per far riflettere le coscienze della collettività. Un “monito”, forse, per la società, ma soprattutto per la comunità newyorkese. Impiegando un finto disfattismo, Lee sente il bisogno di richiamare all’ordine chi è parte attiva della Grande Mela, nel tentativo di responsabilizzarlo per quanto concerne la statura morale. Uno pseudo delirio d’onnipotenza, permissibile se rappresentato in questa maniera.

La 25ª ora

La 25ª ora: il ruvido lavoro cinematografico di Spike Lee

Da buon “condottiero” del ghetto, Spike Lee questa volta presenta uno spaccato di quotidianità americana, caratterizzata da alti e bassi, da svolte o tragedie.

Il punto di forza de La 25ª Ora è rappresentato da quel malessere esistenziale mostrato attraverso gli occhi  di un cineasta controverso, da sempre in conflitto con l’universalità cinematografica e non. Sotto certi aspetti questo film può rappresentare perfino l’ideologia sociale del regista stesso. Un film fatto di rimorsi e pensieri. Coraggiosa, dunque, la fermezza con cui il regista nativo di Atlanta decide di rappresentare il soggetto originale – il celebre romanzo di David Benioff – con il dopo 11 settembre (il primo a mostrare Ground Zero).

La 25ª ora

Ad ottimizzare poi questo lavoro cinematografico – oltre alle pregiate tecniche di montaggio impiegate  nel film – va menzionata una semi-dolente fotografia curata da  Rodrigo Prieto insieme ad un’empatica melodia profondamente struggente composta da un oculato Terence Blanchard.

La 25ª ora è un film del 2002 diretto dal regista Spike Lee. Nel cast sono presenti Edward Norton, Philip Seymour Hoffman, Barry Pepper, Rosario Dawson, Anna Paquin, Brian Cox, Tony Siragusa, Levan Uchaneishvili, Tony Devon, Misha Kuznetsov, Isiah Whitlock Jr., Michael Genet, Patrice O’Neal, Al Palagonia, Aaron Stanford, Marc H. Simon, Armando Riesco, Vanessa Ferlito, Paul Diomede.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1