It Follows: una soundtrack angosciante e ricca di suspense

Un’atmosfera ansiogena, suggestionata da una soundtrack che tende i nervi: il pericolo è sempre dietro l’angolo. It Follows (recensione), un horror che fomenta le aspettative per gli amanti del genere. Un’idea originale, una maledizione che si passa per via sessuale: essere inseguiti da degli spettri che vogliono ucciderti.

Quando la musica cresce, si è sicuri che qualcosa di tremendo sta per accadere, come con Detroit. Ma non accade e la tensione continua. La musica di Disasterpeace, aka Rich Vreeland, compositore della colonna sonora dei videogiochi Fez, Loop Ring Chop Drink e Nelson Theter: Puzzle Agent, si attiva quando il personaggio ha paura, ma non succede nulla. Una scelta atipica, che disorienta lo spettatore, permettendogli di vivere il film da dentro, dalla parte dei soggetti o non della narrazione.

L’elettronica di beet lenti e ripetitivi prende il ritmo dei battiti del cuore, nello stile di John Carpenter.

[ALLERTA SPOILER]

Dalla seconda metà del film svolge inoltre la funzione di ammonire la presenza delle visioni/zombie. Quando i personaggi entrano in un luogo nuovo, pensando di essere riusciti a scappare dagli inseguitori, la macchina da presa li lascia andare e fa una panoramica a 360°. Si guarda intorno, come per studiare il posto e per individuare da che parte andare. Lascia pensare che sia proprio il fantasma che ha fiutato i protagonisti ed è sulle loro traccie. Anche questo momento è enfatizzato da Rich Vreeland, preparandoci a un futuro attacco che non sappiamo quando potrà avvenire, come con Inquiry. Il ritmo pulsante ha un cambio netto in un riverbero del suono che segue un’altra direzione, tesa a esplodere. Ma non lo fa, c’è un silenzio improvviso, ribaltando le aspettative del pubblico.

Peccato che questo crescendo ben tracciato non porti da nessuna parte. Dopo il primo punto di svolta, quando la ragazza decide di mettersi sulle tracce di chi l’ha “infettata”, la trama resta statica. Non ci sono altri colpi di scena, ma solo tentativi reiteranti, gli spettri non fanno paura e risultano così incoerenti che perdono credibilità. Fino a un finale aperto che invece di lasciarci con delle domande, sembra una mancanza di decisione per chiudere la storia.

La musica è perfetta per trasmettere l’angoscia dei personaggi e la tensione della situazione.

I brani compongono una drammaturgia dinamica, finché i sintetizzatori accelerano in distorsioni del suono amplificate con un suono volutamente sporco, graffiante, che riecheggia. Il compositore si muove nell’avanguardia dell’elettronica utilizzando gli effetti dei microprocessori a 8 bit, quelli del Nintendo e dei computer degli anni ’80, con assoluto controllo e consapevolezza. Sa dove sta andando e non  ha nessuna fretta di arrivare, ogni momento è ponderato, così da stupire e inquietare.

La colonna sonora di It Follows è fatta di suoni volutamente sporchi, graffianti… 

Detroit, il brano che prende il nome dalla periferia in cui è stato girato il film, ridona un’atmosfera rarefatta. In un movimento concentrico, ipnotizza, facendo focalizzare l’attenzione nel dettaglio, sfocando i contorni. Un posto desolato, dove il gruppo dei ragazzi sembra l’unico a esistere, circondati dal vuoto.

Non regala però nessuno specchio dell’ambiente. Il sobborgo americano non è caratterizzato, potrebbe essere qualsiasi altro luogo, con cittadini bigotti, famiglie poco presenti e giovani che si autogestiscono. Tutto questo per la musica è irrilevante, si astrae dal contesto, facendo astrarre anche lo spettatore. Per questo motivo, dato che il film non arriva fino in fondo, non affronta tutte le possibilità che queste creature hanno e non propone dei pericoli tremendi, risulta mediocre.

La scena più memorabile è quando i ragazzi sono alla casa al mare del vicino di casa, Greg Hannigan, e si rinchiudono nel garage, assediati dagli zombie che sono pronti a colpire tutti, non solo chi li vede, sembrano davvero senza uscita.

Immagini claustrofobiche, sulle note di Greg, entra un bambino col viso sfregiato e ricoperto di sangue e ci troviamo davvero al bivio tra morire o sopravvivere. Ma poi tutto si risolve in breve, la protagonista riesce a fuggire e lo spettatore è rassicurato. Capisce che il film non si spingerà oltre, nessuna perversione, nessuna afflizione fisica, nessun isolamento, e se c’è la morte è veloce e indolore. Se non per la prima vittima di cui vediamo il corpo maciullato, ma non sappiamo come.