Biografilm 2016 – Il complotto di Chernobyl: recensione

Dopo aver conquistato il premio della Giuria Opera Prima dello scorso anno, nel corso della prima giornata del Biografilm 2016 è stato riproposto Il complotto di Chernobyl – The Russian Woodpecker, inquietante documentario di Chad Gracia sul disastro avvenuto alla centrale nucleare di Chernobyl il 26 aprile 1986, vincitore anche del prestigioso Gran Premio della Giuria del Sundance Film Festival. Ottima occasione per vedere o per documentarsi su un’opera dal forte impatto emotivo, che è stata distribuita al cinema per un solo giorno ma che è ancora possibile recuperare su Sky Cinema.
Il complotto di Chernobyl

Il complotto di Chernobyl: un’indagine dura e inquietante su una delle più grandi catastrofi dello scorso secolo

Dal 1967 al 1989 in tutto il mondo era possibile udire il cosiddetto Russian woodpecker (il picchio russo), ovvero un segnale radio costituito da un disturbante e incessante battito, che solo dopo la guerra fredda si è scoperto essere un sistema radio creato dall’Unione Sovietica per individuare nel minor tempo possibile un eventuale attacco missilistico da parte degli Stati Uniti. Una delle strutture utilizzate per trasmettere questo segnale, la Duga-3, è situata a pochi passi dalla centrale nucleare di Chernobyl, dove giace in stato di totale abbandono, dominando il paesaggio desolato e spettrale dei luoghi in cui è avvenuto il celebre incidente. Questi due eventi apparentemente scollegati fra loro che hanno coinvolto la cittadina (nel frattempo diventata ucraina) diventano gli oggetti della riflessione e della ricerca di Fedor Alexandrovich, un giovane ed eccentrico artista del posto che nel giorno dell’incidente alla centrale nucleare aveva solo quattro anni, e che è cresciuto vivendo sulla propria pelle le conseguenze fisiche ed emotive di questo evento. Fedor ha una teoria tanto folle quanto affascinante, ovvero che fra la centrale nucleare di Chernobyl e la Duga-3 esista uno stretto legame, e che esso sia stato una delle cause scatenanti della catastrofe del 1986.

Il complotto di Chernobyl

Con Il complotto di Chernobyl, Chad Gracia accompagna lo spettatore in un viaggio di 80 minuti negli ultimi 30 anni di storia dell’Ucraina, partendo dagli anni immediatamente precedenti al crollo dell’Unione Sovietica e arrivando ai giorni nostri, con la rivoluzione del 2014 che apre e chiude l’ideale cerchio del racconto. Passato, presente e (forse) futuro si incrociano in una serie di corsi e ricorsi storici, che in un eterno ritorno sembrano voler continuamente portare il popolo ucraino a subire da parte dei vicini russi un vero e proprio attacco alla loro dignità e alla loro indipendenza. Su Il complotto di Chernobyl aleggia lo spettro di un’Unione Sovietica mai sparita del tutto, insieme alla sua rigida e omertosa organizzazione politica e militare, i cui misteri probabilmente non saranno mai completamente svelati. Elemento anomalo in questo insistito e colpevole silenzio è il protagonista Fedor Alexandrovich, che con l’incoscienza dell’artista e il coraggio di chi si è già visto portare via tutto quello che poteva perdere prova a scardinare questo sistema addentrandosi in una zona d’ombra del recente passato della sua nazione, senza lasciarsi intimorire dal muro di segretezza contro cui si va a schiantare ogniqualvolta cerca di fare luce sugli eventi. Ad affiancare l’audace indagine di Fedor sono le immagini della desolazione che circonda la zona di Chernobyl, dove la natura non ha ancora potuto rimarginare una ferita difficile da richiudere, e le agghiaccianti sequenze degli eventi immediatamente successivi al disastro, con un popolo che in nome della segretezza veniva consapevolmente tenuto all’oscuro del pericolo ed esposto alle radiazioni. Ci si ritrova a provare un misto di stupore, tristezza e rabbia vedendo le spettacolari riprese del Duga-3, ormai scheletro di un mostro costato il doppio della centrale nucleare di Chernobyl ma che non ha mai raggiunto lo scopo per cui era stato creato, portando i cittadini più intrepidi a domandarsi legittimamente se la verità non sia più complessa e sinistra rispetto a quanto è stato rivelato nelle dichiarazioni ufficiali. La risposta che Fedor trova a questa domanda è crudele e quanto mai difficile da accettare. Non abbiamo i mezzi per giudicare se tutto questo sia semplice complottismo o brillante intuizione, ma se da una parte l’indagine del protagonista e di conseguenza la messa in scena del regista non sono sempre portate avanti con logica, rigore e obiettività, dall’altra è difficile non rimanere almeno perplessi davanti a una serie di coincidenze di eventi e persone a essi collegati che risultano quanto meno sospette, com’è difficile togliersi dal cuore e dalla mente lo sguardo al tempo stesso appassionato, sperduto e anche un po’ folle di Fedor, che come tanti folli forse ha saputo vedere più lontano della gente comune.

Il complotto di Chernobyl

Il complotto di Chernobyl indaga con coraggio e incisività su una delle più grandi catastrofi dello scorso secolo, imponendosi come un documentario dal grande impatto visivo ed emotivo, che fa chiudere più che volentieri un occhio davanti a qualche forzatura e faciloneria di troppo e che lascia allo spettatore un senso di tangibile tristezza e sincera preoccupazione per quanto sia ancora troppo facile giocare con le vite di tanti in nome dei meri interessi personali ed economici di pochi.

Regia - 3
Fotografia - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5