Zootropolis: intervista ai registi e al cast vocale

Zootropolis, l’ultimo film d’animazione della Walt Disney, arriverà al cinema il 18 febbraio e vi diremo presto cosa ne pensiamo. Nel mentre però, sentiamo cosa hanno da dire i registi Byron Howard e Rich Moore, il produttore Clark Spencer e il cast di doppiatori italiani: Massimo Lopez, Diego Abatantuono, Teresa Mannino, Frank Matano e Paolo Ruffini.

Zootropolis: intervista ai registi e al cast vocale

  • Zootropolis, la città in cui ognuno può essere ciò che vuole, si pone a paragone di tutta una tradizione disneyana che ha fatto del mondo animale il suo perno centrale. In che modo la tradizione sposa l’innovazione?

È stato Byron ad avere questa idea originale – ha risposto Rich Moore a riprendere la tradizione degli animali parlanti. Volevamo fare qualcosa che fosse a passo con il nostro tempo ma anche senza tempo, come tutte le fiabe Disney, basti pensare a Il Re Leone, Robin Hood… Possiamo dire che Zootropolis prende spunto dalla classicità, rinnovandola. 

Io non posso che unirmi a quello che ha detto Rich.  ha commentato Byron – La parte divertente è proprio l’analogia con il mondo degli umani; è stato bello scoprire di come il mondo animale abbia molto a che fare col nostro. La scena più divertente è senza dubbio quella dei bradipi. Ci è venuta in mente perché in America l’ufficio della motorizzazione è molto lento e allora abbiamo scelto i bradipi. Credo che anche gli italiani con la loro burocrazia sappiano di cosa stiamo parlando.
I film con animali parlanti sono diventati parte della modernità

  • Zootropolis è costruito come un giallo, vi siete ispirati a qualche film in particolare? 

In effetti si aio che Byron amiamo molto i polizieschi – ha affermato Rich – Abbiamo esaminato i noir classici come Il terzo uomo, China Town, Arma letale… Siamo andati a cercare le convenzioni e i modi in cui venivano raccontate le storie. Questo è forse il primo cartone animato poliziesco dell’era moderna.

Byron: Beh si ci siamo detti: questo sarà il primo poliziesco per bambini. Lo vedranno prima di ogni cosa. Questa idea ci ha spinti a farlo davvero bene.

  • A Clark Spencer, produttore del lungometraggio d’animazione che lavora in Disney da molto tempo, è stato chiesto come è cambiato il modo di produzione con l’arrivo di John Lasseter.

Lasseter in circa 10 anni ha rivoluzionato il modo di lavorare. Prima i film venivano fatti dai producers invece adesso sono i registi stessi a elaborarli. John ci ha spinti a dare il meglio e il massimo in modo da fare la cosa migliore. Credo che siamo gli unici studios hollywoodiani ad agire in questo modo.

  • Ma a quali città vi siete ispirati per costruire la città di Zootropolis? 

Hanno risposto i registi: Non volevamo che Zootropolis apparisse come una città prettamente americana. Il nostro studios è fatto da persone provenienti da tutte le parti del mondo quindi abbiamo preso spunto da New York, Roma, Parigi, Tokyo… Ci sono ad esempio Piazza Sahara, il quartiere della foresta pluviale che potrebbero essere benissimo delle zone tipo il Bronx. Il nostro obiettivo era quello di conferire alla città delle caratteristiche con le quali tutti potevano identificarsi e rapportarsi, anche se si parla di un mondo folle.

Volevamo caratterizzare la città in maniera realistica, quindi trasmette la stessa cosa di ogni città: ha i suoi lati positivi e negativi. Tutto viene visto da Judi che è un’ottimista. Il messaggio che volevamo comunicare è che cambiando se stessi si cambia il mondo. 

Clark Spencer: Quando sono stato coinvolto in questo progetto mi è piaciuto moltissimo notare come gli animali, in questa storia, siano talmente intelligenti da capire di essere in contrasto tra loro e di darsi delle regole. Sono interessanti anche le varie differenze create all’interno di Zootropolis, come le scale, le abitazioni, gli atteggiamenti. Noi volevamo mantenere il retaggio dei classici ma allo stesso tempo innovare. Zootropolis è una storia con la quale identificarsi, non è un classico col solito lieto fine, è più realistico! 

Parola ai doppiatori italiani!

zootropolis

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Ho già fatto domanda per trasferirmi a Zootropolis – ha esordito Massimo Lopez, che presta la voce a Lionheart, sindaco della città – perché è bello il fatto che non ci siano discriminazioni. Per quanto riguarda il doppiaggio mi è piaciuto fare la parte del leone, essere un po’ autoritario, vanesio. Mi sono divertito molto.

Frank Matano è il ladruncolo Duke: Avevo doppiato pochissime altre cose e quando mi è stato detto di doppiare un film Disney non ci volevo credere. Baciare, respirare, urlare sono cose che di solito non faccio nella vita, cioè respiro… ma non faccio quelle cose. Nella giornata in cui l’ho fatto ho imparato a fare almeno 12 cose, che non vi elenco! 

Teresa Mannino: Io ho doppiato la topina Fru Fru, che mi somiglia anche, perché coem me ha un naso importante. Ho porato la mia leggerezza e anche il mio accento siciliano. 

Paolo Ruffini: Ma io ero… (che animale era il mio?) un bovino naturalista. Anche io sono andato in giro a nudo come lui ed è stata un’esperienza meravigliosa, straordinaria… Come diceva Disney se puoi sognarlo puoi farl,  io l’ho sognato, l’ho fatto e non mi vergogno di essere felice!

Diego Abatantuono: Non è una cosa ha faccio di consueto. Io sono un topino tutto tatuato… I cartoni animati sono un modo di raccontare la realtà che ti permette di scoprire tante sfaccettature al contrario dei film normali.

E se avessero potuto scegliere un film Disney, quale personaggio avrebbero doppiato?

Paolo Ruffini: Uno dei miei film preferiti è Le follie dell’imperatore, che però è satto doppiato magnificamente da Luca e Paolo

Frank Matano: A me sarebbe piaciuto doppiare Rafiki (Il Re Leone)

Massimo Lopez: Mi sarebbe piaciuto doppiare ogni personaggio de IL Libro della Giungla ed essere doppiato a mia volta, quindi essere uno di loro

Diego Abatantuono: Ma, forse Balù

Teresa Mannino: Vediamo… sicuro non avrei doppiato Cenerentola perché l’avrei rovinata, nenache Biancaneve perché è perfetta così. Al massimo un topino di quelli di Cenerentola

Paolo Ruffini ha infine commentato quanto il film sia rivoluzionario, dato che parla di una città in cui ognuno può essere ciò che vuole e, visto ciò che è accaduto col Family Day, a quanto pare non è così scontato.

Guarda le foto dello Street Carpet di ieri sera (Ph. Barbara Como)

Ph. Barbara Como