Cinema del ‘900 e cultura islamica: ostilità o conseguenza?

Quando si parla di cultura islamica credo che bisogna fermarsi, raschiarsi la gola ed impedire che il cervello si polarizzi su ciò che la secolarizzazione europea ha creato in questi ultimi e mai conclusi anni. Credo sia totalmente illusorio pensare che i fondamentalismi siano un fenomeno naturale, un geyser sorto impunemente. Sarebbe più giusto concepirlo come una cancrena. Un corpo martoriato e rastrellato dai soprusi ideologici e politici, in cui il totalitarismo coloniale europeo condivideva il motto “dividi et impera” per auspicare ad una più favorevole dominazione, controllare le minoranze arabe ed esortare gli estremismi nei momenti in cui al vigente dittatore non si dovevano permettere ulteriori embarghi.  Il medio oriente è stato un terreno sul quale affermare la falsità di una presunta arretratezza della cultura islamica, in cui convincersi che laicizzazione e religiosità fossero in eterna faida e che lo sviluppo di una costituzione e di una modernità anche per poco somigliante ad un paese occidentale fosse un tradimento di quei valori e che quindi un approdo democratico restasse solo una pallida illusione.

Cinema del ‘900 e cultura islamica

Le pellicole che sono qui di seguito vogliono condensare in breve il lascito che le colonizzazioni anglo-francesi, l’invasione sovietica, l’irruenza statunitense e una parte della flagellazione italiana provocarono e continuano a provocare in quella che ormai è una teologia politica quale è l’islamismo, sopraffatto dal fanatismo apologetico che è noto ormai a tutti.

Lawrence d’Arabia (1962) di David Lean

cultura islamica
Forse l’unico caso di un’epica drammatizzazione di un superuomo quale Thomas Edward Lawrence, signorotto inglese che partecipa alla ribellione contro i turchi diventando arabo a tutti gli effetti, in un periodo di inizio Novecento in cui lo sfacelo dell’impero ottomano andava sgretolandosi tra le dune.

Il leone del deserto  (1981) di Moustapha Akkad

Omar Muhktar si pone a capo della resistenza libica contro l’occupazione fascista, ma di tutta risposta il duce nel ’29 riesce a reprimerla grazie all’orrido slancio bellico di Rodolfo Graziani che conduce una campagna di deportazioni, avvelenamenti e depredazioni fino alla decimazione di interi villaggi.

Alle cinque della sera (2003) diretto da Samira Makhmalbaf

Titolo preso dal celebre canto di García Lorca, narra della rinascita di una donna afghana che svincola i suoi doveri religiosi per studiare e combattere l’ostruzionismo domestico.

Osama (2003) di Siddiq Barmak

cultura islamica

 

Un caso di bacha posh in cui una donna per permettere a sua figlia di vivere liberamente la acconcia da uomo e la rimette al mondo come Osama, cosicché possa studiare, manifestare, cercare lavoro ed essere libera nell’era repressiva talebana.

Persepolis (2007) di Marjane Satrapi

Un film d’animazione che si innesta allo scoccare della rivoluzione iraniana che vede distrutto ogni auspicio di redenzione e cambiamento verso quello che poi sarebbe diventato il fondamentalismo, il tutto sublimato dallo sguardo disincantato di Marjane che vede la sua libertà d’espressione coperta da manti di polvere.

Niente velo per Jasira (2007) di Alan Ball

Jasira è una ragazza nel pieno delle sue pulsioni adolescenziali, con un padre libanese che è confinato tra i suoi slanci modernisti e quel tradizionalismo dal quale non riesce mai a svincolare, una madre assente e disinteressata, il tutto affrescato dall’imminente guerra del golfo vissuta e osservata dalle finestre di un paese americano che promuove l’integrazione che non ha mai saputo introiettare.

Redacted (2007) di Brian De Palma

cultura islamica

Uno stupro in diretta, registrato e attuato da soldati americani in Iraq. Una scintilla contro l’apatia della missione che li porterà a violentare una ragazza a turno, bruciandone il corpo e depredando e uccidendo la sua famiglia.

 Come pietra paziente (2008) diretto da Atiq Rahimi

Un uomo ferito e ridotto ad uno stato vegetativo viene seguito e vegliato costantemente dalla moglie che non ha nessuno a cui rivolgersi dopo anni di abnegazione e silenzi riesce a riottenere, nel quadro di una guerra perpetua che imperversa a Kabul, il suo attimo di libertà.

Girls on the air (2009) di Valentina Monti

Humaira Habib è una giornalista che ha fondato Radio Sahar, unica e prima radio indipendente che trasmette tra Afghanistan ed Iran ed assieme ad altre donne vivono nel loro spazio di resistenza dove posso criticare, manifestare, opporsi ed avere una voce, chiara, legittima e sovversiva.

 Donne senza uomini  (2009) di Shirin Neshat

cultura islamica

Quattro donne molto diverse subiscono e condividono il colpo di stato che, nel 1953, America e Inghilterra desiderano assieme al ritorno dello Scià, contro ogni speranza di avere un contrappeso flebilmente democratico.

I Fiori di Kirkuk (2010) di Fariborz Kamkari

Una relazione insidiosa che intercorre tra un sovversivo curdo e una ragazza irachena, considerato parte di una minoranza da reprimere, non avrà vita facile anche a causa di un ufficiale dell’esercito di Saddam che farà tutto il possibile per farlo catturare, e mentre lui svanisce e lei alla sua ricerca, trova la forza e lo spirito di aiutare donne curde a sottrarsi agli arresti dei servizi segreti militari.

 Il fondamentalista riluttante (2012) di Mira Nair

Un professore pakistano si ritrova ad affrontare le ipocrisie e il rigetto culturale del Pakistan e della sua cultura in un America a brandelli dopo l’11 settembre.

Timbuktu (2014) di Abderrahmane Sissako

cultura islamica

Un regime jihadista sconvolge un villaggio e i suoi abitanti nei pressi di Timbuctù, inserendosi nella quotidianità a gamba tesa con matrimoni forzati, bandendo la musica, il calcio, ogni sorta di giustizia e aizzando i sessismi.