The Terminal: recensione

The Terminal è la terza collaborazione della coppia formata da Steven Spielberg e Tom Hanks, che segue le fortunate esperienze di Salvate il soldato Ryan e Prova a prendermi e precede quella de Il ponte delle spie, film attualmente nelle sale italiane di cui potete leggere la nostra recensione. La pellicola trae spunto dalla storia vera dell’iraniano Mehran Karimi Nasseri, che a causa di un intoppo burocratico fu costretto a vivere per circa 18 anni nell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. Steven Spielberg adatta questa storia e la trasporta nell’aeroporto John F. Kennedy di una New York ancora prigioniera dalla paranoia e dalla paura derivanti dagli attacchi alle Torri Gemelle di pochi anni prima (il film è del 2004). Qui avviene la personale odissea di Viktor Navorski (un ottimo Tom Hanks), cittadino della fittizia nazione della Krakozhia, che a causa di un colpo di stato nella sua patria diviene improvvisamente un uomo senza nazionalità, e perciò impossibilitato sia a uscire nella tanto agognata New York, sia a fare ritorno a casa. Viktor però non si abbatte d’animo, e trova ben presto diverse soluzioni per riuscire a sopravvivere nel limbo dell’aeroporto, ma anche la strenua opposizione del capo della sicurezza Frank Dixon, interpretato dal poliedrico Stanley Tucci.

The Terminal

The Terminal – l’assurda odissea in aeroporto di una vittima del sistema e della burocrazia

“Io aspetto.”
Queste le parole pronunciate più spesso in The Terminal dall’esule Viktor Navorski, costretto a una permanenza forzata in aeroporto da una burocrazia rigida e ottusa, rappresentata dal personaggio di Stanley Tucci. Anche la più insensata delle attese può però trasformarsi in un’occasione per dare una svolta alla propria vita. E così Viktor si integra perfettamente nella vita dell’aeroporto, fa amicizia con gli inservienti e si infatua anche della bellissima hostess Amelia Warren (una Catherine Zeta-Jones meno femme fatale del solito). Si rimane colpiti dalla calma e dalla forza interiore di Viktor, che in una situazione che avrebbe fatto impazzire chiunque trae giovamento dalla capacità di aspettare, certo che le cose prima o poi si risolveranno, permettendogli di realizzare la misteriosa promessa per cui si trova a New York, celata in un misterioso barattolo che porta con sé. Il personaggio di Viktor Navorski è di quelli che non si dimenticano: una sorta di Forrest Gump degli anni 2000 (non a caso interpretato dal medesimo attore), che dietro la sua facciata di sempliciotto spaesato cela una profondità e un’intelligenza superiore a molti di coloro che gli stanno intorno. Stanley Tucci e Tom Hanks nobilitano l’intero film, duellando in bravura nelle parti di due facce opposte ma complementari del sistema: quella di chi lo sostiene con apparente razionalità anche nelle sue evidenti contraddizioni e quella di chi si adatta, trovando una sua dimensione anche nel caos. Steven Spielberg, da maestro della settima arte qual è, compie il solito egregio lavoro, regalando delle inquadrature e delle carrellate che stringono il cuore dello spettatore, facendogli provare tutta la solitudine e il disagio del protagonista, accompagnandole dalle sempre ottime musiche di John Williams.

The Terminal funziona nei momenti più drammatici, meno nelle frequenti sequenze più leggere, che smorzano troppo la carica emotiva di ciò che succede al protagonista, nonostante siano ben realizzate e ispirate (con le debite proporzioni) alle screwball comedy degli anni ’30. L’aspetto in cui il film arranca vistosamente è quello della critica sociale: dove ci sarebbe stato spazio per una dura e graffiante critica al sistema americano e alle sue contraddizioni, si sceglie invece di concentrare tutta la negatività sul personaggio di Frank Dixon, rendendolo con il suo arrivismo l’unico vero colpevole della situazione in cui si viene a trovare Viktor. Una scelta dovuta probabilmente alla volontà di non criticare troppo duramente il sistema burocratico americano dopo un tempo così esiguo dal terribile attentato terroristico alle Twin Towers, che però pregiudica la totale riuscita del film.

The Terminal è un film del 2004 diretto da Steven Spielberg e interpretato da Tom Hanks

Nonostante alcuni difetti e lo scarso coraggio in alcune scelte, The Terminal si dimostra comunque un riuscito mix fra una classica commedia romantica e un dramma, che con leggerezza ci mette davanti alle assurdità della vita ma anche all’importanza della pazienza. Steven Spielberg e Tom Hanks hanno fatto certamente di meglio, ma non vi deluderanno neanche questa volta.

 

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.7
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.2

3.4