Il Professor Cenerentolo: recensione

Il Professor Cenerentolo poteva essere una storia d’amore, una di quelle esageratamente belle in cui alla fine “… e vissero tutti felici e contenti”, ma siamo nel 2015: c’è la crisi, la mafia, il carcere e l’aria nefasta di Renzi. Tutti fattori che inducono Leonardo Pieraccioni a portare al cinema una commedia frizzantina, dalle sfumature vagamente sdolcinate e stempiate di realtà, impiantando la mappatura degli eventi nella caratteristica isola di Ventotene, chiaramente arricchita da lineamenti prettamente fiorentini che sanno dare uno smalto colloquiale, fresco e succulento alla pellicola.

A vent’anni dal suo esordio cinematografico, il regista de I Laureati decide di rimodulare il suo personaggio, accantonando la verve pungente che lo ha contraddistinto in questi anni per approcciarsi a un uomo più maturo, forse più realista, che osa mettere da parte i sogni e la faciloneria per aggrapparsi disperatamente e smodatamente alla contemporaneità.
Il professore protagonista è Umberto (Leonardo Pieraccioni), un ingegnere che per evitare il fallimento della sua ditta di costruzioni ha tentato di rapinare una banca ma, da brava persona quale in fondo è, viene colto con le mani nel sacco e, mentre ai Soliti ignoti monicelliani perlomeno tocca un misero piatto di pasta e ceci al nostro ‘cabarettista prestato al cinema’ (come lui stesso si definisce) tocca scontare una pena di ben quattro anni presso il carcere della bellissima isola laziale, la cui prorompente bellezza dilaga anche dietro le sbarre, facendo sembrare la casa di detenzione più una colonia per bimbi disobbedienti che un carcere di massima sicurezza.

Un direttore di manica abbastanza larga, interpretato dal simpatico Flavio Insinna, permette al peccatore in buona fede un margine di libertà tale da consentire il casuale incontro con l’affascinante, folle ed entusiasmante Morgana (Laura Chiatti): una donna col 25% di invalidità mentale, attratta dall’aria intellettuale del professor ma all’oscuro della sua condizione di detenuto. Farsi scappare una donna del genere? Giammai! Il mitico Umberto, che durante il giorno lavora in biblioteca, ha solo un problema: a mezzanotte in punto deve ritonare in cella, proprio come un moderno Cenerentolo.

Il Professor Cenerentolo: la fantasia rende gli uomini liberi

E anche se Morgana non è esattamente una principessa da favola, Umberto farà di tutto per conquistarla, coadiuvato da una bizzarra squadra di complici, capeggiata dalla sveglia e tutto pepe figlia del direttore, Sveva (Lorena Cesarini), alla quale sta impartendo delle lezioni al fine di farle raggiungere l’agognato 110 e lode, arricchita poi dal piccolo Arnaldino (Davide Marotta): un lillipuziano con le fattezze di un bambino, le conoscenze di un nerd e le doti di James Bond. A seguire una ruota di personaggi stereotipati, atti a scomodare tutte le rappresentanze degli ultimi del terzo millennio.
Così abbiamo il siculo Don Vincenzo (Segrio Friscia) esperto di ballo, l’Agente Nocella (Nicola Nocella) pronto a chiudere un occhio e chiaramente il mitico Massimo Ceccerini (Tinto), compagno di sventure, ancora una volta alle prese con rapporti sessuali impossibili, come quello con l’abbondante sposina rumena (Emanuela Aurizi) che, per paura di essere sciolta nell’acido, si unisce alla combriccola nella missione segreta che dovrebbe coronare l’amore tra Umberto e Morgana: il furto di una catenina d’oro. Insomma una storia all’italiana, in cui le cattive azioni vengono machiavellicamente oberate da nobili intenzioni e per essere liberi, si sa, nel Bel Paese basta solo la fantasia!

il professor cenerentolo

Particolarmente interessante la colonna sonora, con musiche composte dallo stesso Pieraccioni, che potete ascoltare e scoprire meglio qui.

Il Professor Cenerentolo non è una storia d’amore tra una giovane orfana e un bel principe e niente vira verso la prospettiva della felicità eterna; è invece la storia di un rapporto d’amore sincero tra un padre che ha sbagliato e una figlia quindicenne che si vergogna di lui (Martina, interpretata da Lisa Ruth Andreozzi). Pieraccioni intraprende così territori registici per lui inesplorati, portando in scena la caricatura divertente dell’italiano medio, che predica bene e razzola male. Una commedia sull’amore, non quello eterno, fiabesco, con contorni al profumo di rose e fiori, bensì quello imperfetto ma autentico perché, come dice Morgana da buona fatina… la perfezione non esiste, ma l’amore si!

Al cinema dal 7 dicembre, distribuito da 01 Distrubution.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.2
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.2
Emozione - 3

2.8

Voto Finale