eXistenZ: recensione

Da un cineasta come David Cronenberg ci si può aspettare tutto, tranne che un film rassicurante. Non fa eccezione alla regola questo eXistenZ, che indaga in maniera disturbante e inquietante il tema della realtà virtuale, applicata in questo caso al mondo dei videogame. Il film è uscito nel 1999, stesso anno di un’altra pellicola simile per temi come Matrix, ma, a differenza dell’opera dei fratelli Wachowski, si è rivelato un clamoroso fiasco al botteghino, incassando meno di 3 milioni di dollari, a fronte di un budget di circa 15. Per questa pellicola particolarmente complessa e stratificata, il regista canadese si affida a un giovane Jude Law e a un’ambigua Jennifer Jason Leigh, che a breve vedremo in The Hateful Eight di Quentin Tarantino e ascolteremo nello splendido Anomalisa di Charlie Kaufman. Piccole ma significative apparizioni anche per Willem Dafoe (PlatoonL’ultima tentazione di Cristo), Ian Holm (Bilbo Baggins nella trilogia de Il Signore degli Anelli) e Christopher Eccleston, che i più conosceranno per essere stato la nona incarnazione del celebre Doctor Who.

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eXistenZ: una storia cupa e visionaria sempre in bilico fra finzione e realtà

In un indefinito futuro, è possibile vivere i videogame in prima persona tramite la cosiddetta bio-porta, ovvero un foro nella schiena del giocatore dentro cui viene inserito una specie di cordone ombelicale, che a sua volta fa parte del pod: una periferica di gioco fatta di vera carne e trattata quasi al pari di un animale domestico. La celebre game designer Allegra Geller (Jennifer Jason Leigh) sta per presentare a un piccolo pubblico l’ultima sua opera, il gioco eXistenZ. Proprio sul più bello, la donna subisce un attacco da parte di un terrorista, che la ferisce in modo lieve e la costringe a mettersi in fuga insieme a Ted Pikul (Jude Law), addetto alla sicurezza per la ditta per cui Allegra lavora. Per i due comincia così un allucinante viaggio in bilico fra il mondo reale e quello virtuale, con continui colpi di scena che ribalteranno la nostra percezione di realtà e fantasia.

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David Cronenberg affronta nuovamente il temi che potremmo dire ricorrente nella sua carriera: quello della fusione fra carne e metallo. Tre anni dopo lo sconvolgente e conturbante Crash, le macchine non sono più uno strumento da cui trarre lo stimolo per alimentare una perversione sessuale, ma diventano il mezzo per interfacciarsi a un mondo di finzione, con proprie regole e schemi, ma tuttavia somigliante e spesso confondibile con quello reale. L’oggetto tramite il quale uomo e tecnologia si incontrano è il pod, la particolare periferica di gioco verso cui lo spettatore, nonostante l’aspetto repellente, è spinto a provare affetto e tenerezza. Da esso scaturisce una storia allo stesso tempo cupa e visionaria, fortemente destabilizzante per lo spettatore. Solo alcuni dettagli (come l’acconciatura della protagonista) possono aiutare il disorientato spettatore in questione a districarsi in questo illusorio labirinto. Si respirano le atmosfere dei racconti di Philip K. Dick, capace di giocare con la mente dei destinatari delle proprie opere, distorcendo la realtà con continui ribaltamenti di prospettiva. Il film di David Cronenberg sa però vivere di vita propria, spaziando su tutto il genere della fantascienza e dipingendo un futuro allarmante, ma sempre più vicino, in cui la tecnologia è così insediata nella vita degli uomini da avere ripercussioni tangibili e determinanti nelle loro esistenze. Non siamo molto lontani dalla critica sociale sul potere dei media affrontata in Videodrome, altra opera del regista canadese con cui eXistenZ ha più di un punto di contatto.

Cronenberg conferma la sua maestria dietro la macchina da presa, partorendo una pellicola che, pur senza mostrare neanche una scena di sesso esplicito, gronda sensualità da tutti i pori: la crescente tensione erotica tra i due protagonisti è sottolineata dal continuo focalizzarsi sulla bio-porta, utilizzata come chiarissima metafora sessuale. Non mancano inoltre scene dal grande impatto visivo, come l’operazione chirurgica al pod, la pistola fatta di ossa o la splendida sequenza finale, che toglie allo spettatore ogni certezza acquisita fino a quel momento. Ottime le prove sia del giovane, ma già efficace Jude Law sia di Jennifer Jason Leigh, che per recitare in eXistenZ ha rifiutato di tornare sul set di Eyes Wide Shut per rigirare alcune sue scene, finendo per essere tagliata dal film di Stanley Kubrick.

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eXistenZ è un film di nicchia che ha avuto poca considerazione da parte del pubblico, probabilmente troppo omologato su storie piatte e rassicuranti per apprezzare una pellicola così spiazzante e disturbante. Seguendo la tradizione della migliore fantascienza, David Cronenberg ci ricorda che, come i personaggi del gioco, nella vita a volte siamo costretti e recitare una parte e a pronunciare una precisa battuta per proseguire verso il nostro obiettivo, spingendoci contemporaneamente a profonde riflessioni sulla compenetrazione della tecnologia della nostra società e sui diversi livelli di realtà che possiamo vivere e percepire. Quanto è vera la nostra esistenza? Quanto è falsa la realtà virtuale dei videogame? Non vi resta che guardare il film per scoprirlo.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4.1
Sceneggiatura - 3.7
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.7

3.8

Voto Finale