Magic In The Moonlight: recensione

Magia, scienza e Provenza. Woody Allen si sposta dal Parigi al sud della Francia e presenta il suo Magic In The Moolight al Torino Film Festival.
Ricordate The illusionist? L’atmosfera è molto simile. È inizio ‘900, precisamente il 1928, e la scena si sposta da Berlino alla Provenza, nelle grandi tenute ricche dell’epoca. Ad aprire il film è il prestigiatore cinese Wei Ling Soo. Un mago acclamato in tutto il mondo e da pochi conosciuto con la sua vera identità di Stanley Crawford. L’illusionista viene convinto dal suo vecchio amico Howard Burkan a recarsi nella Riviera del sud della Francia per smascherare la sedicente e seducente medium Sophie Baker. Stanley si reca nella residenza della famiglia Catledge dove si trova come ospite la sensitiva insieme alla madre. Già dal loro primo incontro capisce di poterla smascherare in pochissimo tempo, ma con grande sorpresa e disagio, ciò in cui riesce Sophie sfugge a qualsiasi sua comprensione razionale e scientifica.

Magic In The Moonlight

Stanley Crawford è un uomo inglese molto distinto. Colto, divertente e al tempo stesso arrogante e prepotente, troppo convinto di sé e della sua ragione. Secondo il suo pensiero a tutto vi è una spiegazione scientifica. La ragione trionfa sempre e dietro ogni trucco, anche quello di un mago, vi sono movimenti meccanici ben nascosti. Ad interpretare lo scorbutico Stanley è Colin Firth. Difronte alle capacità di Sophie il suo sapere e la sua sicurezza vengono messe in discussione. “Non è che improvvisamente cambia opinione, pensando che il potere di Sophie sia reale”, dice Firth. “Piuttosto è qualcosa nascosto in lui da lungo tempo che improvvisamente esplode all’esterno con una gioia quasi fanciullesca”. Stanley, forse anche a causa del lavoro che svolge, non crede nell’esistenza di Dio e dell’aldilà. Lui è solito crearle le illusioni, però quando comprende che “forse c’è la vita dopo la morte” capisce che in realtà la vera magia è sempre mancata nella sua vita.

Magic In The Moonlight

Sophie Baker con quei suoi occhi grandi e profondi è Emma Stone. L’attrice conserva quella delicatezza e quel fascino che la contraddistinguono in ogni suo lavoro. Sophie è un’affascinante americana con un dono, saper leggere la mente degli uomini e dialogare con l’aldilà. Questa sua capacità suscita in alcuni grande curiosità e ammirazione, in altri scetticismo e rabbia. Della giovane sensitiva è innamorato il figlio della signora Catledge, però lei non ricambia gli stessi sentimenti, anche se è stuzzicata dall’idea della vita che le farebbe condurre, fatta di viaggi e di ricchezza.
Sophie sin dal primo momento resta colpita da Stanley. Il suo essere burbero e scorbutico la fa sorridere.
“Uomo colto ed esigente, Stanley espone Sophie a cose con le quali altrimenti non sarebbe mai entrata in contatto”, racconta Allen. “Lui le apre alcune porte e risveglia in lei l’interesse di raggiungere alcune di quelle cose”.

Magic In The Moonlight

Stanley si innamora dell’ingenuità e del mistero che l’avvolge. Sophie è affascinata dal suo essere sicuro e convinto di sé. “Vedere qualcuno ed esserne istantaneamente attratti è una cosa inspiegabile”, dice il regista.
Woody Allen racconta una storia di amore e magia, ma anche di ragione e fede, di scienza e credenze. Sarà l’atmosfera francese, saranno i colori così vivaci, sarà il cast così perfetto, sarà la sceneggiatura raffinata e ironica, che rendono Magic In The Moonlight un gran bel film. La trama è in effetti un po’ banale, però il contesto in cui si svolge e la sua costruzione sono ottimi. Un mago e una sensitiva si incontrano, dibattono e si innamorano, ma un film basato sul gioco delle illusioni non può che essere un favoloso e incredibile “scherzo elaborato”, dal 4 Dicembre al cinema.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4.2
Sonoro - 3.7
Emozione - 4

4.1

Voto Finale