Poltergeist: recensione

Poltergeist, reboot di Gil Kenan, distribuito da 20th Century Fox, è adatta ad tutti, inclusi i minori e le persone facilmente impressionabili. Perché?! Ci aspettavamo un horror. E invece, abbiamo assistito ad una commedia grottesca in cui si è scimmiottato un fantomatico genere che ha pienamente deluso le aspettative, già blande. Stessa trama. Poltergeist racconta di una famiglia composta da due genitori e da tre figli. La loro esistenza viene turbata quando la più piccola viene sorpresa a parlare sola davanti lo schermo della televisione. “Sono arrivati”. Annuncia la piccola. Da quel momento in poi, iniziano a manifestarsi strani fenomeni di natura soprannaturale, ma la famiglia non sembra particolarmente spaventata fin quando durante un temporale, la piccola viene risucchiata da un fascio luminoso e scompare. Quando i genitori continuano a cercarla, sentono la voce della figlioletta attraverso l’audio della tv.

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La bambina del film

Una differenza, ma grossa: la tecnologia adoperata nel primo Poltergeist per realizzare gli effetti del film. Già perché, sebbene in Poltergeist del 1982 i rumori, i tremolii, gli spostamenti di oggetti possano sembrare oggi grossolani, paragonati a quelli della versione attuale, sono estremamente credibili, supportati anche da effetti sonori spaventosi, invece nella seconda versione si lascia fin troppo spazio all’ironia, non connessa allo scetticismo nei confronti dei fenomeni paranormali, ma legata agli stessi protagonisti. Ora, realizzare un reboot è sempre una sfida difficile. Capita, che spesso si vinca, realizzando un ottimo risultato. Ma nel caso di Poltergeist della regia di Gil Kenan assolutamente no. Nel 1982 Tobe Hooper, con l’aiuto di Steven Spielberg, vinse a mani basse. Con una sceneggiatura, una produzione e un montaggio che portano la firma di un giovane regista che diventerà un Maestro, con tre candidature agli Oscar e circa 80 milioni di incasso solo in America, Poltergeist rientra, di diritto, tra i film cult del genere horror. Quello di Kenan non si avvicina neanche ad un mero omaggio del film originale. Perché se, nel primo c’era anche una forte critica alla cultura pop televisiva americana, nel secondo, con l’arrivo delle tecnologie come iPad, iPhone, droni, si perde l’autenticità del televisore in quanto tunnel per le presenze demoniache.

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Il demone non ha pietà di nessuno

La sensazione di tensione è irrisoria, diciamo assente! Dunque, seppur in assenza di tecnologie avanzate, negli anni ’80 l’elemento pauroso si percepiva pienamente. Anche per il fatto stesso in sé. Nel Poltergeist del 2015, si scivola spesso nel ridicolo-demenziale che, sicuramente sarà voluto, ma si è perso di vista tutto il resto.

Giudizio Horror House

Regia - 2.2
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 1.2
Emozione - 0.7

1.6

Voto Finale