La vendetta di un uomo tranquillo: recensione del film vincitore ai Goya 2017

Mai ferire un cuore pacifico, mai strappargli dalle braccia la sua placida serenità. Attraverso il suo film – una visitazione artisticamente ruvida dell’ira umana che racchiude una forza narrativa e violenta dall’impatto quanto mai potente – il regista spagnolo Raúl Arévalo trasporta nella dimensione cinematografica con istinto immediato il dolore iracondo, frustrato, intrappolato in un corpo pronto a scoppiare nella sua ottima opera prima La vendetta di un uomo tranquillo, storia di un segreto tenuto sulla bocca dello stomaco per troppo tempo e pronto ad assalire con forza selvaggia i suoi esecutori di morte.

Quieto, raccolto nel proprio riservato mondo, José (Antonio de la Torre) si avvicina con lento interesse all’instabile Ana (Ruth Díaz), incapace oramai di ricongiungersi con il compagno di una vita, il carcerato Curro (Luís Callejo). Uscito dopo otto anni di reclusione avendo scontato le pena per una rapina in cui è stato l’unico ad esser finito catturato, Curro si mostrerà impreparato nell’affrontare la quotidianità e si ritroverà nuovamente immerso in una spirale di crimini dove ancora una volta ricoprirà il ruolo di spettatore aiutando contro voglia il mite José, il quale deve rintracciare i vecchi collaboratori dell’ex detenuto e consumare così una sua personale vendetta.

La vendetta di un uomo tranquillo tratteggia la fredda crudeltà degli insospettabili

la vendetta di un uomo tranquillo

Mai sottovalutare gli insospettabili. Le persone calme, quelle apparentemente rilassate, quasi prive allo sguardo di sentimenti contrastanti con la loro figura perpetuamente pacata. Mai sottovalutare un buono che ha sofferto, che ha visto morire la sua vita pur rimanendo sempre con gli occhi aperti, sopravvivendo per anni legato a una fitta di dolore talmente acuta da generare nel tempo una crudeltà fredda per nessun verso reversibile. Mai sottovalutare un’opera prima, perché il lavoro realizzato da Raúl Arévalo si presenta con un impatto travolgente e spiazzante, mentre con calcolata precisione si sposta tra le fessure di una rabbia inesplosa che, pronta a ruggire, inforca macchina e fucile per andare ad appagare la sua affamata sofferenza con lo scorrere di molto, colpevole sangue.

Un passo indietro rispetto ai protagonisti a seguire con curiosa bramosia il loro disfatto cammino, ad incastrare in primi e primissimi piani i loro volti come a esplicitare il segnato destino nella quale fatalmente sono intrappolati: la macchina da presa vive, pedina, si intromette ne La vendetta di un uomo tranquillo per rubare ogni minima ruga, ogni minima espressione, ogni minimo segnale di un prossimo futuro marchiato dalle irrequietezze di uno spirito corrotto dall’amaro ricordo che ha determinato il suo infausto disegno di rivendicazione.

La vendetta di un uomo tranquillo: lo sguardo silenzioso e aggressivo di Antonio de la Torre

la vendetta di un uomo tranquillo

La vendetta di un uomo tranquillo è l’aggressività incredibile nello sguardo disteso di Antonio de la Torre, il quale si acciglia sempre più impercettibilmente nel trascorrere della pellicola; un’emotività che fa uso soltanto di un viso e della sua ingannevole inespressività in cui nascondere una carica brutale e aggressiva, iniettata di un’invisibile cortina di ferocità tangibile nella prova recitativa del grande attore principale, che con misurato spessore utilizza gli unici mezzi che in tutto il film sono chiamati a comunicare: gli occhi del protagonista.

Con tamburi di sottofondo che crescono tanto da far ammontare nel pubblico quel sano fremito di trasporto, forte a tal punto da coinvolgere a livello sensoriale colui che attende di scoprire le sorti di José e delle sue vittime, l’opera – vincitrice del Premio Goya per il Miglior Film – mantiene alta la tensione per vedere fin dove la vendetta può spingere un uomo perbene, ma interiormente disperato. Il ricorso a una violenza che risanerà solo superficialmente una mancanza che non potrà mai dissolversi.

La vendetta di un uomo tranquillo (Tarde para la ira) è in uscita al cinema dal 30 marzo, distribuito da BIM.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5