Il Collezionista: recensione del film con Morgan Freeman

Il collezionista resta un gran bel thriller diretto da un vero e proprio specialista

Diretto da Gary Fleder e distribuito per la prima volta in Italia nel 1998, Il collezionista (Kiss the girl) è un film thriller interpretato da Morgan Freeman e Ashley Judd.

Si tratta di un classico del genere, che riesce a catturare lo spettatore grazie a una trama ben costruita e una recitazione – da parte dei protagonisti – ineccepibile. Oltre all’inossidabile Freeman, infatti, anche Ashley Judd qui in uno dei suoi primi ruoli importanti: la coppia di attori funziona alla perfezione e costituisce uno dei motivi principali per guardare questo film.

Un punto di forza de Il collezionista: i personaggi

Il collezionista, il cui titolo originale – forse meno efficace – è Kiss the girl, è tratto dal romanzo di James Patterson, considerato tra i più importanti scrittori di thriller degli ultimi decenni. La struttura solida di un romanzo di successo, effettivamente, si avverte, anche se si ha l’impressione che lo svelamento progressivo degli indizi prenda una piega precipitosa, almeno per quel che riguarda la trasposizione cinematografica. Dalla sua, il romanzo di Patterson ha la caratterizzazione di un protagonista dall’enorme carisma, così come la sua controparte femminile. Infine, Il collezionista mostra uno spaccato feroce ma autentico della psicologia umana, specialmente maschile, figlia della cultura del possesso e del controllo della donna.

L’azione inizia quando allo psicologo della polizia e criminologo Alex Cross (Freeman) annunciano la scomparsa della nipote Naomi (Gina Ravera), in South Carolina. Pur direttamente coinvolto – e per questo meno imparziale e distaccato – decide di partecipare alle indagini per ritrovarla. Scopre, così, che insieme a Naomi sono state rapite altre ragazze, di cui solo una è rinvenuta morta dalla polizia. Cross inizia da quel momento una corsa contro il tempo per profilare il predatore e le vittime e per venire a capo dell’indagine prima che a Naomi (e a tutte le altre) succeda qualcosa.

Un punto di vista sul rapporto uomo-donna

Il collezionista cinematographe.it

Tra le ragazze rapite dal maniaco, che si fa chiamare con l’emblematico pseudonimo di Casanova, c’è anche la dottoressa Kate McTiernan (Ashley Judd). Donna forte, indipendente, empatica e di carattere, è presa di mira da Casanova proprio per via del suo essere così straordinaria. Il tratto comune delle vittime di questo “cattivo” è – infatti – proprio l’essere particolarmente dotate nel loro campo, oltre a un’evidente bellezza fisica. Il collezionista, dunque è un collezionista di donne: esemplari eccellenti della specie, trofei da esibire, possedere, usare a suo piacimento.

Questa visione così violenta del rapporto uomo – donna è chiaramente una deriva psicotica che Fieder mostra in maniera esasperata nella figura del villain, ma – allo stesso tempo – denuncia come un atteggiamento diffuso e da condannare sempre. Anche nel personaggio del chirurgo plastico William Rudolph (Tony Goldwyn), complice di Casanova, si evidenzia una visione aggressiva e vorace della sessualità. Non c’è condivisione, non c’è piacere, ma solo un atteggiamento predatorio nei confronti di esseri umani la cui volontà è del tutto ignorata.

Fondamentale, a questo punto, il confronto finale tra Alex Cross e Casanova durante il quale il secondo cerca di trascinare l’eroe nella sua visione distorta del mondo e dei rapporti. Proprio perché l’eroe rappresenta il positivo maschile, che da tempo ha superato la visione bestiale dell’accoppiamento come affermazione di sé, Cross chiude con una sentenza finale: “Io non funziono così”.

Il collezionista: perché vederlo

Nonostante i più di vent’anni che sono passati dalla sua produzione, Il collezionista resta un gran bel thriller diretto da un vero e proprio specialista. Gary Fleder non è mai stato particolarmente osannato dalla critica, eppure ha in filmografia prodotti ben riusciti, quasi mai fuori dal genere thriller-giudiziario, con qualche incursione nell’action. Il suo nome è anche legato a una delle serie cult, The Shield che ha avuto un impatto molto importante su tutta la produzione seriale successiva.

Si riconosce dunque una mano esperta, specialmente nel ritmo delle scene d’azione e nella costruzione della suspense, in particolar modo in alcuni momenti-chiave del film come il rapimento di Kate e il confronto finale tra i tre personaggi principali. Solo quest’ultima sequenza varrebbe da sola la visione del film.

Nel contenuto, Il collezionista presenta diversi spunti di riflessione: pur mostrando relativamente poca violenza esplicita, entra nella mente torbida del maniaco e conduce lo spettatore nel suo mondo da incubo, in cui anche le vittime restano a lungo prigioniere. Il costante pericolo in cui si trovano, l’imprevedibilità del villain e l’urto che il suo modo di rapportarsi alle donne genera nel pubblico, rendono la visione allo stesso tempo avvincente e inquietante.

Elegante e misurata la recitazione di Morgan Freeman, che incarna un perfetto Alex Cross, personaggio che riprenderà nel 2001 nel sequel La morsa del ragno. Cross è un buon esempio di un archetipo del genere, ovvero l’agente che risolve il caso con l’intuizione e il ragionamento, piuttosto che con la forza. Empatico, sensibile, Cross sembra essere – proprio in virtù del suo essere così pacato e sicuro di sé – invincibile. Analogamente, la forza di Kate riesce a rendere il personaggio estremamente interessante, la perfetta controparte del mostro Casanova. Là dove il “cattivo” distrugge il femminile, riducendolo ad oggetto, Kate lo afferma, riempiendolo dei valori del coraggio, dell’altruismo e della solidarietà.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8