Homeland 6X01: recensione della season premiere

Dopo anni all’estero, tra Oriente e Europa, finalmente il caro Homeland quest’anno è tornato nella sua “Home Land“, nella capitale della sua madre patria, New York City. Ed è proprio la Grande Mela che fa da sfondo alle nuove vite di tutti i protagonisti.

Nella scorsa stagione, avevamo lasciato Carrie tra due scelte: il ritorno alla CIA proposto da Saul o l’alleanza nella vita e nel lavoro con Otto During, filantropo della scorsa stagione. Siccome, però, la più grande qualità di questa serie tv, creata da Alex Gansa e Howard Gordon, è quella di rinnovarsi sempre e comunque, ritroviamo Carrie in una situazione completamente nuova.
Infatti, l’ex eroina della CIA è ora paladina di giustizia, lavora per un’associazione che aiuta i musulmani a stabilirsi negli Stati Uniti.
Il mood di Carrie è aiutato da un’apertura di episodio segnata da una bellissima musica jazz soft, leggera che riflette il nuovo essere della donna. È una brava madre per Franny, una donna equilibrata e un’amica compassionevole e devota per Quinn, che ritroviamo in uno stato di convalescenza perenne.

Homeland 6: i ruoli di Carrie e Quinn si invertono; la stabilità mentale e fisica è propria ora di Carrie, nuova paladina della giustizia.

Apprendiamo fin dai primi minuti che Peter Quinn (per fortuna) è vivo e vegeto, dopo le terribili cose vissute nella scorsa stagione, ma le sue condizioni non sono delle migliori: è in un ospedale, rifiuta ogni tipo di aiuto, la fisioterapia e anche le visite di Carrie, che lo rendono emotivamente ancora più invalido, considerando il forte e indistruttibile assassino che era prima. L’uomo cerca uno spiraglio di normalità in quella prigione in cui ritrova, ma inevitabilmente precipita e tocca il fondo. E anche qui, la buona Carrie lo salva, portandolo nell’appartamento sotto il suo.

Ricordiamo, però, che Homeland è un thriller politico, e che quindi, anche in questa stagione i conflitti non tardano a gettare le loro basi.
Da una parte abbiamo il buon Saul Berenson, ancora alla CIA, ancora con Dar Adal (che segue sempre il vento che tira); dall’altra abbiamo il caso di un giovane nero musulmano che viene accusato di istigare l’odio verso gli americani e fomentare il terrorismo su un suolo delicatissimo come New York. Ma abbiamo anche una terza parte, rappresentata da una new entry della serie: la Presidente eletta degli USA, Elizabeth Keane (Elizabeth Marvel), una donna segnata dalla perdita del figlio in guerra, inesperta e precipitosa.
I filoni sono per ora a sé stanti, ma siamo solo all’inizio e da fan di Homeland non ci aspettiamo altro che colpi di scena..

Anche quest’anno (dopo Berlino l’anno scorso) Homeland sembra in grado di entrare nel cuore dell’attualità, di scavare e toccare i tasti più dolenti per tutta la popolazione occidentale: il pericolo terrorismo è più vivo oggi che mai prima!

Homeland 6 – è sempre più profondo il legame tra l’attualità e la pseudo-invenzione della serie, specialmente dopo gli eventi terroristici degli ultimi mesi

La scelta di riportare la serie su suolo statunitense (in particolare New York) è brillante e sicuramente studiata per accrescere l’impatto di ciò che gli autori ci mostreranno nel corso della stagione.

Parlando, invece, dei personaggi, ritroviamo i grandissimi della serie e qualche new entry che incuriosisce. Il fomento più grande rimane però per la grande protagonista, eroina bipolare, ex agente CIA.. Carrie Mathison è un personaggio eccezionale, uno dei migliori di sempre, che ha vissuto alti e bassi a dismisura in ogni stagione, che ha subito una trasformazione enorme e che riesce da sola a portare con sé i cuori degli spettatori.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.9