Il colore della libertà – Goodbye Bafana: recensione

Il colore della libertàGoodbye Bafana è un film diretto da Bille August con Joseph Fiennes, Dennis Haysbert e Diane Kruger. Il colore della libertà è tratto dal romanzo Goodbye Bafana: Nelson Mandela, My Prisoner, My Friend di James Gregory. James Gregory è stato per anni una guardia carceraria e responsabile della censura a Robben Island, isola dove Nelson Mandela è stato detenuto dal 1962 con l’accusa di tradimento, sabotaggio, incitamento allo sciopero, cospirazione e coinvolgimento in azioni armate per le quali venne condannato all’ergastolo.

Il colore della libertà: un film che non provoca mai lo spettatore

il colore della libertà

Gregory si trasferisce con la sua famiglia sull’isola di Robben Island, nota prigione sudafricana, in cui vengono detenuti Mandela e altri oppositori e rivoltosi anti-apartheid. James non farà solo da guardia ma dovrà filtrare tutte le lettere e i messaggi che arrivano ai prigionieri, data la sua particolare conoscenza della lingua xhosa, lingua diffusa in molte parti del Sudafrica. Si nota fin da subito di come i luoghi e le atmosfere abbiano un percettibilissimo spessore, infatti le scene sono girate proprio lì, nei luoghi reali e calpestati dagli stessi protagonisti. Gli anni proseguono e Mandela con il suo carisma e la sua determinazione attrae in modo particolare Gregory, che gli si avvicina punto proprio dal suo modo di essere, instaurandoci un rapporto colloquiale, non trattandolo mai da impari.

Il momento cruciale avviene nel momento in cui i suoi interessi a proposito della lotta, delle atrocità verso quel popolo andranno al di là del suo potere: Gregory proverà a conoscere meglio le ideologie e gli intenti di Mandela andando contro i suoi stessi interessi e la sua famiglia. I suoi gesti, che vedranno sconvolgere il normale condizionamento psicologico ai danni di Mandela, faranno innervosire il governo di Pretoria, che avevano precisa intenzione di demoralizzare i prigionieri, renderli soli, inermi e inutili, affinché le rivolte potessero cessare senza altri spargimenti di sangue. Ciò allontanerà Gregory dall’isola ma non dal lavoro, continuando così ad intercettare e a censurare i messaggi mandati e spediti dai ribelli in carcere. In seguito Mandela viene trasferito ulteriormente nella prigione di Pollsmoor; nonostante i soprusi e le morti che dovrà subire lui e il popolo intero, non scenderà mai a patti con il regime che prometteva continuamente la scarcerazione di tutti i prigionieri se mai avessero cessato le rivolte e gli attentati.

Ma il Congresso Nazionale Africano voleva per prima cosa proprio che a cadere fosse il regime con tutte le ingiustizie e le discriminazioni che imponevano, desiderando solo che la loro Carta della Libertà fosse l’unica legge da rispettare. Lentamente ogni follia di persecuzione ed ogni verità vengono fuori, ogni pregiudizio, figlio della più inetta ignoranza, verrà scardinato. La pellicola accompagna le vite oltraggiate ed eroiche dei due fratelli di prigionia Gregory e Mandela fino alla sua liberazione, tra le lacrime e i visi increduli di un Sudafrica lieto di poter riabbracciare il proprio leader.

il colore della libertàIl colore della libertà è un film che non provoca lo spettatore, proprio per il suo vociare dimesso e compito, non svolge quel ruolo di divulgazione o di protesta di cui le pellicole biografiche che trattano soprattutto di personalità simili o vicine a Mandela sono disseminate, resta nei margini di un racconto che si focalizza sul rapporto tra vittima e carceriere e di come Mandela e Gregory si somiglino più di quanto quest’ultimo voglia ammettere. Gregory da guardia occupa un posto nel mondo all’interno di una famiglia che crede semplicemente che la lotta all’apartheid sia sbagliata e che qualsiasi uomo di colore dovesse necessariamente appartenere ad una corrente terrorista, che avrebbe preferito mandare al rogo chiunque fosse pronto a bloccare la loro rivolta o che avesse un colore di pelle differente dal nero.

Ecco che la lotta, sposare una causa che ad oggi sia quanto meno giustissima e da portare avanti con rigore e rispetto, allora prendeva le sembianze di una guerra civile inopportuna e ingiusta, che non ha mai avuto un reale appoggio e sostegno delle fazioni politiche e culturali se non fino agli inizi degli anni ’90: non dobbiamo andare a guardare troppo lontano per capire i motivi per i quali molte nazioni ancora oggi si scoprono razziste, con tutto lo scandalo e la sorpresa delle stesse nazioni, quando sorprendente è apprendere che i diritti e la libertà di un popolo che ha subito il discrimine sulla propria pelle subisce lotte intestine ancora oggi disattese, poiché le nozioni, le tradizioni e le culture non hanno saputo rendere autentiche e grandiose le imprese che ogni uomo, ogni rivoluzionario come Mandela ha potuto compiere per la libertà di ogni uomo oppresso, la cui lotta non si limitava a riconoscere la sua gente al pari degli altri uomini liberi ma che spaziava al diritto di voto, al diritto di studio e che fosse accessibile ad ogni uomo, donna che veniva tenuta lontana dalla res publica e dalle proprie libertà fondamentali.

il colore della libertà

Il colore della libertà non suscita moti interiori, non scatena desideri di lotta irrefrenabile, è tutto narrato con una lucida pacatezza e una sobrietà fine, troppo fine che potrebbero essere poco apprezzate da chi si aspetta di assistere ad una pellicola che guardi alla rivolta con ardore, che prenda forse la scorciatoia dei dissapori avvalendosi di una narrazione sanguinolenta e strabordante, in congiunzione a tutti i motivi ben esplicati che hanno mosso Madiba e chi come lui a non demordere mai nonostante l’oppressione aggressiva del regime sudafricano. Ma il colore della libertà è un colore che sta dentro i margini, non è ricco di sbavature che ne destabilizzano la fruizione, pochi sono i momenti in cui ci si sente rapiti e scossi dalle vite di Mandela e Gregory, da quelle contraddizioni relegate all’insipienza di un popolo che ha scelto di non appoggiare una lotta per inerzia mentale e pigrizia sociale.

 

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 2
Emozione - 2

3