Le Paludi della Morte: recensione del thriller con Jessica Chastain

Ispirato a fatti realmente accaduti, Le Paludi della Morte è un film del 2011, diretto da Ami Canaan Mann (figlia del regista Michael Mann) e interpretato da Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, Jessica Chastain e Chloë Moretz. Il film è stato presentato in concorso alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

La pellicola è ambientata a Texas City e i protagonisti sono Mike e Brian, due agenti di polizia alle prese con un serial killer che abbandona i corpi delle sue vittime in un’area paludosa, chiamata per l’appunto Paludi della Morte. L’agente Brian sente il dovere di occuparsi di questo caso ancora di più quando a sparire è Anne, la ragazzina del posto che l’agente aveva preso sotto la sua ala protettiva.

Le paludi della morte

Nonostante il discreto lavoro della regista, Le Paludi della Morte è un film ricco di cliché.

Anche se la storia è costruita con perizia, quando un genere come il thriller viene riempito di cliché è difficile poter andare avanti con la storia o interessarsi alle vicende. La pellicola è costellata di stereotipi, a partire dalla coppia di poliziotti che, nonostante il buon lavoro di squadra, ricordano tutti i poliziotti dei thriller del passato: quello buono e quello cattivo.

Il poliziotto buono è interpretato da Jeffrey Dean Morgan, un uomo devoto, marito amorevole e padre di famiglia; quello cattivo è, invece, interpretato da Sam Worthington: un uomo diventato cinico a causa degli eventi negativi che hanno caratterizzato la sua vita, separato, solitario e violento. Quello che conosciamo dei protagonisti è davvero poco. Conosciamo in linea generale il loro carattere e il loro modo di lavorare, ma non sappiamo nient’altro.

La regista non si sofferma su questi due personaggi, a lei non interessa mostrare allo spettatore il lato umano o il carattere dei suoi protagonisti, il suo intento è quello di portare alla luce una città malata, fatta di serial killer e giovani ragazze uccise, il tutto contornato da un’atmosfera cupa.

Le paludi della morte

In Le Paludi della Morte la storia fatica ad ingranare.

Nonostante la partenza del film in Media Res, la storia fatica a prendere il suo ritmo, procedendo molto lentamente, per poi riprendersi nella seconda parte, quando la narrazione si infittisce di quegli eventi che colpiscono i protagonisti in prima persona. C’è da dire, però, che la regista non abbandona mai l’atmosfera cupa che si è creata fin dai primi minuti, costituita da più di un intreccio e con varie trame secondarie che si inseriscono nella trama principale, senza però avere delle vere e proprie soluzioni.

I temi trattati da Le Paludi della Morte sono molto delicati.

Parliamo di temi come la prostituzione minorile e la pedofilia. Temi delicati, ma non trattati in modo crudo o come ci si aspetterebbe da questo genere di film. La Mann decide di dare pudore a quello che tratta, non scandalizzando lo spettatore, ma creando la giusta tensione adatta al thriller.

Questo è il primo film da regista di Ami Canaan Mann e, anche se si è impegnata molto nel suo lavoro, il risultato appare un po’ sfocato e impreciso, soprattutto nella fotografia. Punto a favore è invece la scrittura, molto ordinata e comprensibile, soprattutto nei dialoghi. Un film che inquieta e attrae allo stesso tempo, peccato per quei difetti che rovinano l’effetto che la regista avrebbe voluto

Regia - 2
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.7