Waco: Il Processo – recensione della miniserie Paramount+

Un sequel ben strutturato che racconta in parallelo passato e presente, ricongiungendoli nel punto perfetto.

Waco: Il Processo è la miniserie targata Paramount+ disponibile in streaming a partire dall’8 novembre 2023 con i suoi cinque episodi. Il nome della serie non ci è nuovo, ed il motivo è molto semplice: si tratta della seconda stagione, un vero e proprio sequel, della serie madre Waco. Grazie all’abilità dei creatori, registi e sceneggiatori Drew Dowdle e John Erick Dowdle non mettiamo subito in connessione gli avvenimenti mostrati nella ipotetica stagione uno della serie, ma attendiamo come in uno stallo alla messicana, uno staring contest tra il pubblico e lo sviluppo della trama.

Ma bastano i primi due episodi per entrare appieno nella storia avvincente che si srotola sullo schermo con la sua ricchezza narrativa – forse persino troppo densa di avvenimenti e racconti – e le connessioni si fanno chiare, inevitabili. Waco: Il Processo riprende uno degli eventi di cronaca più critici della storia governativa americana. E se la prima serie mostrava gli eventi in sé, raccontati con un doppio approccio e un montaggio complesso, che fonde le due tipologie di alternato e parallelo, per mostrare gli avvenimenti del passo e i loro sviluppi nel presente. L’assedio di Waco, per alcuni conosciuto come massacro di Waco, è uno dei momenti più tristi, nonché fallimentari, della storia dell’ FBI.

Waco: Il Processo – cinque episodi per raccontare la radicalizzazione di gruppi militanti americani e le conseguenze della storia

Waco: Il Processo recensione - Cinematographe.it

Waco: Il Processo è un legal drama che si svolge principalmente in tribunale, con un serrato processo non solo ai protagonisti, ma anche alla legge americana, alla sua anima più profonda. Risulta sorprendente la capacità dei prodotti Made in USA di fare autocritica, soprattutto considerando la sua antica storia di fierezza e patriottismo. Ma quando un evento come quello dell’assedio di Waco crea una vera e propria voragine nel cuore di questo grande paese, non si può non operare una profonda e capillare operazione di ricerca, di critica, uno studio importante per connettere il passato con il presente, facendo in modo la storia si conosca così che possa non ripetere se stessa.

Mentre l’assedio di Waco, e tutto ciò che lo ha creato – tra l’ascesa di David Koresh, nato Vernon Howell (nella prima stagione interpretato da Taylor Kitsch), e le ricerche delle autorità rappresentate da FBI e ATF – viene raccontato in tutta la sua terribile brutalità nella prima serie, Waco: Il Processo è un profondo viaggio nel cuore delle conseguenze di quelle azioni. Il personaggio di Michael Shannon, che come sempre dà cuore e spessore alle sue interpretazione, e quello di Shea Whigham devono affrontare la mostruosità della loro violenza; quel massacro che ha portato alla morte di 75 persone, di cui 21 bambini, contro la presunta setta militante e militarizzata dei Davidiani nel cuore dell’America è una pagina nera nella storia del paese, una ferita mai rimarginata.

La ferocia di Whigham contro i presunti terroristi è radicale e brutta, da sentire e da vedere, ma la cinematografia riuscita di Todd McMullen la rende impensabile, necessaria, bisogna vedere quel che accade quando i giganti cadono miseramente al suolo, fallendo rovinosamente nella loro pretesa di ergersi al di sopra del mondo. La struttura della prima serie viene rispettata, una struttura che prevede lo scorrere parallelo di due storie, una nel passato e l’altra nel presente, che si incontrano in un punto e uno spazio perfetto. Perché se stiamo a guardare la formazione e dunque il family drama intorno alla vita di Vernan Howell prima che diventasse David Koresh (interpretato da un giovane ma credibile Keean Johnson, un perfetto piccolo Taylor Kitsch), vediamo anche la nascita e la radicalizzazione dei sopravvissuti di Waco come Timothy McVeigh, interpretato da Alex Breaux, che sarà dietro l’attentato in Oklahoma e Washington.

Il terrorismo del suprematismo e supermacismo bianco che ha raggiunto il suo culmine con l’assedio del Campidoglio del 2021, in occasione della “cacciata” presidenziale e il cambio di governo, viene spiegato in dettaglio mentre le colpe degli americani sono scolpite nella pietra. Waco: Il Processo è riuscito e solido come legal drama ma anche come origin story, un intelligente studio critico sui fallimenti americani e sui metodi della loro milizia, in grado di provocare exploit di violenza e sangue in seno al paese stesso. Niente sembra più lontano nel tessuto sociopolitico americano dal celebre slogan “Make America Great Again”.

Waco: Il Processo – valutazione e conclusione

Waco: Il Processo recensione - Cinematographe.it

Waco: Il Processo è una serie che racconta con maestria e ritmo una storia di cronaca giudiziaria, ma anche un vero e proprio buco nero nella storia americana, ponendo enfasi sull’autocritica profonda e sui personaggi storici con le loro collere personali, i loro ideali e la loro fallibile umanità. Un cast di grandi attori e una regia forte sono il perfetto veicolo di una vicenda buia dalla quale c’è da imparare per evitare, accuratamente, la reiterazione di errori passati. Dopo aver visto Waco, la storia americana contemporanea non sarà visibile con gli stessi occhi.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3