Anna Ammirati si racconta, da Mare Fuori a Tinto Brass, “I social amplificano, non trasformano”

Anna Ammirati è Liz in Mare Fuori: l'abbiamo incontrata al Riviera International Film Fest

Anna Ammirati, una delle interpreti della serie dell’anno Mare Fuori, è stata tra gli ospiti del Riviera International Film Festival 2023. Grande attenzione è stata data, nella kermesse, alle serie tv, con la presenza del cast della serie Rai e Blanca, ma anche le ultime novità Sky Original.
Abbiamo incontrato l’attrice che impersona Liz, uno dei personaggi più forti di Mare Fuori: Anna Ammirati ha una lunga carriera alle spalle iniziata con Monella, nel 1989, di Tinto Brass, e proseguita in maniera multiforme.

Tu sei Liz dalla prima stagione di Mare Fuori. Hai visto allora montare lentamente l’incredibile successo di questa serie, forse inaspettato per queste dimensioni. Qual è stato il primo incontro tra te e Mare Fuori?
Sono stata contattata dal regista della prima stagione, Carmine Elia. Sembrava un lavoro come tanti ma poi abbiamo capito che non lo era…“.

anna ammirati

Il tuo personaggio compie un percorso, lungo le tre stagioni, anche attraverso il rapporto con Edoardo: un percorso che la fa cambiare e le dà profondità. Quanto spazio ti hanno dato, sia gli autori che i registi, per mettere qualcosa di tuo in Liz?
“In realtà ognuno di noi, ma parlo per me stessa, facciamo un lavoro molto personale. Le sceneggiature sono scritte in italiano, ma sul set recitiamo in napoletano, proprio un’altra lingua, c’è una vera e propria traduzione.
Ormai i personaggi sono diventati dei canovacci, ma abbiamo messo molto di nostro all’inizio. Personalità, ma anche nel modo di interagire con i ragazzi, poi la mia Liza è carnale, anche nel modo di approcciarsi, le piace piacere ma tiene distanti tutti: queste sfaccettature le ho inventate strada facendo.

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A proposito dei ragazzi, ho letto che in un’intervista hai dichiarato di essere stata in un carcere vero per prepararti al ruolo: e negli occhi dei ragazzi detenuti hai visto e riconosciuto qualcosa di te e dei tuoi coetanei, da adolescente, sulla circumvesuviana. Pensi che questa forma di realismo possa essere uno dei motivi principali del successo della serie?
Guarda, i motivi del successo sono veramente tanti. Per quanto mi riguarda, è una serie fatta per la Rai e non per una piattaforma, quindi genuina, e questo è nell’arte premia, quando ci sono poi troppe costruzioni dietro si sente.
Questo succede spesso perché molti progetti vengono scritti proprio per far “abboccare” lo spettatore, invece qua non c’era niente di tutto ciò. Poi è una serie che non glorifica il male, anzi lo denuncia, è una serie che finalmente va contro gli adulti perché dietro ali sbagli di questi giovanissimi ci sono le famiglie corrotte, sporche, sbagliate. E la gente si è identificata.
E poi c’è anche il rapporto tra gli attori: non è scontato che quando si cominci una serie le cose vadano così bene, qua è successo proprio che siamo diventati amici, ci confidavamo tra di noi, e il rapporto sincero arriva al pubblico“.

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Tu hai cominciato nel 1998, da Tinto Brass fino poi a fare teatro, televisione. Da allora ad oggi è cambiato il modo di produrre l’audiovisivo: in questo mutamento, hanno avuto, hanno ancora un ruolo i social?
“Sai che non credo? Sicuramente sono un mezzo potente, per diffondere una notizia o qualcosa: possono essere stati una cassa di amplificazione per una serie chiamata Mare Fuori… ma poi devi metterci i contenuti, dentro, gli sceneggiatori devono pensare a creare qualcosa che ha un peso. Se è una ciofeca, rimane una ciofeca, non c’è social che tenga!! Non credo che il successo di un prodotto qualitativamente alto lo puoi dare in mano ad un social: se hai creato una stronzata, amplifica solo quello. I social amplificano solo quello che crei, ma non trasformano niente.

Ci parli del progetto Officine Sviluppo Armonico, le OSA, e cosa hanno a che fare con Anna Ammirati?
Le Officine Sviluppo Armonico è stato un progetto a cui ho lavorato due anni, durante la pandemia: mi ero fissata di voler mettere il mio lavoro al servizio di qualcosa di più grande.
Come anche altri colleghi on cui ho condiviso queste cose, mi ero convinta di voler fare l’attrice in un altro modo che non fosse quello convenzionale. Allora ho pensato al mondo degli adolescenti, al quale sono moto legata, so chi sono, qual è il loro mondo, le loro sofferenze, le loro esigenze.
Questa cosa della rete è molto seria, pensa che l’OSM alla fine del 2024 quando aggiornerà l’elenco delle nuove patologie inserirà la iad, ovvero internet addiction disorder. Allora ho fatto una ricerca, mi sono messa a studiare e per fortuna il Ministero della Sanità mi ha sostenuto economicamente; per tre mesi, 40 ragazzi per otto ore al giorno hanno fatto cinema e drammaturgia rinunciando ad ogni contatto con la rete.
Li ho messi davanti ad un mac gigante, con una scheda audio, cuffie, microfono, casse, mixer e altro ma senza nessun collegamento web. Loro sono stati, durante questi mesi, davanti al pc per creare musica, ideato video con Premiere un software di montaggio: e i cellulari ovviamente erano banditi. Sono stati quindi costretti a relazionarsi, a creare delle amicizie.

Hai debuttato a teatro con Napsound, le poesie di Edoardo De Filippo rilette con la musica elettronica…
Per me Edoardo è Shakespeare, non morirà mai. Ha un rinnovo continuo, nelle sue opere c’è la vita: ho pensato a lui per Napsound perché in lui c’è la tragedia, la famiglia, la follia, e con le sue parole in bocca devi essere proprio incapace per sbagliare!

Liz, e quindi Anna Ammirati, tornerà in Mare Fuori 4?
Non è ancora chiusa la sua storia: però se torna lo farà nell’ultima puntata… per poi ritornare nella quinta