Un’altra vita – Mug: recensione del film di Malgorzata Szumowska

Un'altra vita - Mug al cinema dal 24 aprile diretto da Malgorzata Szumowska, parte da un evento accaduto in Polonia per raccontare ipocrisie e cattolicesimo.

Un’altra vita – Mug (Twarz) è un film diretto da Malgorzata Szumowska, una delle più importanti registe polacche odierne, e interpretato da Mateusz Kosciukiewicz, Agnieszka Podsiadlik, Malgorzata Gorol e Roman Gancarczyk.

Le vicende sono quelle che riguardano il protagonista Jacek, grande appassionato di heavy metal che lavora in un cantiere posizionato sul confine fra Polonia e Germania. Proprio in questo cantiere verrà costruita quella che è destinata a essere la più grande statua di Gesù Cristo al mondo, persino più grande del monumento a Rio de Janeiro. Jacek ha intenzione di chiedere la mano di Dagmara, sua fidanzata con cui sta progettando un futuro insieme, ma un grave incidente sul luogo di lavoro cambia tutto ciò che aveva in programma. Per ricostruire il suo volto sfigurato, Jacek decide di fare “da cavia” per il primo esperimento di trapianto facciale nel suo Paese, attirando su di sé l’attenzione dei media e delle persone comuni, che lo idolatrano al pari di un eroe nazionale. Per Jacek, però, è sempre più difficile venire a patti con il suo nuovo volto e riconoscerlo ogni giorno.

Malgorzata Szumowska racconta contraddizioni e ipocrisie nei centri rurali della Polonia con Un’altra vita – Mug

Un'altra vita - Mug cinematographe.it

A partire da due avvenimenti reali, la regista Malgorzata Szumowska torna a esplorare la doppia faccia dei piccoli centri rurali della sua terra attraverso una pungente satira sugli usi e costumi della Polonia. Se il discorso era già stato avviato con la realizzazione di W imie… (In the name of, risalente al 2013), completamente incentrato sulla vita e sulle tendenze inconfessabili di un prete prigioniero del suo repressivo ambiente religioso, in Un’altra vita – Mug si propone un’eloquente trasposizione in simboli di quello che è stato pensato come un dualismo portante dell’intera struttura narrativa del film. L’attenzione mediatica e pubblica della nazione può scegliere di seguire due strade: è catturata, da una parte, dall’enorme impiego di forze umane nell’impresa bizzarra e grottesca di erigere la più imponente statua di Cristo che si sia mai vista, mentre dall’altra è ugualmente rapita dal fascino che il “fenomeno” Jacek diviene in breve tempo.

Si tratta di una scissione che si ripercuote, poi, sull’immagine che la Polonia stessa rimanda di sé, del suo popolo e delle sue strampalate dinamiche interne, un profondo contrasto tipico di quei gruppi sociali (anche vasti e numerosi) devoti a valori religiosi, e più in particolare a quelli cattolici, spinti a seguire quegli stessi valori come fossero sistemi di regole ma omettendone il più onesto significato o dimenticandone la possibile applicazione degli insegnamenti nella vita e nella realtà quotidiana più concreta.

Un’altra vita – Mug: uno sguardo ironico e impietoso su un ultracattolicesimo privo di empatia

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Si tratti di un essere umano, la cui esistenza è segnata da un risvolto tragicomico (la sostituzione della sua stessa faccia), o di uno smisurato blocco di pietra eretto in onore di una figura “divina”, la comunità descritta dall’impietoso sguardo ironico e beffardo di Szumowska si regge su un sistema di emblemi e immagini svuotate del loro contenuto, ormai semplici stendardi: quello descritto, sebbene tramite un racconto a tratti smagliato, è un cattolicesimo apicale, l’ultracattolicesimo fondato su contraddizioni e superficialità di analisi e osservazione, sul legame inscindibile con una sorta d’insensibilità ormai radicata, “nazionalizzata”, e portatrice di egoismo e intolleranza su alti e stratificati livelli.

Il dolore, lo smarrimento, le pene di Jacek che si materializzano ogni volta dinanzi allo specchio sembrano concetti quasi anacronistici, superati e fuori luogo nel terribile ambiente sociale di cui fa parte. Che senso ha lo smisurato allargamento della figura di Cristo se è solo un ingrandimento materiale, sintomo di una collettività che ha dimenticato la naturale empatia col prossimo? Se i media hanno assuefatto il mondo narrato (quello polacco ma anche, più in generale, quello occidentale contemporaneo) a ogni tipo di racconto, di storiella, di aneddoto, non c’è più spazio per la sofferenza più semplice e intima.

Un’altra vita – Mug è a cinema dal 24 aprile 2019 distribuito da BIM e Movies Inspired.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.9