Sherlock Holmes: Gioco di Ombre – recensione del film di Guy Ritchie

Nel creare Sherlock Holmes, Arthur Conan Doyle si ispirò a Joseph Bell, che era stato suo docente di Medicina quando studiava presso l’Università di Edimburgo. Bell era un docente particolarmente popolare per i suoi metodi di insegnamento originali, la strabiliante capacità deduttiva e per avere una personalità affascinante ma poco empatica.

Numerosi attori hanno prestato il loro volto all’inquilino di Baker StreetBasil Rathbone, Christopher Plummer, Peter O’Toole, Christopher Lee, Ian McKellen e Benedict Cumberbatch.

Guy Ritchie ha però cambiato tutto, stravolgendo l’aspetto del personaggio di Doyle (o meglio quello a cui eravamo abituati) fin dal primo film, e in questo Sherlock Holmes: Gioco di Ombre si è spinto ancora più all’estremo. Più che un freddo e gelido investigatore, infatti, a tratti sembra più una rockstar annoiata o un professore in preda a crisi di esaurimento nervoso.

 

Azione, colpi di scena e suspense sono gli ingredienti base di Sherlock Holmes: Gioco di Ombre

Nella realtà però il lavoro sul personaggio fatto da Ritchie è stato incredibilmente complesso e acuto, nonché molto fedele al personaggio dei romanzi. Non si è infatti limitato a ritagliare il personaggio basandosi sulla verve del mattatore Robert Downey Jr. (come fece Burton con il Jocker di Nicholson), quanto piuttosto ad approfondire e mettere ancor più in risalto la personalità di Sherlock Holmes. Sherlock Holmes: Gioco di Ombre è strettamente legato allo Sherlock Holmes descritto in modo più dettagliato e meno superficiale a partire da The Sign of Four del 1890, il secondo romanzo della serie, dove la sua tuttologia disarmante cominciava a delinearsi in modo sempre più convincente.

Le sue conoscenze comprendono letteratura, anatomia, chimica, giurisprudenza, geologia, filosofia, astronomia, geopolitica, botanica, diverse lingue e… i travestimenti! A molti è sembrato strano vedere quello che una volta era il detective con pipa e cappello destreggiarsi in combattimenti degni dei migliori film di Hong Kong, ma nella realtà l’Holmes concepito da Doyle è un grande esperto di Bartitsu (antenato delle Arti Marziali Miste creato in Inghilterra proprio alla fine del XXI secolo) e maneggia con destrezza anche le armi.

Unica eccezione il rapporto con Irene Adler (interpretata anche qui da una bravissima Rachel MacAdams), che spesso sconfina in un’amicizia dai confini mutevoli, mentre nei romanzi vi era solo una profonda ammirazione per l’unica donna capace di batterlo.

SHERLOCK HOLMES: Gioco di Ombre

Nel film di Guy Ritchie il rapporto tra Sherlock Holmes e Irene Adler è differente rispetto ai romanzi di Arthur Conan Doyle

Di certo la scelta di Jared Harris per interpretare il Professor Moriarty è uno dei motivi per i quali questo Holmes di Guy Ritchie. riesca ad incollare lo spettatore, senza mai annoiarlo o confonderlo. La chimica tra i due attori di Sherlock Holmes: Gioco di Ombre è semplicemente perfetta nel ricreare il complesso rapporto tra due geni che le scelte della vita hanno posto sui fronti opposti.

Lo scontro tra il Professor Moriarty (Jared Harris) e il Detective di Baker Street è uno dei più avvincenti mai creati nella letteratura.

Moriarty è conforme solo nelle apparenze, Holmes neppure in quelle. Moriarty è perfettamente inserito nella società, Holmes quasi un reietto mal sopportato. Il primo è già uomo del nuovo secolo e delle nuove idee, Sherlock invece si mostra romanticamente disinteressato al futuro, conscio di voler solo vivere l’attimo, il presente, la partita a scacchi contro sé stesso. Entrambi narcisi, perfettamente consci del loro essere geni, scostanti, egoisti eppure pieni di rispetto per quell’alter ego con il quale far nascere un duello di intelligenza che sublima di entrambi ogni risorsa.

Alla fine non si potrà non rendere il merito al regista di Sherlock Holmes: Gioco di Ombre e all’attore per l’averci mostrato ancora una volta e in un modo molto più divertente ed originale dei predecessori perché Sherlock Holmes ci affascina: per l’orgoglio e il coraggio con cui rivendica quella diversità ed libertà di pensiero ed azione sinceramente autentiche, che nella moderna società di massa (nata proprio in quegli anni) sono sempre più ardue da trovare.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 5
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.2