Il labirinto del silenzio: recensione del film di Giulio Ricciarelli

Siamo negli anni Cinquanta nella Germania del miracolo economico e della voglia di ricostruire dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non c’è tempo per guardare indietro agli orrori che sono stati commessi, perché ciò di cui tutti hanno bisogno è rappresentato da musica, feste, sottogonne e rock’n’roll. Ed è così che un capitolo importante e significativo della storia della Germania si cela dietro i sorrisi di chi, con la guerra appena alle spalle, ha il solo desiderio di andare avanti e di vivere come se non fosse successo niente, un po’ per ignoranza, un po’ per la paura di affrontare a viso aperto la reale storia che ha macchiato la nazione tedesca, e non solo.
Da questi presupposti nasce il film Il labirinto del silenzio che vede per la prima volta alla regia Giulio Ricciarelli, milanese di nascita e tedesco di adozione, e Alexander Fehling nel ruolo del protagonista Johann Radmann. Il film è in corsa per gli Oscar 2016 in rappresentanza della Germania nella sezione “Miglior film straniero”.

Sono stati tanti i film che nel corso degli anni hanno trattato il tema dell’Olocausto: il più celebre, La vita è bella, ha portato l’Italia agli Oscar con una storia raccontata attraverso gli occhi di un bambino che vive all’interno di un grande gioco ed è intenzionato a vincerlo. E se nel film di Benigni la cifra è proprio quella dell’innocenza, ne Il labirinto del silenzio tutto ruota intorno alla ricerca della verità calpestata e nascosta. Il protagonista Johann Radmann (Alexander Fehling) è un giovane nominato Pubblico Ministero che si accontenta di passare le sue giornate lavorative occupandosi di verbali automobilistici. In una giornata di gran trambusto, però, Johann ascolta il discorso di Gnielka riguardante un insegnante, riconosciuto come ex guardia di Aushwitz, ma nessuno dei presenti sembra interessato alla vicenda.

Il labirinto del silenzio: una verità più facile da nascondere che da affrontare

Nella mente di Johann si presenta una domanda, sempre più insistente: “Cos’è Aushwitz? Perché tutte le persone che Johann incontra non sembrano interessati a questo caso?”. Tutto ciò accresce la determinazione del giovane nel capire cosa sia realmente successo in quel campo. Ma il caso si rivela più complesso del previsto: Johann in primis deve prendere informazioni su delle verità che lui stesso ignorava, e come lui la maggior parte dei suoi concittadini.

il labirinto del silenzio

Alexander Fehling nel ruolo di Johann Radmann

Conoscere per riuscire a far giustizia, per riportare a galla una verità troppo scomoda, una ferita ancora troppo aperta seppur ben nascosta. È in questo senso che il film si inserisce tra i cosiddetti “film della memoria” dove solo la corretta informazione, la conoscenza e il coraggio portano alla verità e al suo tramandarsi di generazione in generazione. Insomma, un film perfetto per avvicinarsi alla Giornata della Memoria e quindi alla tematica dell’Olocausto, non in modo crudo ma attraverso quello che ha rappresentato, soprattutto quando tutto era già stato compiuto e un processo aveva già condannato alcuni degli artefici dei misfatti.

Le inquadrature sono composte e calibrano molto bene quello che lo spettatore vede e quello che viene lasciato all’immaginazione, il montaggio è calmo, ritmico e preciso. La colonna sonora intensa, ma allo stesso tempo minimalista, aiuta il pubblico ad immergersi completamente nella storia, ed è proprio questo ciò che ricerca il regista che aggiunge “Nessun elemento dovrebbe attirare l’attenzione distogliendola dalla storia. Questa storia ci ricorda che sono sempre gli individui che portano il cambiamento e che spingono avanti la civiltà. La lotta, il dolore e la bellezza di questa battaglia sono il centro del film“.

Il labirinto del silenzio ha riscosso già successo, ottenendo una buonissima critica al Festival del Cinema di Toronto. Il film uscirà nelle sale italiane il 14 gennaio distribuito da Good Films.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.7
Sceneggiatura - 3.7
Fotografia - 3.7
Recitazione - 3.7
Sonoro - 3.7
Emozione - 3.5

3.7

Voto Finale