Il disertore: la storia vera dietro al film di Florian Gallenberger

Gli eventi realmente accaduti che hanno dato ispirazione a Il disertore, film di Florian Gallenberger.

Nel 2020 Florian Gallenberger, giovane regista tedesco di belle speranze, ha presentato al pubblico la sua opera  Il disertore. Il lungometraggio si sofferma sulle vicende di Walter Proska, un soldato che, nell’estate del 1944, abbandonò l’esercito nazista per cambiare totalmente schieramento. Imbracciò, infatti, le armi a fianco dell’Armata Rossa e dei partigiani polacchi contro i vecchi compagni. Quanto mostrato sul grande schermo affonda le radici nell’omonimo romanzo di Siegfried Lenz. Che, oltre a raccontare lo svolgersi degli eventi, gode di una morale ben precisa.

Un momento de Il disertore

Il disertore affronta i fatti della Seconda guerra mondiale sotto una nuova prospettiva

Il libro erge Walter a simbolo per definire i contorni della vera malvagità che serpeggiava nel conflitto bellico. Il protagonista rappresenta il prototipo del soldato tedesco ideale: addestrato per rendere servizio alla patria e difendere il Reich, esegue gli ordini senza mai metterli in discussione. Una vera e propria macchina inarrestabile, capace di porre in atto ogni crudeltà gli chiedessero i suoi capi.

Tutto fila così, liscio, privo di una minima titubanza nell’uomo, convinto di essere dalla parte del giusto. Ma il castello di sabbia che si era costruito è destinato a crollare miseramente. Durante un viaggio, conosce sul vagone in cui si trova una donna e se ne innamora. Questa svanisce nel corso di un controllo e, pochi istanti più avanti, un plotone fa esplodere i binari su cui il treno transita.

L’episodio scuote la coscienza di Walter, che apre gli occhi sull’inutilità della campagna attuata dal regime nazista. È la spinta al cambiamento, ad abbandonare la vecchia causa. Lenz de Il disertore abbraccia pertanto il movimento dei partigiani, una volta resosi conto del vero nemico da abbattere: il nazismo. Una corrente politica ben più subdola e meschina, la quale, dietro ai concetti nazionalistici, spinge i commilitoni a commettere i peggiori crimini contro l’umanità.

Il racconto de Il disertore, che ha il merito di porre sotto una diversa chiave di lettura la Seconda guerra mondiale, è rimasto sepolto in un cassetto fino al 2015. Lenz lo aveva scritto nel 1951, a pochi anni di distanza dalla cessazione delle ostilità. Ma, dopo averlo presentato a quindici editori e aver incassato dei continui e costanti no, si era visto etichettare come disfattista e traditore della patria.

Si è resa necessaria la sua morte, avvenuta nel 2014, per riportare alla luce il manoscritto. Mandato subito in stampa, venne lungamente ignorato e oltraggiato. Toccò attendere ben 64 anni dalla stesura per la pubblicazione, e il suo autore non ebbe mai la soddisfazione di assistere a tale momento.

Un'immagine de Il disertore

Lo stesso scrittore spiegò di essere scappato perché riusciva a sopportare i singoli individui, ma non li sopportava come tedeschi ligi al dovere. Poiché mentivano a sé stessi tanto da credere che l’abisso fosse sempre un pericolo per gli altri. Attraverso le pagine dell’opera, Lenz ha saputo descrivere a pieno l’insensatezza e l’assenza totale di umanità creata dalla Germania nazista. Che aveva indotto degli uomini a rischiare la loro stessa vita pur di difenderla.

All’epoca Lenz pagò pegno per una visione fin troppo lucida e razionale. Metteva a nudo la verità che il Paese stesso non aveva il coraggio di ricordare. La Germania non ebbe il coraggio di affrontare le sue responsabilità e di guardare in faccia le atroci azioni commesse.

Un testo come quello di Lenz dava fastidio, sicché levava ogni velo di ipocrisia. Per fortuna, oggi è possibile accedere alla fatica letteraria e, grazie all’ottima trasposizione di Gallenberger, una delle pagine più nere del passato viene a galla pure tramite la forza delle immagini.

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