Elizabethtown: recensione della commedia romantica con Orlando Bloom

La recensione di Elizabethtown, il film di Cameron Crowe con Orlando Bloom e Kirsten Dunst protagonisti. Una commedia romantica piuttosto gradevole.

Una serie di inaspettati eventi e fallimenti, una manciata di sale e pepe romantici e qualche risata incorniciano Elizabethtown, la commedia romantica firmata alla regia da Cameron Crowe e interpretata da Orlando Bloom e Kirsten Dunst. Una pellicola gradevole, che tra la vasta scelta di commedie romantiche che costellano l’universo cinematografico avrebbe potuto fare davvero la differenza. Se ne resta infatti senz’altro colpiti, ma non abbastanza entusiasti e affondati, nella migliore accezione del termine.

Quando Drew incontra Claire: la trama di Elizabethtown

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Drew Baylor è un affermato designer di scarpe a cui davvero non manca nulla: il lavoro dei sogni, una bella fidanzata (Jessica Biel), una situazione sentimentale e familiare a cui manca solo uno scalino per l’altare, il successo e la ricchezza che gli permettono di tenere in piedi questo equilibrio consolidatosi. L’ultima scarpa da lui ideata però non mette un sigillo fermo su questa vita, ma anzi non solo fallisce, ma lo scaraventa in maniera brutale lontano dal mondo del lavoro e degli affetti.

A chiudere questa discesa agli inferi si aggiunge la prematura scomparsa del padre, che lo porta a rincontrare una sfilza di familiari con cui non intrattiene profondi e piacevoli rapporti, e a consolare una madre e una sorella destabilizzate dall’evento. Nessuno immagina però che per Drew l’unica strada verso cui girare è quella del suicidio. O forse quella di inseguire la fantasia e l’imprevedibilità di Claire (Kirsten Dunst), la hostess incrociata durante il suo viaggio di ritorno in Kentucky per andare a trovare la sua famiglia.

Elizabethtown: una commedia moderna dallo stampo classico, con ottime premesse

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Regista e sceneggiatore di Elizabethtown, Cameron Crowe è un nome ben noto, che ha alle spalle film come Vanilla Sky, Jerry Maguire, per cui ha ricevuto due nomination agli Oscar del ’97 come Miglior film e Miglior sceneggiatura originale – sezione in cui ha vinto qualche anno dopo con Quasi Famosi – e rappresenta quindi in qualche modo una garanzia.

Elizabethtown infatti si presenta sin dalle prime scene come una commedia dal ritmo andante che assume di tanto in tanto tratti grotteschi e rallentamenti, scelta che non dispiace affatto e che caratterizza lo stile di Crowe. E i volti della Dunst e di Bloom ne sono senz’altro in piena armonia, con una recitazione smorzante: si ride e si sorride dietro un umorismo consapevole, che è un continuo invito al the show must go on anche di fronte al vuoto, alla sconfitta e alla morte. Un’ ottima capacità del film infatti è quella di parlare di argomenti importanti con leggerezza, e per dirla con Calvino mai superficialità, ricordandoci lo stile di una commedia dallo stampo classico. C’è però tanta modernità nello stile dei personaggi e nella scrittura di una sceneggiatura che parla di temi universali come il lavoro, la famiglia, la ricchezza, il matrimonio e l’amore nella loro accezione più moderna.

Elizabethtown: le digressioni che stancano il ritmo andante

Rispetto ad altre commedie romantiche ciò che piace subito di Elizabethtown è la genuinità con cui ci presenta ciò che accade, valorizzandone la semplicità e credibilità. Seppure non manca quell’elemento del caso e della fortuna che tanto amiamo nei film, ma che conserva sempre un fondo di (in)credibile, la storia tra Drew e Claire è credibilissima, perché raccontata nei tempi giusti, senza sviolinate o inutili lungaggini. La lunga telefonata, l’incontro all’alba, il loro prendersi e ricorrersi è sempre presentato senza alcuna trovata eccentrica.

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Ciò che rende imperfetta Elizabethtown è la parte centrale, quella che unisce la prima alla seconda: c’è infatti un eccessivo soffermarsi sulla situazione familiare di Drew, che per quanto possa essere funzionale al personaggio, si muove verso approfondimenti e piaceri narrativi che ci sembrano portarci improvvisamente in un altro film. Il viaggio/ritorno di Drew nel Kentucky è così pieno di elementi, superflui ai fini del film in generale, che rischiano di poter dare vita ad un altro film. Viene meno così quel ritmo andante che ci ha catturati dal primo momento e che rischia di far calare l’attenzione dello spettatore.

Elizabethtown: una colonna sonora road movie che viaggia tra rock e country

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Ciò per cui possiamo perdonare Crowe, che inciampa in un errore evitabile, non è solo la credibile e gradevole storia d’amore ma anche una colonna sonora memorabile che a tratti rendono Elizabethtown anche un po’ road movie. La scelta infatti dei brani e degli autori nel corso del film è strettamente legata a precisi stati d’animo e ai luoghi visitati da Drew. Le canzoni infatti sono per lo più cucite su misura del suo personaggio: non è un caso che proprio Claire penserà e sceglierà delle canzoni che parlano della sua storia e del suo viaggio, fisico e mentale. Tra i nomi musicali che spiccano sicuramente quello di Elton John, Tom Petty, The Hollies, Ryan Adams e immancabile Nancy Wilson, moglie di Crowe che musicalmente è presente quasi in tutti i suoi film.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Emozione - 3.5
Sonoro - 4

2.8