RomaFF13 – Bayoneta: recensione del film di Kyzza Terrazas

Bayoneta é una pellicola sospesa in un ambiente indefinito, che non si riesce a cogliere fino in fondo.

La 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma dedica un ampio spazio allo sport e quest’anno sembra puntare l’attenzione su uno in particolare: il pugilato. Kyzza Terrazas dirige Bayoneta, un dramma che racconta il percorso di vita intrapreso da un ex pugile.

Il messicano Miguel “Bayoneta” Galíndez è stato un campione di pugilato, che adesso vive a Turku, in Finlandia, senza alcun valido motivo. La sua vita si alterna tra la professione di insegnante di pugilato durante il giorno e lo sbronzarsi costantemente ogni sera dopo essere uscito dal lavoro. Consapevole di stare mandando a rotoli la sua intera esistenza, Miguel tenta di risollevare la sua condizione tornando sul ring, confrontandosi con alcuni demoni del passato.

Bayoneta: viene infranto il tacito accordo relazionale tra protagonista e pubblico

Bayoneta Cinematographe

Bayoneta é una pellicola sospesa in un ambiente indefinito, che non si riesce a cogliere fino in fondo. Il regista Terrazas avvia il film su delle premesse che sembrano preannunciare uno sviluppo maturo, una costruzione stratificata, con una particolare profondità psicologica, ma al contrario notiamo che queste basi tendono a dissolversi gradualmente, presentando un prodotto privo dello spessore auspicato.

La pellicola non solo non funziona dal punto di vista della regia, ma anche la sceneggiatura, scritta dallo stesso Terrazas insieme a Rodrigo Marquez-Tizano, risente di alcune notevoli mancanze. Silenzi assordanti regnano protagonisti, spesso posizionati all’interno di un dialogo senza una valida motivazione – anzi sono spesso la causa di una confusione che si genera nello spettatore, il quale in questo modo tende a perdere i fili del discorso. È possibile notare evidenti buchi nella trama, che non chiariscono approfonditamente il tormentato dramma vissuto dal protagonista.

Lo stesso Miguel Galíndez (Bayoneta è il suo “nome di battaglia”), interpretato da Luis Gerardo Méndez, pur essendo il protagonista non riesce a bucare lo schermo, non riesce a provocare negli spettatori quella dose di empatia che solitamente si richiede per la vicenda del personaggio. È come se venisse infranto quel tacito accordo relazionale che si stabilisce tra protagonista e pubblico in ogni film. Non è abbastanza forte da far scaturire emozioni, non abbastanza incisivo da far arrabbiare, intristire o rallegrare per le sorti del pugile.

Bayoneta: il paesaggio finlandese come metafora dell’anima di Miguel

Bayoneta Cinematographe

L’ambientazione in Finlandia è forse una metafora ideale per esprimere la condizione del protagonista. Non c’è alcun motivo reale per cui Miguel decide di trasferirsi dal Messico alla Finlandia, ma forse questa assenza di una ragione valida richiede, in un certo senso, lo sforzo agli spettatori di attuare una simbologia tra il freddo paesaggio finlandese e il glaciale cuore di Miguel, che ormai ricorda ben poco del caloroso Messico. Le lande deserte e innevate della Finlandia rappresentano l’aridità del suo animo e della sua esistenza, priva di uno scopo costruttivo.

In sostanza Terrazas tenta – senza riuscire nel suo intento non dichiarato – di presentare la vicenda drammatica di un’anima alla deriva, incapace di ricostruire la propria vita, che cerca di aggrapparsi a un passato altrettanto tormentato ma caratterizzato anche da brevi attimi di felicità e successo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.2