Apollo 13: recensione del film con Tom Hanks

Apollo 13 è un film storico/drammatico diretto da Ron Howard nel 1995, basato sul libro Lost Moon di Jim Lovell. Distribuito dalla Universal Pictures, fu nominato in nove categorie dall’Academy Awards tra cui Miglior Montaggio, Miglior sonoro, Miglior film, Migliore attore non protagonista, Migliore attrice non protagonista, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior scenografia, Migliori effetti speciali e Migliore colonna sonora.

Tra tutte le nove categorie riuscì ad aggiudicarsi due premi Oscar nel 1996 come Miglior montaggio e Miglior sonoro.

Ron Howard è riuscito abilmente a trasformare il senso di fallimento della missione Apollo 13 in un atto eroico

È trascorso meno di un anno da quando l’uomo ha messo per la prima volta piede sulla luna. In America si tenta nuovamente di compiere il grande evento con l’Apollo 13. Tutto sembra procedere normalmente finché dalla base di controllo non viene udita la frase:

Houston, abbiamo un problema.

Così, gli astronauti Jim Lovell (Tom Hanks), Fred Haise (Bill Paxton) e Jack Swigert (Kavin Bacon) iniziano la dura lotta per sopravvivere nello spazio, con l’aiuto della base operativa sulla Terra che cercherà di portarli a casa sani e salvi.

Apollo 13

Ron Howard, riunendo insieme un cast d’eccezione, ha portato sul grande schermo una storia vera, dando comunque una continua incertezza sul finale, raggiunto attraverso una costante adrenalina e una forte tensione emotiva.

Sia per lui che per Tom Hanks è stato importante trasformare il senso di fallimento della missione dell’Apollo 13, in un eroico fallimento ancora molto sentito dalla popolazione Americana. Essi danno così un riconoscimento alla troupe di uomini e donne che hanno compiuto una delle azioni di salvataggio più ricordate nella storia dell’umanità.

Dato che ad Hollywood tutto è possibile, Tom Hanks riesce così a realizzare uno dei sogni che custodiva fin da bambino, viaggiare nello spazio. L’attore interpreta la parte dell’astronauta Jim Lovell durante la quasi fatale missione. Aver vinto due Oscar in due anni consecutivi significava per Hanks la possibilità di scegliere i ruoli che trovava più interessanti. Fu così che accettò la parte.

Essere un astronauta a Houston negli anni ’60, era come essere uno dei Beatles”

Per far sì che Hanks si calasse totalmente nella vicenda e interpretasse nel migliore dei modi la prima persona reale della sua carriera, il vero Jim Lovell decise di incontrarlo e aiutarlo. L’attore passò così 4 giorni a casa dell’astronauta, situata vicino allo Space Center di Houston, in Texas.

Lovell gli fece pilotare il suo aereo in modo che avesse un’idea di cosa significasse essere letteralmente persi nello spazio e pilotare una navicella. L’astronauta gli spiegò anche quali erano le sensazioni nello stare rinchiusi in una struttura nello spazio, mentre tutto era buio e l’unica cosa di luminoso erano le rare stelle che comparivano occasionalmente nel cosmo, e che facevano da guida quando si era nella parte posteriore della luna non illuminata dal sole.

Inizialmente l’attore era molto agitato, ma col passare dei minuti iniziò a rilassarsi e si entusiasmò, consapevole di realizzare qualcosa che aveva sognato da una vita intera.

Apollo 13

Hanks fu affiancato da Kevin Bacon Bill Paxton, che seppero abilmente ricreare l’affabilità e l’empatia che caratterizzavano gli astronauti originari. I tre riuscirono a trasmettere la concitazione e la tensione che sicuramente provarono i protagonisti della vicenda, calandosi perfettamente nei loro ruoli.

Girare nella capsula ristretta dell’Apollo 13 era simile a girare un intero film in un maggiolino della Volkswagen

Il film venne girato in uno studio di Hollywood in cui furono ricreate le stelle e costellazioni da far fluttuare intorno alla “navicella”.

Inoltre, Ron Howard volle ricreare la vicenda nel modo più reale possibile, senza ricorrere ad effetti speciali al computer. Per questo decise di riprendere gli attori simulando la condizione di gelo (quando il riscaldamento fu spento per conservare l’energia necessaria per tornare indietro) in una capsula lunare, costruita nel compartimento a gravità zero di un aviogetto, che presto fu ribattezzato “vomit comet” (vomito della cometa). Alla fine, il cast trascorse molto più tempo nella “vomit comet” di quanto ne abbiano mai trascorso i veri astronauti andando nello spazio.

Oltre al forte impatto visivo e alla suggestiva fotografia, con Apollo 13 il regista ha puntato sull’esaltazione del sentimento, attraverso la perfetta ricostruzione degli ambienti e i vari elementi tecnici, raccontando una vicenda prettamente scientifica in modo diretto e senza particolari tecnicismi.

Apollo 13

La pellicola si avvale di una sceneggiatura particolarmente stabile e lineare, in cui vengono riproposti i reali dialoghi tra la base NASA e la navicella in cui si trovano i tre astronauti, ovviamente integrando anche comunicazioni appartenenti ad altre missioni spaziali.

Reliquia sacra è la colonna sonora, per cui il film ha ottenuto anche l’Oscar. Composta nel 1995 da James Horner, la musica presente all’interno di Apollo 13 non appare solo gloriosa e patriottica per fare da cornice all’epica impresa, ma anche fortemente emotiva. La grande originalità, e inizialmente anche un azzardo, della colonna sonora è che all’interno delle tracce sono presenti anche i dialoghi tra gli astronauti e la base a Houston.

Nonostante Apollo 13 non abbia aggiunto un Oscar alla collezione di Hanks, viene mostrata nuovamente la capacità dell’attore di trasformare un soggetto retrò in un blockbuster di successo.

Arrivato a questo punto della sua carriera, Tom era consapevole del perché fosse già considerato una star: gli spettatori si legavano a lui proprio perché rispecchiava un ragazzo comune.
Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 5
Emozione - 4

4.1