Alla mia piccola Sama: 5 motivi per vedere il film di Waad Al-Khateab ed Edward Watts

Cinque motivi per guardare Alla mia piccola Sama, il documentario della regista siriana che è al contempo una lettera d’amore alla figlia e un atto di denuncia verso le azioni del governo di Assad

Alla mia piccola Sama (For Sama) è un documentario diretto da Waad Al-Khateab e Edward Watts, che ci immerge nel cuore della guerra civile siriana, con uno sguardo crudo e dolce allo stesso tempo. Il film ha il patrocinio di Amnesty International, è stato realizzato in collaborazione con Medici Senza Frontiere ed ha inoltre ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. È sviluppato come una lettera d’amore che la madre, la regista Waad Al-Kateab, dedica alla figlia Sama, una sorta di lungo video-messaggio creato durante gli ultimi giorni della battaglia di Aleppo del 2016, durante la quale Waad teme di non poter più veder la figlia crescere. Le racconta così la storia di come è venuta al mondo e del perché la madre abbia scelto di restare in Siria insieme al marito Hamza, unico medico rimasto nella zona ribelle e amico con cui ha sviluppato una storia d’amore, nata proprio durante i momenti più terribili della guerra.

Il film è tutto girato dal punto di vista dei ribelli – e i due coniugi sono in prima linea nel combattere il regime siriano – con uno sguardo che individua l’unico vero nemico spietato nel presidente Bashar Al-Assad. Al di là della visione unilaterale l’opera ha però un forte valore umano, mostrando la lacerazione di un territorio e la devastazione di una guerra atroce. Una sorta di diario della madre che narra le tappe della sua vita, dalla prima volta in cui è scesa in piazza come universitaria ribelle, alla lotta per la libertà, fino all’esodo in cui ha rischiato la vita assieme alla famiglia e a tanti altri siriani sfollati. Un documentario dal grande impatto dunque, vediamo cinque motivi per cui Alla mia piccola Sama merita d’essere visto.

Alla mia piccola Sama ha una funzione importante di denuncia, mettendo in luce i bombardamenti effettuati sugli ospedali della Siria

Susannah Sirkin, responsabile dei Medici per i Diritti Umani, ha citato durante un’audizione del 30 luglio scorso alle Nazioni Unite il documentario per il suo contributo nell’evidenziare e far conoscere gli attacchi contro strutture mediche e personale effettuati in Siria durante il periodo della guerra civile. “Mentre continuano i bombardamenti del governo siriano contro scuole e ospedali, Alla mia piccola Sama fornisce un resoconto coerente di una crisi umanitaria dal punto di vista dei feriti e degli sfollati” ha inoltre affermato il New York Times. Il film è ambientato in gran parte all’interno di una struttura ospedaliera umanitaria di Aleppo Est, dove Hamza si è preso cura di centinaia di pazienti vittime del conflitto e che è stata oggetto di bombardamenti da parte delle forze governative e dei suoi alleati.

Alla mia piccola Sama riesce a essere straziante e carico di speranza allo stesso tempo, unendo in maniera sorprendente l’orrore della violenza alla dolcezza dell’amore umano

Attraverso la macchina da presa di Waad Al-Kateab osserviamo l’alternarsi di speranza e orrore da parte dei siriani che protestano contro Assad, dalle manifestazioni e gli incontri carichi di slancio libertario, all’orrore delle risposte repressive governative. Scena dopo scena il documentario racconta le conseguenze di vari atti di cruda violenza contro i civili. Eppure vediamo anche scorci di umanità che non soccombe al dramma della guerra, come un neonato che sopravvive contro ogni probabilità, bambini che ridono e giocano all’interno di un autobus bombardato, medici che con sorprendente serenità rischiano la vita per prendersi cura dei feriti, la gioia di una moglie che riceve dal marito un semplice caco che diviene frutto prezioso in mezzo alla miseria, lo sguardo di Sama che con innocenza osserva il mondo che la circonda, una donna che ride con la figlia per un equivoco dettato da uno spaventoso bombardamento.

Alla mia piccola Sama assume un punto di vista eccezionalmente femminile all’interno della guerra

Waad attivista, giornalista, regista, madre. Ci porta all’interno della brutalità della guerra siriana, vista attraverso gli occhi di una giovane donna e della sua fotocamera portatile, con cui riprende tutto quello che le accade attorno. Il film mostra come lei e le sue amiche siano passate dall’essere delle studentesse universitarie idealiste e cariche di speranze per un futuro più giusto nel loro Paese, a vivere una vita circondata da sangue, terrore e morti, anche tra le persone a loro più vicine. La camera indugia più volte su scene al femminile ma il film è soprattutto un grande atto d’amore materno, il cuore di una giovane madre che si apre nel raccontare alla figlia i propri scopi e le proprie convinzioni, chiedendole quasi perdono per averla fatta nascere in un mondo intriso di sofferenza e guerra. Per Waad la figlia Sama è la cosa più bella e preziosa che ha e per questo attraverso il suo lavoro di denuncia vuole anche lasciare una testimonianza futura che spieghi le sue scelte di resistenza e lotta quotidiana.

Alla mia piccola Sama è un inno alla capacità di lottare per un futuro migliore anche nei momenti più difficili e drammatici

La forza del racconto fatto dalla regista siriana sta nella ferma convinzione dei suoi protagonisti nel perseguire una lotta che, all’interno di una straziante realtà, può in certi momenti sembrare vana. Il documentario di Waad Al-Khateab merita d’essere visto per la sua capacità di rappresentare qualcosa di universale raccontando un caso particolare. Libertà, speranza e forza interiore fanno dei due coniugi protagonisti un simbolo di lotta per tutti coloro che aspirano ad un orizzonte migliore. Così Alla mia piccola Sama è anche uno sguardo intimo e umano che riesce a trasmettere la capacità dell’uomo di sapersi dedicare in maniera incondizionata al prossimo anche nelle situazioni più terribili, quando la propria esistenza viene messa a rischio per salvare quella di qualcun altro. Il film è l’affresco reale di chi ha deciso di restare e rinunciare alla ricerca di una vita serena in un altro luogo, per poter lottare affinché quella speranza fatta di giustizia e benessere possa essere concessa alla propria terra e ai propri fratelli.

Alla mia piccola Sama ha alti consensi da parte della critica e ha ricevuto elogi da parte di varie celebrità

Il documentario ha ottenuto diversi premi tra cui quelli per il miglior documentario al Festival di Cannes, ai Bafta e agli European Film Awards, oltreché la nomination agli Oscar nella medesima categoria. Ai Bafta con quattro candidature ha anche ottenuto il record storico per il documentario con più nomination di sempre. Su Rotten Tomatoes ha una percentuale di recensioni positive del 99% con un punteggio di 9.04/10 basato su 91 recensioni di critici specializzati. Nella descrizione riassuntiva del sito viene così delineato: “Intimo e straziante, For Sama descrive con forza le difficili scelte che devono affrontare i cittadini delle regioni devastate dalla guerra”. Inoltre ha ricevuto gli elogi di celebrità come Cate Blanchett, ambasciatrice di Buona Volontà dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e Emilia Clarke che ha chiesto al pubblico di vederlo e sostenerlo.