Pesci Piccoli 2: intervista a Ciro Priello, Fabio Balsamo e Martina Tinnirello tra comicità e verità

Pesci Piccoli 2 torna con più cuore, ironia e verità. Ne abbiamo parlato con Fabio Balsamo, Ciro Priello e Martina Tinnirello tra improvvisazione, lavoro di squadra e nuove sfide generazionali.

In occasione della 55ª edizione del Giffoni Film Festival, abbiamo incontrato Ciro Priello, Fabio Balsamo e Martina Tinnirello per parlare della seconda stagione di Pesci Piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget, serie diretta da Francesco Ebbasta e disponibile su Prime Video.
Una chiacchierata a tutto campo sull’evoluzione dei The Jackal, sulla scrittura comica come strumento per raccontare anche i lati più umani del mondo del lavoro e sull’alchimia che tiene insieme il gruppo, dentro e fuori dal set.

pesci piccoli 2 stagione intervista cinematographe.it

Allora partiamo dall’agenzia pubblicitaria più folle d’Italia.
Ciro Priello: Quale? The Jackal o Pesci Piccoli? (ride, ndr)

Entrambe, possiamo dire. Nella serie si percepisce il desiderio di raccontare anche i lati positivi del lavoro in team: l’ascolto, il supporto, l’accettazione delle fragilità. Quanto pensate sia importante portare questi temi in una serie comica?
Fabio Balsamo:Il pretesto di ambientare Pesci Piccoli in un ambiente di lavoro è pensato proprio per poter raccontare tutte quelle dinamiche umane che capitano a scuola, in famiglia e in tanti altri luoghi di aggregazione. Abbiamo scelto quel tipo di ambiente di lavoro, un po’ perché lo conosciamo provenendo da quel mondo lì, ma poi era una situazione che ci ha permesso di giocare con tanti imprevisti. E si sa che l’uomo nell’imprevisto caccia o il meglio o il peggio di sé. E poi nel lavoro esistono tantissime costrizioni, dove tu non puoi fare emergere il tuo lato più nascosto e autentico, sei obbligato ad essere produttivo e lasciare le debolezze a casa. Questo contrasto da come mi sento, come mi innamoro, come desidero sessualmente, e tante altre emozioni che non posso esprimere perché mi ritrovo in un contesto lavorativo, fa sì che emergano delle dinamiche di scontro originali.
Ciro Priello:Oltre che una complessità e una profondità di personaggi ulteriori. Perché poi sono proprio queste dinamiche che rendono veri i personaggi di Pesci Piccoli. C’è una stratificazione di emozioni profonda e questa dicotomia di cui parlava Fabio non fa altro che far esplodere le  dinamiche interne tra ogni personaggio.

Martina Tinnirello:Stavo pensando anche a quanti prodotti seriali, ma non solo, oggi sono ambientati in luoghi di lavoro. Prodotti di successo anche, come The Studio ambientata in una casa di produzione cinematografica, Severance. Ma anche KPop Demon Hunters che parla proprio dello stakanovismo nel lavoro. Forse c’è un’esigenza intorno a noi, un bisogno reale per far emergere dei sentimenti nuovi anche nei posti di lavoro.

Fabio Balsamo:Perché il sistema di lavoro occidentalizzato ti vuole produttivo, iper-efficiente, e quindi forse c’è bisogno di voci che attraverso l’arte ti raccontino di esperienze lavorative umane.

Intervista Cast pesci Piccoli 2 Cinematographe.it

Sentite anche una responsabilità nel raccontare le generazioni che sono cresciute con voi? Io per esempio mi metto tra queste.
Ciro Priello:Mi sento di dire che l’abbiamo sempre avuta dentro di noi questa responsabilità. Siamo sempre stati consapevoli di essere un megafono molto ampio per tante altre persone che ci seguono. Ci siamo anche sempre preoccupati di veicolare i giusti messaggi. Ad un certo punto abbiamo semplicemente raccontato quello che conoscevamo di più, cercando sempre di avere un’attenzione particolare verso le nuove generazioni. Mi fa piacere che tu abbia notato questo aspetto.

Certo. Seguendovi si nota appunto questo cambiamento di scelta dei contenuti, che si evolvono nel tempo, proprio come siete cresciuti e cambiati voi.
Ciro Priello:Sì, esatto. È stato un processo del tutto naturale.
Fabio Balsamo:Cresciamo noi, e cambiano i nostri problemi. E raccontiamo quello che ci succede nella vita.

Quanta improvvisazione c’è stata sul set di Pesci Piccoli? E specie per te Martina, com’è stato lavorare per la prima volta con loro, anche se fin da subito si è visto che anche tu eri dentro quella chimica che poi contraddistingue tutto il gruppo The Jackal.
Martina Tinnirello: “I ragazzi sono dei grandi improvvisatori. Nel senso che c’è uno script preciso, ma essendo anche autori c’è un lavoro ancora più spesso sui personaggi. Poi devo dire che ormai io frequento i loro uffici ogni giorno e vedo come lavorano, come fanno i loro brainstorming e si vede come comunicano e circolano le idee. E questo poi sul set si vede, tutti cercano di migliorare e arricchire la sceneggiatura. Io sono quella più ligia ovviamente, proprio perché sono l’ultima arrivata. Anche se devo dire che c’è stata una grande differenza tra Pesci Piccoli 1 e Pesci Piccoli 2, appena ho avuto l’occasione di poter inserire un mio dato autobiografico nel personaggio di Greta l’ho fatto. E ho sentito un’emozione davvero grande nel poterlo fare.

Fabio Balsamo:Oltre a quest’ultima distinzione, mi sento solo di aggiungere che ci sono delle fasi di lavoro, dove oltre alla scrittura e alla lettura, c’è un’improvvisazione sulla prima lettura. E quell’improvvisazione diventa terreno fertile per una nuova scrittura. L’improvvisazione non è solo sul set, ma è anche nella fase di lavorazione, ed è quasi una sorta di laboratorio dove una determinata improvvisazione può portare ad una scrittura diversa.
Ciro Priello:È una scrittura continua. Nel momento in cui vesti un personaggio, ti rendi conto proprio mentre stai girando quella serie o quel film che…
Martina Tinnirello: “Ti parla.
Ciro Priello: “Si, ti parla. E cominci a parlare come se fossi quel personaggio. Ti poni quelle domande: come avrebbe reagito in questa situazione? Cosa che magari in lettura, quando ti arriva lo script, non riesci ancora a fare quel passaggio. È un processo che avviene proprio mentre stai vivendo un determinato personaggio che ti arrivano determinate sfumature e sfaccettature diverse. Per questo mi sento di dire che è una scrittura continua. La sceneggiatura che ci arriva non è mai definitiva, e credo che questa sia una grande ricchezza.

Ed è poi una grande sfida.
Ciro Priello:Si, non è per il vezzo ‘mi piace improvvisare’. È proprio perché ne senti la necessità molte volte.