Paolo Madonna oltre Mani nude: ho rischiato di morire, la recitazione mi ha dato “il permesso di esistere”
La recitazione mi ha dato il "permesso di esistere"
Già in occasione dell’anteprima di Mani Nude al Milano Film Fest 2025, Paolo Madonna si è distinto per la genuinità della sua voce. Noi abbiamo avuto l’occasione e il piacere di intervistare questo giovane attore, che si racconta con estrema sincerità, rivelando chi è, come è arrivato ad essere uno dei protagonisti del nuovo film di Mauro Mancini (insieme ad Alessandro Gassman e Francesco Gheghi) e di quanto il personaggio che interpreta sia rappresentativo e vicino al suo vissuto.
La nostra intervista a Paolo Madonna, che interpreta Puma nel film Mani nude

Classe 1997, Paolo Madonna è nato a Roma da una famiglia abruzzese, primogenito di quattro figli. “La mia formazione d’attore è stata abbastanza complessa!” – ci racconta – “Durante l’adolescenza ho vissuto un periodo difficile e sono arrivato al teatro grazie all’aiuto del mio psicologo. [Il teatro] ha saputo curare tante ferite. Qualcuno mi dice che sono bravo e questa per me era una cosa nuova. Finalmente sembro avere anche io un posto nel mondo e con il tempo capisco che sarebbe potuta essere la mia professione. Così ho iniziato a studiare seriamente: dopo quattro tentativi vengo ammesso all’Accademia Silvio D’Amico ed iniziano i primi lavori importanti a teatro con Alessandro Serra e poi la grande occasione con il film di Mauro Mancini. Questa è la mia storia!”.
Il tuo percorso inizia, dunque, a teatro: in che modo questo ha influenzato il tuo approccio alla recitazione cinematografica? Noti differenze significative tra il palco e il set?
“In teatro c’è la polvere, c’è lo schifo, non ti danno una lira o vieni pagato poco, i costumi te li devi fare da solo, le scene te le devi inventare. Devi fare le prove: ti sporchi. Il teatro mi ha veramente insegnato l’importanza del processo in un lavoro artistico e a viverlo con umiltà. Sono molto felice di fare teatro, mi ha aiutato anche in tutta l’esperienza di promozione dopo l’uscita del film. Non ero abituato: il teatro è molto più semplice, da questo punto di vista. La mediaticità può mandare anche un po’ fuori di testa, ma sono felice perché pensare che esiste il teatro mi ricorda di sentirmi più umano. Ecco questa è la verità!“
Come sei stato selezionato per interpretare Puma in Mani nude? E perché sei stato scelto, secondo te?
“Il provino è arrivato alla mia agenzia. Per una serie di motivi casuali o forse fatali, ho dovuto spostare l’orario del mio provino e sono stato il primo. Qui trovo Francesco (Gheghi). Lui aveva già lavorato con Mauro ed era già stato selezionato per interpretare Davide. Ho pensato che in quel momento la cosa più importante fosse stare con lui, conoscerlo e creare la scena insieme. È stato stupendo. La connessione con Francesco è stata naturale, straordinaria e quella non si può studiare, quella o c’è o non c’è. Credo che questo abbia fatto davvero la differenza.
Poi Mauro ha voluto scommettere su di me. Non sapeva se fossi realmente pronto al set e chissà quanti professionisti, magari lottatori veri, avrà visto. Ma ha scelto me, dicendo di aver trovato in me qualcosa di diverso che non aveva visto in altri, nonostante il provino non fosse perfetto, sostiene che non avrebbe potuto non prendermi.“
Possiamo dire che Mancini abbia vinto questa scommessa?
“Lui ha detto di sì. Era felice di tutto, alla fine. Quindi penso di sì. Poi non lo so. Che ne so? Non ci capisco niente… (ride).“
In che modo ti sei preparato per interpretare il tuo personaggio?
“Mauro mi dice che se voglio fare il film devo cambiare vita e devo farlo nel giro di due giorni e fino in fondo. Accetto! Sono stato affiancato dalla nutrizionista, dal personal trainer, dall’insegnante di arti marziali, da quello di lotta mista, di MMA… La produzione è stata meravigliosa perché ci ha messo intorno un’équipe assurda di super professionisti. Mangiavo sei volte al giorno, mi allenavo sette giorni su sette. Tutto questo per costruire la presenza fisica e poi piano piano, chiaramente, c’è stato anche il lavoro sulla sceneggiatura…“.
Paolo Madonna su Mani nude: il regista mi ha detto di non leggere il libro
A tal proposito, in che modo, insieme al regista, avete modificato, se l’avete fatto, il Puma del film rispetto a quello raccontato nel romanzo di Paola Barbato?
“In realtà ti devo svelare questo segreto: Mauro mi ha detto di non leggere il romanzo perché non mi avrebbe aiutato. Mi ha chiesto di leggere la sceneggiatura e di fare un lavoro su questa. Poi mi ha suggerito delle cose che voleva che uscissero da questo ruolo, ed io poi ci ho lavorato. Paradossalmente la mia mente non era informata del romanzo, quindi ho attinto esclusivamente alla sceneggiatura e al mio materiale personale.
Il problema grosso del mio ruolo è che ha poche scene e in quelle poche battute dovevo cercare di portare tutto il mondo di Puma. Tutto: anche il mondo che non viene raccontato. È difficile per il pubblico empatizzare con qualcuno di cui si conosce così poco. Quindi ho dovuto attingere a qualcosa di molto personale.“
Infatti al Milano Film Fest, rispondendo ad una domanda, hai detto “Nel film mi è toccato morire come non mi è successo nella vita” alludendo ad un trascorso difficile, simile a quello del personaggio che interpreti. Potresti dirci di più su questo passato a cui alludi e in che modo questo confluisce nel film?
“Confluisce tutto nel film. Ero rimasto vago a Milano perché è un po’ complesso in realtà. Ma posso dire che l’adolescenza, a volte, è complessa e non dipende dalle famiglie. Anche con delle meravigliose famiglie alle spalle possono succedere grandi casini. Dai 13- 14 anni in poi, ho tirato tanto la corda e ho rischiato delle cose anche legalmente. Sono successi un po’ di casini: a scuola ero pessimo, non riuscivo a mantenere il controllo. Avevo sei in condotta e non riuscivo a studiare. Detestavo la scuola, non riuscivo a fare uno sport bene, non riuscivo a portare a compimento niente. Facevo tanto casino perché volevo sentirmi vivo. Poi fortunatamente ho affrontato tutto con uno psicologo a 17 anni, dopo un evento di colluttazione abbastanza potente. In Polonia ho rischiato di morire. C’è stata una lotta molto dura con delle persone molto più grandi e grosse di me… degli ultras del Varsavia mi hanno stretto contro un muro, mi hanno sorriso con i paradenti ed io lì ho capito che sarebbe finita molto male. E infatti dopo un secondo mi hanno sfondato la faccia di calci e pugni. Bastava qualche centimetro, un secondo in più… Ho capito che la vita a volte ti mette dei muri davanti e sta a te decidere se rimanere dietro il muro oppure scavalcarlo. Può sembrare una cosa poetica da dire, ma il teatro mi ha tirato fuori da sta roba, ma non dalla strada e ste cazzate… Mi ha proprio rivelato che ero in grado di fare qualcosa, di avere un valore e che anche io “potevo esistere”. Mi ha dato “il permesso di esistere”, ecco. Ed io questo senso di esistenza lo trovo ogni giorno attraverso l’arte della recitazione. Ho canalizzato quell’energia tossica tutta qui dentro. Quindi è assurdo e straordinario per me che come primo film io abbia fatto Mani nude. Non avevo mai fatto cinema prima e Mauro mi sceglie proprio per questo ruolo qua. Lui non sapeva del mio passato, quindi io sono rimasto scioccato ed ho pensato che avesse intravisto qualcosa, che fosse un visionario.“

Puma però è anche fragile. Possiamo dire che anche tu, come il tuo personaggio, vivi un po’ questo dualismo, magari anche solo interiore, tra la violenza e la fragilità?
“Eh sì, tantissimo. In realtà è proprio questo il mio problema: io ero il più bullizzato del mondo alle medie. Ero piccolino, magrino, poi non ero il ragazzo più bello del mondo e non riuscivo a crescere. Tutti erano più grossi di me, più belli di me, più fighi di me, però poi a un certo punto ti devi rifare: o rimani nascosto oppure emergi in qualche modo. Mi sono nascosto a lungo e poi ho imparato a parlare, a stare con le persone, ho iniziato ad usare la parola e la simpatia. Queste armi mi hanno salvato dal bullismo. Ho sempre odiato il bullismo. Quando venivo bullizzato mi dicevano che un domani io l’avrei fatto con qualcuno più debole e questa idea non riuscivo a tollerarla. E nel film è proprio quello che fa Puma: all’inizio si scaglia contro Davide, che è fragile, anche se in realtà Puma gli vuole insegnare a vivere, gli vuole trasmettere quello che magari nessuno aveva mai trasmesso a lui. Vuole dargli una lezione per salvarlo, per farlo stare bene in quel mondo. In quell’inferno lì.”
Mani nude è una storia di violenza e noi, ahimè, viviamo tempi duri sotto questo punto di vista. Da giovane attore, cosa diresti ai ragazzi di oggi per convincerli a non ricorrere alla violenza?
“Eh, è molto complesso. Come dicevo, alcune scelte possono portati a perdere la vita. Se dovessi dire qualcosa a qualcuno di più giovane, come se fosse mio fratello, direi di fare attenzione alle scelte che si fanno. Davvero. Di pensare e scegliere bene.“
Torniamo a parlare del film. Ha lavorato accanto ad attori di grande esperienza, come Alessandro Gassman e Francesco Gheghi. Che tipo di rapporto si è creato tra voi? Cosa hai imparato da loro dentro e fuori dal set? C’è qualche aneddoto che puoi rivelarci?
“Francesco, anche se è più giovane di me, come tutti sanno, è molto bravo e ha grande esperienza. Così io accoglievo tutto quello che lui mi suggeriva tra un ciak e l’altro. Forse lui non si ricorda ma, quando la troupe chiedeva qualcosa che non capivo, mi prendeva sotto braccio e mi rivelava cosa fare. Francesco è stato davvero un compagno straordinario, è veramente meraviglioso. Alessandro è la puntualità fatta persona, è silenzioso, non dice una parola di troppo, trasmette una pace incredibile. Io mi sono accodato alla loro energia, senza forzare nulla e mi sono sentito libero di recitare perché loro mi hanno messo nelle condizioni perfette per farlo. Mauro, poi, crea un ambiente di lavoro incredibile: tutti collaborano continuamente in modo meraviglioso, è tutto armonioso. Insomma, una grande fortuna come prima esperienza.“
Hai trovato il tuo posto nel mondo, ma cosa faresti se non facessi l’attore? Quali altre passioni hai?
“Il contadino. Credo che il rapporto con la natura sia veramente una delle cose che forse mi manca di più. Ed è comunque qualcosa che farò a prescindere dalla recitazione. Una volta stabilizzato, giuro che lo faccio, voglio una vita bucolica a livelli estremi. Ho bisogno di questo.“
Cosa ti auguri per il tuo futuro nel mondo del cinema? C’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare, un regista o un attore con cui vorresti lavorare?
“Cosa mi auguro? In realtà mi auguro di lavorare nel mondo dell’arte in tutte le forme possibili, non solo il cinema, ma anche la performance e il teatro. Basti che sia opportunità di crescita umana e che nutra l’anima: questa è la cosa che più mi aspetto. Che qualcuno mi dia la possibilità di donarmi attraverso dei personaggi, che possa interpretare ruoli importanti e che abbiano un valore. Dei ruoli attraverso i quali possa abbracciare le persone, abbracciare gli esseri umani come qualcuno ha abbracciato me, un tempo. A me piace tantissimo lavorare sugli ultimi della società ed è quello che mi capita anche di fare spesso a teatro. Interpreto e mi piace raccontare le minoranze, quelli che non vengono presi in considerazione. Per esempio, poco prima di girare il film, sono andato in scena con uno spettacolo: Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello. Jennifer è un uomo trans e raccontiamo la sua storia straordinaria ambientata a Napoli, dove viene chiamato “il femminiello”. Poi mi capita spesso di interpretare i cattivi. Mi piace interpretarli, sono molto affascinanti, un po’ come Puma, hanno sempre un lato nascosto. Per esempio mi è capitato di interpretare Shylock del Mercante di Venezia. É meraviglioso interpretare i cattivi, perché scopri tantissimo di te e di tutti gli esseri umani. Come ha detto anche Paola Barbato, siamo soliti pensare che le persone siano tutta luce o tutta ombra, ma non è assolutamente vero. Mani Nude è l’esempio lampante di questo: infatti non si capisce a chi dare la colpa di cosa e questo è spiazzante.“
Hai già altri progetti in cantiere?
“Si, ma concretamente non so se posso rivelare qualcosa. Ci sono dei progetti teatrali. Torno a teatro sicuramente. Non aggiungo altro: sono scaramantico!“