Intervista a Marcos Piacentini su Più di ieri: “credo nel potere dell’opera prima”
L’attore Marcos Piacentini ci parla di Più di ieri, opera prima di Jean Carlos Gonzalez Flores che affronta tematiche come la famiglia e l’amore in senso lato. Un racconto di crescita e di maturazione che vede al centro della narrazione Christian (Luca Di Sessa) e Lucas (Marcos Piacentini), due giovani molto diversi tra loro che però si conoscono, riconoscono e costruiscono insieme un rapporto intenso e speciale. A Più di ieri si vuole bene fin da subito, è un film indipendente, quasi per la totalità under 30, è come già detto un’opera prima, che porta al cinema la fine e il principio, la scoperta e la rinascita, la scoperta di sé e dell’altro e, quando si sente parlare Marcos Piacentini del suo Lucas e dell’esperienza fatta si capisce il perché.
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Uno dei temi principali, fondanti di Più di ieri è sicuramente l’incontro, la relazione con l’altro, e Christian e Lucas fanno conoscenza in un luogo diverso rispetto a dove si è soliti incontrarsi nel nostro tempo, sui social, nelle chat. Appare chiaramente quanto sia importante tale incontro per il proprio viaggio, per crescere.
“Sì, esatto, concordo pienamente. L’incontro è centrale, sincero, si incontrano al lavoro. Al contrario dell’epoca in cui stiamo vivendo quello di Christian e Lucas è un incontro umano.”
La nostra intervista a Marcos Piacentini, tra i protagonisti di Più di ieri

Cosa ti ha stupito e colpito della sceneggiatura di Più di ieri che ti ha fatto dire è un progetto di cui voglio fare parte, che voglio raccontare?
“Quando ho letto la storia, mi ha da subito colpito perché, come dicevamo prima, è una di quelle storie difficili da incontrare sul grande schermo e poi la possibilità di lavorare ad un’opera prima è da sempre una cosa che mi ha intrigato. Credo fermamente nell’opera prima e nel suo potere e quindi sono stato fin dall’inizio super contento di prendere parte a questo progetto.”
Cosa ti ha colpito di Lucas? È un personaggio che per carattere è simile a te oppure hai voluto vivere nei panni di qualcuno completamente differente?
“Lucas è un personaggio che mi ha colpito da subito, che ha delle forti fragilità e anche dei fortissimi bisogni. In lui c’è una grandissima umanità, sensibilità che poi verrà fuori anche grazie al rapporto con Christian. Il personaggio di Lucas non si discosta poi tanto dalla mia persona. Lui è un personaggio impulsivo ed ha una certa rabbia data dal suo background ed anche in questo si avvicina abbastanza a me. Io poi mi sono affidato a Carlos e mi sembra che sia venuto fuori un personaggio in maniera organica e naturale dal momento che mi sono affidato alla storia.”
Durante i dialoghi tra il tuo personaggio e quello di Christian viene fuori la differenza tra loro anche grazie a delle parole dette proprio da Lucas: “gli stai dando troppa importanza, secondo me non è una questione di vita o di morte, non letteralmente. Devi distrarti, non devi dargli tutto questo potere” e “Sii meno mentale, sii meno logico”. Sono battute che descrivono molto sia te che lui...
“Assolutamente sì. Vive di istinto e questo non lo rende un personaggio stupido, anzi. Il corpo, la mente, l’istinto lo guidano. È tutto il contrario di Christian che invece è pensoso, più riflessivo, introverso ed è questa la bellezza dell’incontro, un incontro tra due caratteri diversi, entrambi meravigliosi”.
Il potere dell’incontro. Quando incrociamo gli altri guariamo le nostre ferite e cresciamo, impariamo qualcosa. Christian e Lucas infatti imparano qualcosa l’uno dall’altro. Lucas non ha paura di comunicare, di dire, di entrare nella vita degli altri, mentre Christian è colto in un momento di estrema crisi, è chiuso.
“Si vede lungo la narrazione che l’incontro con l’altro, con il diverso, con qualcuno che vive in altri luoghi o contesti, può essere fondamentale per la propria crescita. Questo è importante soprattutto nei giorni d’oggi. Ciò emerge benissimo nella relazione tra Lucas e Christian ma non solo. Mi piace del loro rapporto che provengono da background e luoghi differenti (il primo viene dalla provincia, il secondo ha una storia migratoria, ha delle ferite), quel bisogno di avere un compagno che sia di vita o che sia qualcuno a cui si è uniti da una relazione amicale, alla fine salvifico. Perché è così, perché la vita è così”
I film preferiti di Marcos Piacentini e quell’ambizioso progetto teatrale, per la priam volta in lingua italiana

Un altro rapporto fondamentale per Lucas è quello con il nonno, Juan, il “malo del quartiere”. Lucas è protettivo, è colui che riesce a calmarlo e a renderlo più malleabile nei confronti delle altre persone. Il loro rapporto è tenero, uno scambio di vitalità, magia, saggezza e giovinezza…
“Sì, il nonno interpretato da Juan Fernández, un attore splendido è importantissimo. È una storia d’amore parallela, una storia di famiglia. Con il personaggio del nonno entrano in gioco le tradizioni, è un uomo che ha vissuto, fortemente legato a Lucas e quindi cerca di guidare il nipote nella vita, nelle relazioni, nell’amore, per aiutarlo a destreggiarsi nelle cose.
Il nonno non ha paura di dire ciò che prova, in una scena bellissima e commovente, lui dice al nipote: “ti amo“. Usa parole che spesso gli adulti temono di usare e lo dice nella maniera più semplice possibile, semplicità che è forse la cifra di Più di ieri.
“Sì. Nella maniera più spontanea e vera il nonno dice al nipote “ti amo” ed è bellissimo perché questa è proprio una storia d’amore in tutte le sue declinazioni. È un amore a 360°, è un amore universale che tutti possono comprendere ed è da lì che parte sempre tutto.”
Infatti entrambi grazie all’altro si salvano, l’uno dalla morte del padre, l’altro da un momento forse non facilissimo. Diventa importante anche l’arte. All’interno del film vengono citati vari film, Ladri di biciclette, La strada. Qual è il film che quando tu hai visto ti sei detto: “voglio fare questo?
“Ci sono, ne ho due in testa. Ricordo l’emozione che ho provato e che ho sentito anche dopo averli guardati. Il primo film che mi ha fatto dire voglio fare questo mestiere nella vita è stato I Pirati dei Caraibi perché vedevo Johnny Depp, come si muoveva, come si destreggiava. Vedevo l’azione, l’emozione e da lì mi sono accorto che mi interessava quella dimensione, mi sembrava quasi un gioco.
E poi con il secondo film andiamo a qualcosa di diverso, Il gladiatore. Mi sconvolgeva, mi emozionava. Mentre lo guardavo, mi dicevo: “voglio sapere anche io emozionare come stanno facendo loro in questo momento con me. È iniziato tutto così.”

Quali sono i film che invece guardi per ritrovarti, che sono una coccola?
“Io sono un grande appassionato di cinema, guardo una grande quantità di film, ma quando ho bisogno di una coccola, di qualcosa che mi faccia sentire al sicuro, vado nel cinema di animazione che adoro, capace di portare grandissime tematiche.”
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
“In questo momento mi trovo a Firenze. Sto lavorando nel teatro d’opera, è la prima volta che faccio questa esperienza, mi piace tantissimo. Nel 2026, mi hanno comunicato da poco, che sono stato preso per uno spettacolo, una produzione molto importante, che mi porterà in America e sono molto contento perché è un progetto grande che finalmente porterà in Italia le pièce teatrali di August Wilson, uno dei più grandi scrittori teatrali afrodiscendente, che ha vinto addirittura due Pulitzer e finalmente lo porteremo a teatro in lingua italiana, un’operazione che non è mai stata fatta.”
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