Intervista a Ivana Lotito: “Ruoli femminili al cinema? Pochi e al servizio di quelli maschili”

Di cinema, di donne e di serie TV. La nostra intervista a Ivana Lotito.

Il grande pubblico ha imparato a conoscerla per il ruolo di Azzurra in Gomorra, la serie che le ha cambiato la vita e che ora con l’ultima stagione si prepara a salutare definitivamente. Nel 2020 ha accettato la sfida di recitare in protolatino per Romulus, ideata da Matteo Rovere, ma i primi passi Ivana Lotito li ha mossi nel cinema, da Hotel Meina di Carlo Lizzani a Il grande spirito di Sergio Rubini. L’abbiamo sentita recitare più volte in napoletano, come accade anche nel recente Rosa, pietra, stella anche se le sue origini sono pugliesi. Il grande schermo è il suo primo amore e in questi giorni al Figari Film Festival, la manifestazione di cortometraggi in programma a Olbia dal 19 al 24 giugno 2021, è in giuria nella sezione Scarpette Rosse, dedicata ai film a tematica femminile.

La nostra intervista a Ivana Lotito, tra cinema e donne

ivana lotito cinematographe.it

Qual è oggi il ruolo del femminile nel cinema?

“Da attrice mi capita spesso di soffrire la restrizione del ruolo sociale che comunemente si dà alla donna, nella maggior parte dei casi si è al servizio dei ruoli maschili. Esiste una vera e propria restrizione di genere come se alle donne venissero date solo alcune possibilità e agli uomini tante altre. Ci sono molti più ruoli maschili che femminili, ma è anche vero che a volte accadono dei piccoli miracoli in cui si raccontano storie che potrebbero accadere a qualunque essere umano, indipendentemente dal fatto che siano uomini o donne. Questo non vuol dire negare l’esistenza di cose che appartengono a uno spirito femminile e di altre che invece fanno parte di una sensibilità più maschile: l’essere madre è differente dal vivere la paternità per cui è necessario fare le dovute distinzioni. Per altre sarebbe bene promuovere una uguaglianza totale.”

La tua esperienza da giurata?

“Guardando i corti, tutti di un livello estetico e stilistico molto alto, mi sono chiesta spesso quale sia il ritratto della discriminazione e della violenza sulle donne; dal punto di vista dei contenuti mi sono accorta di quanto a volte siamo schiave degli stereotipi anche nel modo di trattare gli argomenti, perché la violenza non è solo ed esclusivamente quella spudorata ed esplicita dell’abuso fisico.

Esiste un tipo di discriminazione davvero molto sottile e pericolosissima perché non è percepita come tale ed è difficilmente riconoscibile; spesso si tratta di atteggiamenti non giudicati dalla cultura comune come discriminanti o violenti. Ci sono stati invece casi in cui ho intravisto una delicatezza sia nello stile che nel modo di affrontare il tema, sono rimasta sconvolta di come la presenza di un pericolo latente fosse espressa in maniera delicata e struggente insieme. Sono state quelle le cose che mi hanno conquistata maggiormente.”

Ti è mai capitato di dire di no a dei ruoli proprio per questi motivi?

“Sì, anche di recente, ma l’ho potuto fare perché le mie condizioni di vita professionale me lo permettevano; mi ritengo fortunata per essermi potuta concedere questo lusso. So bene però che non è così facile dire di no, anche se c’è un rifiuto intellettuale alla base, perché il lavoro è sacro; certo, anche a livello drammaturgico sono evidenti i passi avanti sulla tematica femminile, che sta animando e creando fermento tra chi scrive, concepisce e produce serie o film. Adesso ci si pone delle domande, ma a volte mi capita di leggere delle cose da Medioevo. C’è ancora molto lavoro da fare e dobbiamo farlo tutti, dai registi a chi sceglie gli attori e sarebbe un grande lusso, un segnale forte, poter iniziare a dire di no.”

Da Gomorra a Rosa, pietra, stella, per Ivana Lotito “Essere donna significa dover sopportare tante cose che spesso sembrano normali”

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Possiamo dire che le donne che hai interpretato, da Azzurra in Gomorra a Carmela in Rosa, pietra, stella e Gala in Romulus, hanno come filo conduttore la forza?

“Sono tutte donne che hanno preso decisioni coraggiose e importanti, che hanno sacrificato molto di se stesse per prendersi cura degli altri e hanno lasciato il segno perché cariche di personalità. Sono state però anche vittime di altri uomini o di decisioni altrui o hanno taciuto invece di parlare, quindi mi chiedo che cosa si intenda per ‘forza’. Penso che le donne siano per necessità forti, anche quelle che subiscono e stanno in silenzio. Essere donna significa dover sopportare tante cose che spesso sembrano normali: ad esempio il modo di parlare o di rivolgersi negli atteggiamenti quotidiani.

La caratteristica principale dei personaggi che ho avuto la fortuna di interpretare è che a volte sono riuscite a slegarsi dal ruolo sociale che è stato loro affibbiato, come Carmela che dimentica di essere madre e assume comportamenti quasi maschili: è una di strada che per sopravvivere finisce per procurare falsi permessi di soggiorno agli extracomunitari, non si cura affatto di dover piacere, di essere bella o di gradevole presenza. Il suo punto di forza è questo: è la storia di una persona che non ha necessariamente un genere di appartenenza. Così come succede anche ad Azzurra, alla quale è stata data inizialmente una connotazione femminile in quanto ‘figlia di’ o ‘moglie di’ e detentrice di un certo tipo di potere, fino a quando non inizia a svincolarsi da quel retaggio per pensare solo al proprio tornaconto personale e quindi disposta veramente a fare qualsiasi cosa pur di salvaguardare se stessa e suo figlio. A volte avrei voluto dirle: Cretina, riprenditi!’.”

La prossima stagione di Gomorra sarà l’ultima. Come ti sei preparata a dire addio ad Azzurra?

“Durante tutto il tempo delle riprese mi sono portata dentro una sorta di nostalgia, che mi ha aiutato molto. Per l’intera stagione credo ci sia stata da parte di tutti l’intensità della consapevolezza della fine, è come se questo sentimento abbia dato epicità a tutto il racconto, oltre ad essere stato anche un modo per esorcizzare la fine che sopraggiunge. Sono arrivata pronta a tutto questo ed è stato bellissimo, tutti i miei compagni di squadra mi hanno fatto una sorpresa meravigliosa con un saluto inaspettato: andavo verso la macchina da presa pensando fosse l’ultimo ciak, ma in realtà è partito un applauso da parte di tutti. Gomorra è stato un pezzo di vita importante, le persone che ho conosciuto sul set sono diventate un punto di riferimento fondamentale sia dal punto di vista artistico che affettivo. È stato spiacevole dirgli addio e non avere più la sicurezza di rivederli sul set l’anno dopo, ho però la certezza che appartengono alla mia vita e so di poterle trovare quando avrò un dubbio artistico o di potergli raccontare qualsiasi cosa. L’esperienza di Gomorra mi ha cambiata, mi ha fatta diventare più grande da tutti i punti di vista.”

Cosa diresti ad Azzurra prima di salutarla?

“Che è stata brava.”

Dove ti rivedremo?

“Non so ancora con certezza, mi piacerebbe fare più cinema, è un tipo di arte che ti consente di sperimentare linguaggi anche più estremi e astratti, e mi piacerebbe molto provare questo tipo di esperienze. Ma quello che mi importa è soprattutto raccontare delle belle storie. Ho fatto diversi provini, ci sono delle cose in ballo, ma ci vuole tempo.”

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