Il Cattivo Poeta. Sergio Castellitto: “D’Annunzio come Pasolini, poeta soldato”

Incontro stampa con il regista Gianluca Jodice, i protagonisti Sergio Castellitto e Francesco Patanè e il produttore Matteo Rovere.

Un film sull’ultimo periodo di vita di Gabriele D’Annunzio: Il Cattivo Poeta – dal 20 maggio al cinema – opera prima di Gianluca Jodice, racconta il viale del tramonto del Vate, inviso a Mussolini che non poteva tollerare l’aperto dissenso del poeta verso il regime fascista e l’imminente alleanza con Hitler. Achille Starace, segretario del Partito Fascista, decide di farlo sorvegliare da un giovane e inesperto federale, Giovanni Comini, che solo eseguendo questo ordine comprenderà la vera natura del regime.

Sergio Castellitto e il cast parlano del film su Gabriele D’Annunzio, Il Cattivo Poeta 

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“Matteo Rovere (produttore del film con Andrea Paris, Ascent Film, Bathysphere con Rai Cinema) mi ha chiesto di pensare a un biopic per il mio primo lungometraggio – ha spiegato in conferenza stampa il regista – e io ho scelto D’Annunzio perché mi affascinava, ricordavo la storia di questo poeta recluso in questo “castello di Dracula”, al Vittoriale, gli ultimi 15 anni della sua vita tra ossessioni, perversioni, donne, cocaina, perdendo anche un po’ la sua vena. Mi affascinava questa specie di Nosferatu chiuso nel suo castello che poi ha subito una damnatio memoriae, un personaggio scomodo, contraddittorio, complesso, che ha vissuto mille vite, non raccontato mai al cinema. Per me è stato come fare bingo”.

Il Cattivo Poeta – Matteo Rovere: “D’Annunzio, la prima rockstar”

Il cattivo poeta“definizione che lo stesso D’Annunzio diede di sé stesso in una lettera perché ormai si occupava solo di tendaggi, di tappeti, di cornici, un titolo affettuoso, è come se assorbisse ironicamente l’etichetta che gli è stata data di cattivo maestro – nasce da un lungo lavoro di studio filologico e degli scritti dello stesso D’Annunzio:

“Abbiamo un poeta che ha attraversato la seconda metà del ‘900 caratterizzandola in qualche modo – ha spiegato Matteo Rovereabbiamo una rockstar ante litteram che riusciva a muovere le folle, e abbiamo anche un percorso che ci restituisce questa figura in maniera filologica rispetto alla realtà storica, anche sorprendente. D’Annunzio è stato “asfaltato” dopo il ventennio, portato alla storia per i suoi legami con il fascismo, nel film si vede la realtà, siamo stati molto attenti a confrontarci con gli storici, con i filologi, quello che viene mostrato è accaduto davvero e Gianluca ha fatto un grande lavoro di sceneggiatura, recuperando frasi, lettere, situazioni. È un film dove D’Annunzio pronuncia le parole che ha effettivamente detto.

Il Cattivo Poeta – Sergio Castellitto: “Un poeta ricco di sapienza, fantasia e pericolosità”

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Un ruolo nel quale Sergio Castellitto si immedesima totalmente restituendo in pieno la sofferenza e l’intensità di questo personaggio:

“Mi sono tagliato i capelli completamente conferendo a questo gesto non soltanto il significato di identificazione fisica con il personaggio – ha spiegato l’attore – ma anche come atto di generosità. Se chiudi gli occhi e pensi a D’Annunzio la prima immagine che ti viene in mente è il cranio, e quindi bisognava offrire il cranio nella sua nudità, vuoto di capelli, contenente però un’immensità di sapienza, di fantasia, di immaginazione, di pericolosità. Tutto questo viene fotografato nell’ultimo anno della sua vita e nell’incontro con una delle cose che forse ha caratterizzato di più il pensiero di D’Annunzio, cioè la giovinezza. Incontra un giovane, Giovanni Comini, che ha di fronte a sé più futuro che passato e lui ha più passato che futuro”.

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Giovanni Comini è interpretato da Francesco Patanè, un ruolo che segna il suo debutto sul grande schermo:

“Come gli dice D’Annunzio “ha la faccia di un giovane in guerra, di uno che la guerra non se l’era immaginata bene” – ha dichiarato l’attore – quello su cui ho cercato di lavorare è stato mettermi nei panni di un giovane ingenuo e fiducioso che accetta il rischio di combattere una guerra credendo fortemente in quello che quel conflitto potrà portare a lui e al suo Paese. La fiducia con cui Giovanni abbraccia gli ideali del fascismo prima dell’alleanza con Hitler, prima del ’38, sono “genuini” in qualche modo. La fortuna che gli capita è di incontrare un personaggio come D’Annunzio che gli permette di aprire gli occhi su una situazione che non aveva compreso fino in fondo. La sfida difficile come attore da raccontare è stata questa presa di coscienza, questo cambio di rotta che il personaggio di Comini fa. La cosa che è stata più interessante è stata proprio la sua capacità di rimanere aperto ad ascoltare l’altro”.

“Non c’è stato un uomo più maledetto e più odiato in morte come D’Annunzio – ha continuato Sergio Castellitto – Pasolini, ad esempio, lo detestava, ma se c’è una figura assimilabile a D’Annunzio secondo me è proprio Pasolini. Entrambi sono stati poeti soldati, entrambi hanno incarnato nel loro corpo la vita, la morte, la rabbia, uscendo dalla trincea per primi, prendendo per primi il colpo in fronte”.