Francesco Montanari al GFF55: “recitare è come un gioco”

Al Giffoni 55 l’attore incontra i ragazzi del laboratorio “La palestra dell’attore” e racconta alla stampa il mestiere, i ruoli che l’hanno segnato e il senso profondo del cinema tra insegnamento, fallimenti e passioni rock.

In occasione della 55esima edizione del Giffoni Film Festival abbiamo incontrato l’attore Francesco Montanari, protagonista di un laboratorio di recitazione intitolato La palestra dell’attore con i Generator +18. A seguire, Montanari si è dedicato a una lunga chiacchierata con la stampa, da cui sono emersi tantissimi temi, tra aneddoti, curiosità e fatiche del mestiere.

Intervista Francesco Montanari Cinematographe.it

Recitazione, ruoli e formazione: Francesco Montanari tra crisi dell’uomo moderno e passione per il mestiere

L’attore è stato di recente protagonista della serie Netflix Maschi veri, dove quattro amici, maschi alfa, si mettono per la prima volta in discussione nella vita, destreggiandosi goffamente tra relazioni, carriera e affetti. Proprio Maschi veri è stato il primo spunto per affondare le mani nella carriera artistica di Montanari, specie nel tratteggiare la crisi dell’uomo moderno:

Credo veramente che Brunori Sas abbia ragione quando, ne La ghigliottina, afferma che l’uomo si sente un po’ in crisi. Però credo anche che si tratti di una crisi naturale, poiché non esistono più le istruzioni d’uso per non esserlo. È molto chiaro cosa non si deve fare, come non ci si deve comportare, ma non l’opposto, ovvero cosa è giusto fare. La donna, infatti, sta molto più avanti di noi, perché come ogni minoranza ha dovuto lottare – e continua a farlo – per uscire da condizioni di inferiorità”. Prosegue: “In un momento come quello attuale, in cui c’è una lotta reale al femminicidio, c’è anche un’educazione e un’attenzione particolare al tema. Ovviamente c’è ancora tantissima strada da fare, ma esiste una presa di coscienza collettiva. Anche se, purtroppo, non basta ancora.

Dal tema degli uomini si è passati brevemente a ripercorrere due ruoli significativi della sua carriera: il Libanese di Romanzo criminale e il giovane pubblico ministero Saverio Barone nella serie Il cacciatore. Montanari racconta sfide e ricordi:

In entrambi i casi è stato un bel viaggio, come sempre accade in narrazioni seriali così lunghe e complesse: divertente, ma anche profondo. Un attore, per interpretare certi ruoli, deve esimersi dal giudizio. Altrimenti non è possibile farli propri.

E continua con una metafora:

È come quando da bambini si giocava a guardie e ladri: l’attore deve saper giocare. Solo così si possono interpretare i cattivi fino in fondo.

Teatro, rifiuti e ispirazioni: insegnare recitazione e il sogno di interpretare James Hetfield dei Metallica

Spazio poi alle difficoltà dei provini, alla capacità di colpire prima i registi e poi i produttori:

Nel nostro settore c’è un elemento che forse in altri non esiste: il gusto personale. Posso benissimo credere e affermare che De Niro sia un attore straordinario, ma preferire ugualmente Al Pacino. Perché? Perché si tratta di semplice gusto personale. E così avviene nella scelta degli attori per un ruolo. Un attore può essere bravissimo, talentuoso, ma se non incontra il gusto di un autore, un regista, un produttore…non otterrà la parte.

Da qui, un consiglio prezioso ai giovani:

Ai ragazzi posso solo dire questo: guardate tutto quello che potete, leggete tantissimo ad alta voce, sempre ad alta voce. Più informazioni avete, più strumenti avrete per capire che tipo di attori volete essere. Non guardate solo la serie del momento: andate indietro nella storia del cinema, guardate film antichi…annoiatevi!.

C’è stato poi lo spazio per affrontare il peso, ma anche l’insegnamento, di alcuni “no” nella carriera:

Un attore in un provino porta la sua voce, la sua sensibilità, il suo corpo. Quando riceve un no, spesso confonde il proprio valore di individuo con il fatto che, semplicemente, per quel progetto non c’è spazio per lui. Non bisogna offendersi, né prenderla sul personale, soprattutto quando si è giovani.

Sull’insegnamento della recitazione e il ruolo del maestro, Montanari riflette:

Sono molto ambivalente sull’insegnamento. Da un lato, mi innamoro perdutamente di un essere umano che, se stimolato, tocca le proprie possibilità. E quindi mi piace spingere le persone a migliorarsi nel mestiere dell’attore. Dall’altra parte entra in gioco il mio narcisismo, che dice: ‘Vedi? Avevo ragione!’. Insegnare è molto proficuo per chi insegna, perché devi imparare a comunicare con le persone. È impossibile insegnare davvero questa materia. Ammesso e non concesso che sia possibile insegnare qualcosa nella vita… figuriamoci la recitazione, che non è una scienza esatta. Anzi, per essere precisi, non è nemmeno una scienza!.

E conclude:

Siamo tutti diversi, ognuno ha un modo diverso di imparare e di comunicare. Dunque, per insegnare davvero qualcosa a qualcuno, devi prima imparare chi hai di fronte.

Sollecitato sui ruoli che vorrebbe interpretare, Montanari confessa:

Mi piacerebbe fare un biopic su James Hetfield, il frontman dei Metallica. Tantissimo. E un altro personaggio estremamente rock che vorrei fare è… San Tommaso d’Aquino!.

Infine, su cosa gli ha fatto scoprire la potenza del cinema, Montanari ricorda un’inquadratura:

L’inizio de Il padrino mi ha cambiato la vita. Quando Don Vito Corleone entra in scena, lo vediamo solo di spalle, con una carrellata all’indietro. Davanti a lui, un uomo disperato che chiede giustizia per la figlia. Ma perché lo vediamo solo di spalle? Perché lì capisci che davanti a te non c’è un uomo, ma un Dio. Quell’inquadratura è potentissima. Girata diversamente non avrebbe avuto lo stesso impatto. La differenza sta in come racconti una storia.