Intervista ad Emanuela Mascherini: “a volte la natura porta a guardarsi dentro”

Ecco la nostra intervista all'attrice, regista e autrice Emanuela Mascherini, protagonista della commedia romantica Doppia coppia

Emanuela Mascherini torna al cinema dal 30 novembre 2023 con il film Doppia coppia, una commedia romantica dove recita accanto a Maria Celeste Sellitto e ai fratelli Michele e Stefano Manca. Diretta da Igor Biddau, Doppia coppia racconta la storia di Fernanda, una principessa azzurra sui generis, amante della natura, appassionata di trekking e che trascorre la maggior parte del tempo in compagnia di Vincenzo amico d’infanzia e rubacuori incorreggibile. Fernanda e Vincenzo, raccontando le esilaranti avventure e personalità dei rispettivi amici, Anna e Tonino, scoprono come questi sembrano essere fatti l’uno per l’altra, chiedendosi come non sia mai venuto loro in mente di farli incontrare. Ecco che parte l’idea di una gita in montagna, in luoghi che Emanuela e Vincenzo conoscono troppo bene e che potrebbero finalmente unire Anna e Tonino. Il weekend riserverà però sorprese inaspettate, portando tutti e 4 a fare i conti con se stessi.

Attrice di teatro, attiva sia al cinema che in televisione, Emanuela Mascherini ribalta così lo stereotipo  della commedia sentimentale e della così detta principessa azzurra, attraverso una recitazione spontanea e naturale e un film carico di leggerezza, ironia e un latente romanticismo, inconfondibile caratteristiche di Doppia coppia. Tra i precedenti lavori di Emanuela Mascherini, anche autrice e regista, si ricordano le opere Glass Ceiling: oltre il soffitto di vetro, Memorie del cuscino e Alice senza meraviglia, il film In bici senza sella, dove veste i panni della protagonista, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2016 e la nuova serie Rai Che classe!; come regista ha girato i cortometraggi Offline e Come la prima volta, entrambi selezionati ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello. Vincitrice nel 2019 del RIFF con una sceneggiatura inedita, è in uscita il suo terzo cortometraggio Alba blu, che tratta il tema della violenza sulle donne. Ecco di seguito la nostra intervista all’attrice.

Intervista all’attrice, scrittrice e regista Emanuela Mascherini

Emanuela Mascherini - cinematographe.it

Nel film c’è una scelta d’interpretazione molto naturale e spontanea, che crea empatia e immedesimazione verso i personaggi, presentati come esseri umani e non solo come protagonisti cinematografici. Come mai questa scelta, vincente, di una recitazione che trasmette una forte naturalezza?

È stata in parte un’indicazione di regia. Il regista voleva che fossimo quanto più noi stessi possibile, anche a livello di scrittura ha colto una serie di elementi personali che erano capaci di raccontarci, traducendoli in una narrazione e a volte amplificandoli. E poi è anche partito da tutti noi. Mi piace usare le parole di un critico cinematografico, un mio amico che ha definito Doppia coppia un biopic della Mascherini. Il film ha una narrazione semplice, non sono presenti infatti grandi meccanismi di comicità, anche dal punto di vista della struttura e delle dinamiche. Il film aveva l’obiettivo di suscitare un sorriso, e di creare empatia. Io cerco sempre di interpretare un personaggio creando un equilibrio tra una maschera pubblica e una privata. Fernanda si nasconde dietro il suo perfezionismo, il suo voler tenere tutto sotto controllo per non far vedere a nessuno la sua vulnerabilità; è un qualcosa che la spaventa. Arriva però poi a un momento in cui non ce la fa più, non riesce a continuare a sorridere, a non essere se stessa o non mostrare quello che prova. Tutti i personaggi del film, nonostante la tenera età, alla fine sono in armonia con i propri sentimenti e le proprie emozioni. Credo che l’umanità di Fernanda sia uno dei pregi del film. La metafora di una principessa azzurra raccontata da un’attrice che non è bionda, non ha gli occhi azzurri, non veste e non si comporta affatto come una principessa. Anche il momento che porta alla presa di coscienza di Vincenzo arriva attraverso uno schiaffo, non un bacio. Ricordo che all’inizio c’è stato un momento in cui non volevo più girare Doppia coppia, non volevo essere la protagonista di una commedia romantica, perché appunto non mi vedevo una principessa. Poi ho capito che anche io sono vittima di un retaggio culturale, come se dovessimo scegliere quale sia l’estetica di chi può amare ed essere amato“.

Esistono nel cinema e nella televisione molte commedie romantiche. Doppia coppia però oltre ad essere un film sentimentale, si interroga anche sulla definizione di Vero Amore. Se dovessi spiegare con una frase o una parola che cosa sia il vero amore, come lo definiresti?

Casa. È uno di quei sentimenti e quei rapporti che ti fanno essere a casa. Un luogo dove sentirsi supportarti, essere sorretti, sapere che nessuno in quella casa userà le tue o le proprie fragilità contro di te. È raro, sia in amicizia che in amore siamo sempre bloccati da qualcosa. Quei rapporti in cui ti senti a casa , questo può voler dire, sono fatti di sostegno, passione, divertimento“.

Un altro elemento presente in Doppia coppia è la natura. Una natura che appare sia meravigliosa che ricca di situazioni che dapprima possono apparire scomode. È forse però proprio durante questi momenti scomodi, pieni di difficoltà e lontani dall’epoca in cui viviamo oggi, durante i quali si capisce chi si vuole avere accanto? Quella persona con cui si può ridere anche di questo.

Sì, nella natura si vive un tempo diverso, lontano dai rumori e dalle distrazioni della città, è un tempo che abbiamo in qualche modo sperimentato, durante il lockdown. Quando le persone sono costrette a guardarsi in faccia, senza poter scappare. Abituati a quelle mille distrazioni che abbiamo ogni giorno, ci sembra strano non riuscire a scappare, da se stessi e dagli altri. Nella natura si creano situazioni, tempi e modi che ci permettono di guardarci negli occhi in maniera più profonda e sincera.
Ricordo che all’inizio, noi abbiamo girato a Vallombrosa, ero entusiasta riguardo i luoghi del set, ho pensato che sarebbe stato come andare un mese in ritiro. Poi quando siamo arrivati è stato un incubo, la prima notte l’ho passata in bianco. C’era un totale silenzio, forse mai sentito, e il silenzio mi turbava perché ero in contatto solo con me stessa. A volte la natura ti costringe a guardarti dentro e quindi confrontarti con te stesso e con gli altri“.

Doppia coppia affronta anche la sottile differenza che intercorre tra amicizia e amore .A volte forse si preferisce l’amicizia perché sembra che ci siano meno rischi, dà più sicurezza. Cosa ne pensi di questo?

Non lo so. Credo si tratti di un punto di vista mio molto personale. Personalmente io sono rimasta molto più delusa e ho corso più rischi in amicizia. Ho una vita dove la stabilità, cioè lo stare, abitare, vivere o passare del tempo nello stesso luogo è difficile da trovare, che può essere anche poco favorevole a coltivare delle amicizie profonde. A prescindere da questo col passare degli anni è sempre più difficile stabilire dei rapporti d’amicizia autentici, forti. Quando non hai più vent’anni abbiamo tutti ritmi, magari una famiglia, e quindi anche trovare il tempo è più complicato. Negli ultimi anni non c’è neanche un mood favorevole alla nascita di rapporti profondi di amicizia, tra la crisi economica, il lockdown e questa tensione internazionale che si prova, porta le persone a diventare rapaci, e questo non è un bel clima di condivisione“.

Anche se si dice che i tempi sono cambiati, c’è sempre un po’ quest’idea che ci sia un momento in cui non ha più realmente senso cercare l’amore, come se oltre una certa data, oltre una certa età, sognare il principe azzurro o il vero amore sia un’assurdità. Doppia coppia invece ribalta questa convinzione che, socialmente, è ancora presente e riguarda molto più le donne che gli uomini, e che è un elemento presente anche nell’ambiente artistico, come in quello cinematografico.

Sì, è come se arrivasse un momento in cui si dice: basta, la mia vita è uno schifo, il prossimo anno sarò scaduta. Credo sia una percezione femminile, e non solo biologica, ma da tutti i punti di vista; in particolare in quello lavorativo e delle relazioni, abbiamo tutti un confine, una scadenza, per cui siamo convinti che certe cose debbano avvenire entro un tempo, e va bene cercare di raggiungere i propri obiettivi il prima possibile, dall’altro però è estremamente limitante. Ci convinciamo che da tutti i punti di vista non avremo più la possibilità di ottenere ciò che ci eravamo prefissati, e questo causa solo frustrazione; ed è un retaggio culturale che dobbiamo scardinare“.

Nel 2024 uscirà il tuo cortometraggio Alba blu che tratta il tema della violenza contro le donne. Ti va di raccontarci qualcosa di questo progetto?

È il mio ultimo cortometraggio. Venivo da uno splendido periodo berlinese, durante il BerlinAiR 2022, che ha molto influenzato il mio punto di vista. In Germania la festa della donna è festa nazionale, e lì c’è una percezione di tutela importante e sentita. Io sono tanti anni che tratto e mi concentro su queste tematiche, tra libri e altri lavori recenti. Alba blu è stato in un certo senso scritto in un momento migliore di questo, in cui la violenza contro le donne è tornata in maniera più prepotente. Credo sia importante soffermarsi anche su quei segni che la violenza causa nella mente oltre che sul corpo; bisogna curare il corpo prima cosa, ma i segni della mente sono altrettanto importanti e spesso sottovalutati. È invece un aspetto fondamentale, di cui abbiamo necessità di parlare, che dobbiamo approfondire e rispetto al quale è necessario prendere dei provvedimenti pubblici, per la tutela delle donne. Le violenze lasciano segni che nella persona diventano sempre limitanti.

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