Luis Ortega su El Jockey: “in noi ci sono varie identità e nessuna” [VIDEO]

L'interessante intervista a Luis Ortega, regista del film El Jockey, in sala al 17 luglio 2025.

Luis Ortega torna al cinema dopo l’apprezzato L’angelo del crimine, con El Jockey, un film particolare e visionario, a tratti profondamente radicato nella realtà delle emozioni e dei sentimenti più puri. Nei cinema dal 17 luglio 2025 e presentato in concorso all’81ª Mostra del Cinema di Venezia, dove ha ricevuto una menzione speciale del Premio Collaterale CinemaSarà 2024, El Jockey esplora tematiche come l’identità e il riscatto sociale e personale, attraverso la conoscenza di una vita interiore, ricollegandosi con esperienze del passato e con sentimenti ed emozioni che spesso sono fuori dal proprio controllo. Quelle che si possono vivere inconsapevolmente, senza averne la piena coscienza, ma al tempo stesso provando quel sentimento con grande intensità. Protagonista del film Remo, interpretato da Nahuel Pérez Biscayart, premiato a seguito della sua performance nel film 120 battiti al minuto, e che in El Jockey veste i panni di un famoso fantino, diventato una vera e propria leggenda nel mondo delle corse di cavalli.

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Tutto però, compresa la sua stessa vita, gli stanno sempre più scivolando addosso: arrivato a un punto di autodistruzione, in realtà in atto da tempo, Remo suscita le ire di società illegali che grazie al suo talento e alle sue corse permettono a Remo di ripagare i suoi debiti; il suo comportamento minaccia anche la relazione con Abril, fidanzata interpretata da Úrsúla Corberó. Arriva la gara più importante per Remo, quella che gli permetterebbe di ripagare interamente il suo debito liberandolo dalle grinfie di Sirena, boss mafioso che esercita di lui un controllo costante. Un grave incidente mette però a repentaglio la vita di Remo, che inaspettatamente scompare dell’ospedale e vaga per le strade di Buenos Aires, ricercando e liberandosi della propria identità, nel tentativo di scoprire realmente chi è, basandosi su ciò che sente nel profondo, sospeso tra la vita e la morte. Il suo debito non è stato ripagato e Sirena è disposto a tutto per trovarlo e ucciderlo se necessario.

El Jockey: intervista video al regista Luis Ortega

El Jockey è un film criptico e spiazzante, a tratti confuso, ma che si chiarisce nel corso della storia. Forse soggetto a una libera interpretazione è proprio in questo concetto che si può ritrovare il cuore del film. E cioè la percezione, differente da persona a persona, di un evento, di un sentimento o di un ricordo, sull’impossibilità di essere definiti attraverso una sola e unica identità. “Credo che ci siano varie identità che vivono in noi, e al tempo stesso non ce n’è nessuna” ha affermato il regista. Ogni identità può prendere possesso di te e credo che se si andasse indietro nel tempo, prima della nostra nascita, con tutte le altre possibili esistenze, su chi eravamo in altre vite. Chissà come potremo reagire. Per questo c’è una scena in cui il protagonista cammina per la strada e dei bambini lo chiamano mamma, lui si gira e si emoziona perché sa di essere la madre per quei bambini anche se sa che è impossibile che lo sia nella realtà, ma lui sente comunque l’emozione di essere la loro madre. Adoro questa cosa. È un aspetto psichedelico della vita. Sai tu puoi essere un’intervistatrice e puoi essere, non so, una madre, una sorella, un’assassina, puoi essere qualsiasi cosa”.

Louis Ortega si è poi espresso anche sull’ambientazione, il mondo delle corse dei cavalli e sulle motivazioni dietro questa scelta. ”Il mondo delle corse dei cavalli è un mondo pieno di colori, i costumi sono molto belli, è un mondo dove uomini e donne si incontrano e competono, dove la morte è sempre presente, in ogni secondo e questo è molto stimolante”, ha dichiarato. Ho dovuto trovare un contesto interessante per fare un film che anche se non aveva nulla a che fare con il mondo delle corse di cavalli, non so con cosa abbia a che fare, ma non ha a che fare con il mondo delle corse di cavalli, ha a che fare con la follia dell’essere umani, con l’avventura, con l’adrenalina di sentirsi vivi o di sentirsi come un fantasma, avere la possibilità di essere un fantino, di essere un vagabondo, di essere una donna e poi di tornare a essere un bambino. E tutte queste cose che accadono simultaneamente nella vita. E come in un certo senso quando noi osserviamo le cose che accadono non siamo del tutto reali”.

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