Humphrey Bogart: il ritratto di un mito in cinque punti

Humphrey Bogart è un mito intramontabile, icona indiscussa del cinema hollywoodiano, premio Oscar nel 1952 per La Regina d’Africa di John Huston e considerato dall’American Film Institute il migliore interprete della storia del cinema a stelle e strisce.

Nasce il giorno di Natale del 1899 in una famiglia agiata e cresce nell’Upper West Side di Manhattan. Dopo il diploma, viene espulso dalla Philips Academy di Andover nel Massachudetts e decide di arruolarsi in marina. In seguito, terminato il servizio militare, lavora dietro le quinte dei teatri di Brooklyn e dal 1921 comincia a recitare per numerose produzioni di Broadway. Nei primi anni ’30 sbarca a Hollywood e da qui inizierà la sua scalata verso l’Olimpo delle star per diventare l’immortale Humphrey Bogart.

Humphrey Bogart: il ritratto di un mito in cinque punti

Casablanca

Humphrey Bogart

Smoking bianco, cravattino nero, immancabile sigaretta all’angolo della bocca, whisky sempre alla mano, volto corrucciato: Rick Blaine entra così nella storia del cinema. Humphrey Bogart interpreta il leggendario gestore del Rick’s Café Américain in Casablanca di Michael Curtiz, un duro dal passato da contrabbandiere e combattente, cinico e spietato con le donne:

  • Dove sei stato ieri sera? gli chiede una delle sue conquiste
  • È passato tanto tempo, non me ne ricordo.
  • Ci vedremo questa sera?
  • Non faccio mai piani così in anticipo.

Una delle tante battute memorabili di una pellicola a basso costo diventata una delle più celebri di tutti i tempi.

Dietro questa maschera irreprensibile Rick nasconde però un dolore profondo, un animo sensibile che porta le cicatrici dell’amore finito male con la femme fatale Isla (Ingrid Bergaman). Il loro rapporto tormentato ha come colonna sonora As time goes by: Suonala Sam, suona As time goes by è la celebre richiesta che Isla rivolge al pianista del locale, scatenando l’irritazione di Rick che non riesce più ad ascoltarla per il dolore causato dai ricordi.

Nello struggente e memorabile finale sulla pista di decollo Bogart indossa due iconici capi che da quel momento in poi diventeranno simboli di eleganza e stile maschili e con i quali verrà sempre identificato: il trench chiaro e il cappello Borsalino. Rick e Isla, avvolti dalla nebbia, si guardano languidi: lei non vuole salire sull’aereo che la porterà di nuovo lontana dal suo grande amore.

Rick razionalmente si sacrifica e la convince a partire con il marito nonostante il loro riavvicinamento:

Dove io vado non potresti seguirmi, non potresti essermi d’aiuto per ciò che devo fare. Ilsa, le pose da eroe non mi piacciono. Ma tu sai bene che i problemi di tre piccole persone come noi non contano, in questa immensa tragedia. Un giorno capirai.

 

Fascino non convenzionale

Humphrey Bogart

L’inconfondibile sorriso a denti stretti reso inimitabile dalla cicatrice sul labbro che, pare, sia il risultato di un incidente avvenuto durante il servizio militare, una “presenza” fisica non convenzionale per gli attori dell’epoca: un metro e settanta di altezza contro gli statuari colleghi come Cary Grant, Gregory Peck o Gary Cooper.

Humphrey Bogart attrae grazie al suo sguardo magnetico e alla sua personalità. Un fascino particolare derivante da un carisma che ha molto in comune con i suoi personaggi: gangster e spie ma leali, generosi ed eroici. I vizi del fumo e dell’alcol lo circondano di un’aura tenebrosa e le sue vicende personali (si sposerà quattro volte e spesso le tensioni con la terza moglie sfoceranno in litigi furiosi) aggiungono quell’ “alone romantico e maledetto” alla sua figura.

Sincero e intollerante

Humphrey Bogart

Sprezzante di ogni ipocrisia, il carattere forte e sincero di Bogart gli procura spesso problemi con la stampa e l’establishment di Hollywood per le sue scomode prese di posizione: infatti con l’attrice Lauren Bacall, sua quarta moglie, e altri artisti partecipa spesso a sit-in di protesta contro la Commissione per le attività antiamericane voluta dal senatore McCarthy che, alla fine degli anni quaranta, indagava sulla presenza di comunisti nell’industria cinematografica.

La cosiddetta “caccia alle streghe” portò all’allontanamento da Hollywood di importanti sceneggiatori, scrittori e attori come Arthur Miller, Dalton Trumbo e Charlie Chaplin.

Lauren Bacall

Humphrey Bogart

Al ritratto di Humphrey Bogart si lega inevitabilmente quello della quarta moglie, la divina Lauren Bacall. Insieme formano una delle coppie d’oro di Hollywood che da subito desta scandalo per la grande differenza d’età: 25 anni. Quando nel 1944 si incontrano sul set di Acque del sud di Howard Hawks lui ha 44 anni, lei 19.

Bogart ha da poco divorziato per la terza volta ma si innamora subito della Bacall e convolano a nozze l’anno successivo. Vivono in uno dei quartieri più esclusivi di Los Angeles: partecipano a feste da sogno con tutto il jet-set dell’industria cinematografica, si muovono a bordo di costosissime fuori serie e la loro vita da privilegiati, belli, ricchi, famosi e innamorati alimenta il mito della “fabbrica dei sogni” che affascina il pubblico di tutto il mondo. Dal matrimonio nascono due figli, Stephen e Leslie.

Tra il 1946 e il 1949 la Bacall e Bogart recitano insieme in altri tre film: Il grande sonno (1946) ancora di Howard Hawks, La fuga (1947) di Delmer Daves e L’isola di corallo (1949) di John Huston. L’attrice rimase accanto a Bogart fino alla morte avvenuta nel 1957 ma pur risposandosi in seguito con Jason Robards e avendo una burrascosa relazione con Frank Sinatra, a suo dire, Bogart fu l’unico, grande amore della sua vita.

 

Provaci ancora, Sam

Humphrey Bogart

L’omaggio ad Humphrey Bogart più memorabile rimane sicuramente quello del regista Herbert Ross con Provaci ancora, Sam tratto dall’omonima opera teatrale di Woody Allen. Protagonista Sam Felix (lo stesso Allen) critico cinematografico, reduce da un divorzio, imbranato e complessato, che cerca di rifarsi una vita sentimentale.  In questo viene assistito da Bogart, suo idolo: un’apparizione che compare sempre in penombra, vestito con il classico trench e il Borsalino, che gli dispensa consigli su come approcciarsi alle donne.

Sam cerca di fare il sexy, il disinvolto, il tenebroso come il suo mito gli suggerisce ma il risultato è sempre penoso. Il contrasto tra la goffaggine di Allen e la sicurezza di Bogart creano così un irresistibile effetto comico e dei dialoghi spassosi:

Bogart: Le donne sono creature semplici: io non ne ho mai incontrata una che non capisse il significato di una bella sberla sul grugno o di pallottola calibro 45.

Sam: Perché tu sei Bogart! Io non potrei mai picchiare Nancy, non c’è quel tipo di rapporto.

Bogart: Rapporto? Dove l’hai imparata quella parola, da uno psicanalista di Park Avenue?

Sam: Io non sono come te! In Casablanca quando hai perso la Bergman non ti sentivi distrutto?

Bogart: Tutta roba che passa con un bel whisky e soda.

Sam: Io non posso bere, il mio organismo non tollera l’alcol!

Salvo poi bere un bicchierino per tentare di fare il duro e sputarlo tutto sul bancone del bar.

Il finale del film è la parodia di quello di Casablanca con Woody Allen che ripete a Diane Keaton le stesse parole di Bogart: Ho aspettato tutta una vita l’occasione di usarle!