Stranizza d’amuri: la storia vera che ha ispirato il film di Giuseppe Fiorello

Ricordiamo la storia vera che ha ispirato Stranizza d'amuri, il film di Giuseppe Fiorello con Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro.

Stranizza d’amuri è il film che segna l’esordio di Giuseppe Fiorello alla regia di un lungometraggio per il cinema. Per questo importante debutto, il poliedrico artista siciliano sceglie di ispirarsi ad una storia vera, che ha avuto luogo nel 1980 in Sicilia, proprio lì dove Fiorello è nato e cresciuto. Un evento tragico che, dopo più di quarant’anni, merita di essere ricordato e fungere così da monito in un presente che non sempre riesce a dimostrarsi così evoluto rispetto al quel passato.

Stranizza d’amuri e il delitto di Giarre: la storia vera dietro al film di Beppe Fiorello

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La storia vera che ha ispirato Stranizza d’amuri è quella del delitto di Giarre, un duplice omicidio avvenuto il 31 ottobre 1980 a Giarre, comune in provincia di Catania. Le vittime di questo fatto tremendo sono stati Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola: i due ragazzi erano conosciuti praticamente da tutti in paese, e venivano chiamati “i ziti”, ossia “i fidanzati”. Giorgio era dichiaratamente gay e tutti avevano saputo della sua omosessualità quando, all’età di 16 anni, fu sorpreso in auto insieme ad un altro ragazzo e denunciato dai carabinieri del luogo. Da qui il soprannome dispregiativo “puppu ‘cco bullu”, che potremmo tradurre semplicemente come “omosessuale patentato”.

Dopo essere scomparsi da due settimane, Giorgio e Antonio furono trovati mano nella mano, uccisi entrambi da un colpo di pistola alla testa. Una volta circolata la notizia, numerosi giornalisti si recarono sul luogo per raccontare quanto accaduto ma, come spesso accade in questi casi, a far da padrona in quei giorni fu soprattutto l’omertà dei compaesani dei due ragazzi. Troppo grande era, infatti, la preoccupazione di venire associati alla vicenda di una coppia omosessuale.

Alla fine, a seguito delle indagini, fu individuato un colpevole, ossia Francesco Messina, che all’epoca aveva 13 anni e risultava quindi impunibile. Il ragazzo, nipote di Antonio, inizialmente disse che le stesse vittime gli chiesero di essere uccisi e lo costrinsero a sparargli, poiché non avrebbero mai potuto vivere serenamente la loro relazione. Messina parlò di minacce ricevute: se non li avesse uccisi, loro avrebbero sparato a lui. Questa versione dei fatti fu portata avanti per soli due giorni, dopodiché Francesco Messina ritrattò tutto e affermò di essersi dichiarato colpevole dopo aver ricevuto forti pressioni dai carabinieri.

Chi ha ucciso Gianni e Antonio?

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Fondamentalmente, non è mai stato individuato un colpevole vero e proprio, seppure tutto abbia sempre fatto pensare che fu proprio il nipote di Antonio ad aver ucciso la coppia, su incarico delle loro famiglie. In ogni caso, Gianni e Antonio non sono morti invano: la loro brutale uccisione portò infatti l’Italia a riconoscere l’esistenza di un problema di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali. Inoltre, in quel periodo nacque il primo circolo Arcigay e si costituì il primo collettivo del Fuori! nella Sicilia orientale: acronimo di Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, il FUORI è stato un’associazione dedita proprio alla lotta per i diritti degli omosessuali. L’Arcigay, invece, fu fondato da un’idea di Marco Bisceglia, sacerdote apertamente omosessuale, in collaborazione con Nichi Vendola, che all’epoca era poco più che ventenne, insieme ad altri militanti, tra cui Gino Campanella e Massimo Milani.

Stranizza d’amuri: le differenze tra il film e la storia vera

Per quanto riguarda Stranizza d’amuri, Giuseppe Fiorello rimane piuttosto fedele alla storia vera dei due ragazzi uccisi in Sicilia. Il regista ha scelto di ambientare l’opera nel 1982, ossia due anni dopo il delitto di Giarre, quando cioè l’attenzione degli italiani era tutta rivolta ai mondiali di calcio poi vinti dagli azzurri. Per il resto, il film lascia emergere tutta l’omertà e il pregiudizio che regnavano all’epoca e che, in fondo, ancora oggi si fa fatica a sradicare in determinati contesti.

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