Stephen King e la tragica e vera storia della sua vita, fra povertà e instabilità emotiva

Dalla traumatica infanzia a quel terribile incidente: la storia, le difficoltà e il successo del più grandi autore dell'horror, Stephen King.

Stephen King è senza dubbio uno degli autori più popolari e creativi degli ultimi 50 anni, che ha definito un nuovo genere di horror. Con la pubblicazione nel 1974 del suo primo romanzo, Carrie, King ha dato inizio a una carriera che lo ha visto diventare, da un scrittore in difficoltà a un fenomeno della cultura pop, amato e adulato da centinaia di migliaia di fan. Oggi, 21 settembre 2021, Stephen King compie 74 anni e non sembra avere alcuna intenzione di fermarsi. Con 60 romanzi e 200 racconti, Stephen King è da tempo anche un grande sceneggiatore: una vera e propria icona nel panorama dell’intrattenimento, con una popolarità duratura e rara per qualsiasi celebrità, praticamente inaudita per un romanziere. Per quanto l’abilità, la fantasia e la genialità di King siano note a tutti e considerate innate, l’ascesa di Stephen King ai vertici della letteratura è stata tutt’altro che facile. Da episodi della sua infanzia alla battaglia contro l’alcool e la tossicodipendenza fino al devastante incidente stradale in cui ha rischiato di perdere la vita.

La scomparsa del padre di Stephen King

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Stephen Edwin King, nato a Portland, nel Maine, il 21 settembre del 1947, da Donald e Nellie Ruth Pillsbury King, è stata la sorpresa più bella per i genitori: anni prima, Ruth King era stata definita sterile; la coppia aveva infatti adottato il fratello maggiore di Stephen, David Victor, nel 1945. Il padre di Stephen King, Donald King, non riusciva a passare molto tempo con i propri figli: sempre in movimento a causa del lavoro, era infatti un marinaio mercantile, si trovava spesso lontano da casa. Donald King era un fan di storie dell’orrore e di fantascienza e tentò, senza successo, di scrivere lui stesso dei racconti. Quando Stephen King trovò una scatola di libri di suo padre, la lettura divenne uno dei suoi passatempi preferiti; i romanzi includevano anche le opere di H.P. Lovecraft, noto scrittore horror, e il giovane Stephen King ne rimase affascinato. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale suo padre tornò più stabilmente a casa e trovò lavoro come venditore porta a porta. Quando il piccolo Stephen aveva solo 2 anni, suo padre uscì per comprare un pacchetto di sigarette e non fece più ritorno.

Le difficoltà economiche della famiglia King

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Dovendo sostenere se stessa, David di 4 anni e Stephen di 2, Nellie Ruth King faceva spesso affidamento ai propri parenti mentre era in giro a cercare lavoro. Nei 9 anni successivi alla scomparsa del marito, Ruth e i figli cambiarono spesso casa: vissero a Chicago, a Fort Wayne in Indiana, a Malden nel Massachusetts e a West Depere nel Wisconsin. Ruth fu più volte costretta a lasciare David e Stephen dalla sua famiglia per settimane o mesi. “Ho vissuto un’infanzia strana, a scatti, io e mio fratello siamo stati cresciuti da un genitore single che si è trasferito molto nei primi anni“, ha scritto King in On Writing: A Memoir of the Craft. “Non ne sono completamente sicuro, ma abbiamo passato molto tempo con una delle sue sorelle“. A volte, Ruth King era costretta a fare due o tre lavori per mettere il cibo in tavola. Quando le babysitter risultavano troppo costose, David e Stephen venivano lasciati soli a leggere libri per passare il tempo e tenersi fuori dai guai. Nel 1958, la famiglia King trovò finalmente casa a Durham, nel Maine, quando la sorella di Ruth, Ethelyn, le diede la possibilità di vivere in quell’appartamento in cambio dell’assistenza ai genitori malati.

La traumatica infanzia di Stephen King

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Le cattive condizioni di salute tennero a casa un giovanissimo Stephen King per la maggior parte di quello che sarebbe dovuto essere il suo primo anno di scuola elementare. Un caso di morbillo e ripetuti attacchi di streptococco gli causarono dolorose infezioni all’orecchio, potendo uscire di casa solo per recarsi dal medico. I trattamenti, che consistevano in ripetute punture del timpano, traumatizzarono King. “Il dolore è oltre qualsiasi cosa abbia mai provato da allora, l’unico momento vicino è stata il primo mese di recupero dopo esser stato investito da un furgone nell’estate del 1999“, ha scritto King. Quando Stephen King aveva 4 anni, accadde qualcosa di terribile, del quale però lo stesso autore non ha memoria.

Secondo mia madre, ero andato a giocare a casa di un vicino che abitava accanto a una linea ferroviaria. Sono tornato a casa un’ora dopo e lei mi ha raccontato che era bianco come un fantasma e che non ho parlato per il resto della giornata. Si è scoperto che il bambino con cui stavo giocando era stato investito da un treno merci mentre attraversava i binari. Mia madre non ha mai saputo quanto ero vicino a lui quando è successo“, ha dichiarato l’autore. Nonostante King affermi di non avere alcun ricordo dell’incidente, la scrittrice e psichiatra Janet Jeppson gli ha sempre detto: “da allora ne hai scritto“.

Stephen King perseguitato dalla povertà

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Nonostante una borsa di studio parziale alla Drew University, nel New Jersey, a causa delle difficoltà economiche, Stephen King dovette seguire suo fratello maggiore David all’Università del Maine a Orono. Al college, al culmine della guerra del Vietnam, King era attivo nelle proteste del campus e scrisse una rubrica per il giornale del campus chiamato King’s Garbage Truck e vendette il racconto The Glass Floor allo Startling Mystery Stories, che fece guadagnare allo studente 35 dollari. Stephen King integrava la paga settimanale che gli mandava sua madre, di 5 dollari, con un lavoro nella biblioteca della scuola. Tu lì che incontro la donna che sarebbe diventata sua moglie, Tabitha Spruce, studentessa di storia e aspirante poetessa.

Era davvero lo studente universitario più povero che avessi mai incontrato in vita mia“, ha dichiarato Tabitha King a Biography nel 2000. “Indossava gomme da masticare tagliate perché non poteva permettersi delle scarpe“. Nel 1970, la coppia ebbe una figlia di nome Naomi. Dopo la laurea, King e Spruce si sposarono e si trasferirono in una roulotte a Hermon, nel Maine. Mentre cercava senza successo una posizione di insegnante, Stephen King accettò una serie di lavori a bassa retribuzione. L’autore in difficoltà lavorava in un distributore di benzina e in una lavanderia industriale. Spesso depresso, sentiva che tutto ciò che aveva fatto con la sua istruzione era replicare la vita di sua madre.

Le fondamentali parole di Ruth King

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Durante le convalescenza quando aveva 6 anni, per passare il tempo, King leggeva tutto ciò su cui riusciva a mettere le mani, dai classici ai fumetti. Fu in quel periodo che fece anche i suoi primissimi passi per comporre i propri racconti. “L’imitazione ha preceduto la creazione“, ha dichiarato King. “Copierei parola per parola i fumetti di Combat Casey, aggiungendo le mie descrizioni“. L’autore trovò il coraggio di mostrare una delle sue creazioni ibride a sua madre. Ruth King, colpita, gli chiese se avesse inventato la storia da solo, e il piccolo Stephen King ammise di averla copiata. Sua madre gli disse così che avrebbe dovuto scrivere la sua storia, una storia migliore di quella che aveva copiato. Ruth King indicò così a suo figlio la strada per diventare un autore.

Ruth King non vide però mai l’ascesa e il successo di suo figlio come uno degli autori più popolari di tutti i tempi. Il 18 dicembre 1973, pochi mesi prima della pubblicazione di Carrie, Ruth King perse una lunga e tormentata battaglia contro il cancro che stava combattendo da anni. Le circostanze della morte di sua madre ebbero un profondo effetto su Stephen King: nel 1978 pubblicò il racconto The Woman in the Room, che prende come punto di vista quello di un uomo che pratica l’eutanasia sulla madre morente. King scrisse questa storia per affrontare le sensazioni e il dolore provato durante la malattia di sua madre.

Il primo bestseller di Stephen King

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Carrie, dal quale sono stati tratti 4 film, pubblicato nel 1974, cambiò per sempre la vita di Stephen King, anche se rischiò di non vedere mai la luce. Gli elementi presenti in Carrie, come la storia di un’adolescente ostracizzata, alle prese con una sanguinosa vendetta contro i suoi aguzzini del liceo, attraverso poteri sovrumani appena scoperti, sono arrivati ​alla mente di King in maniera disparata e non come una storia completa, passarono infatti molti anni prima che l’autore iniziasse a scriverlo. All’inizio King sentiva però di non riuscire a gestire la narrazione, a disagio con la scrittura da un punto di vista femminile, e dopo aver scritto alcune pagine, si arrese e gettò il manoscritto nella spazzatura. Fortunatamente, sua moglie recuperò il manoscritto scartato e lo lesse. Gli spiegò che c’era davvero qualcosa in quello che stava scrivendo: Tabitha propose al marito di aiutarlo con la prospettiva delle ragazze adolescenti. Carrie trovò un editore a Doubleday e King ricevette un anticipo di 2.500 dollari che permise alla famiglia in difficoltà di acquistare una nuova auto.

A metà degli anni ’80, Stephen King era già un nome familiare, un milionario oltre che maestro indiscusso dell’horror letterario. Ancora però le trasposizioni cinematografiche e televisive delle sue opere non avevano avuto il successo sperato. Per Stephen King i romanzi erano un guadagno e un consenso sicuro mentre un film basato su un romanzo era una proposta costantemente dubbia. Fan del cinema da anni, l’autore ebbe anche la possibilità di mettersi dietro la macchina da presa. Era il 1986 e l’amicizia con Dino De Laurentiis durante la produzione del film Cat’s Eye, un’antologia di tre racconti, gli permise questa rara opportunità. Il debutto alla regia di King con Maximum Overdrive fu però un vero disastro, un fallimento sia dal punto di vista della critica che al botteghino. Un’esperienza definita frustrante dall’autore, all’epoca in preda all’alcolismo e alla dipendenza da cocaina. “Il problema con quel film è stato che durante la produzione ero sempre sotto l’effetto di cocaina e non sapevo cosa stavo facendo“, ha dichiarato King. Maximum Overdrive, nel corso degli anni, si è poi guadagnato la reputazione di un classico di culto.

I fan impazziti per Stephen King

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La mattina di sabato 20 aprile 1991, la moglie di Stephen King, Tabitha, trovò Erik Keene, 26 anni, di San Antonio, nel Texas, nella loro casa a Bangor, nel Maine. Keene aveva con sé uno zaino e diceva che conteneva una bomba. La signora King, sola in casa, fuggì da un vicino per chiamare la polizia. Quando le autorità arrivarono, trovarono Keene in soffitta che brandiva quello che sembrava essere un detonatore fatto in casa, che si scoprì poi essere falso. La polizia inizialmente non stabilì un movente per l’irruzione, Keene rivelò alla stampa che voleva vendicarsi di King per aver presumibilmente rubato la trama del suo bestseller del 1987 Misery, dalla zia di Keene. Non si trattò dell’unico fan: Steven Lightfoot affermò che Stephen King era il vero assassino di John Lennon, mentre Bretislav Bures, un cittadino ceco, fu arrestato per stalking dopo aver lasciato lettere inquietanti nella cassetta della posta di King e aver quasi aggredito sua moglie Tabitha per strada.

La tossicodipendenza e l’incidente che poteva rivelarsi fatale

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In On Writing: A Memoir of the Craft, Stephen King racconta di aver bevuto il suo primo drink all’età di 18 anni durante una gita scolastica a New York e Washington DC. Un’esperienza innocente. L’alcool è però poi diventato un’abitudine regolare. Nel 1985, King aggiunse una dipendenza dalla cocaina al suo problema con l’alcool. Mentre era sotto effetto della droga, rimaneva spesso sveglio tutta la notte, con il battito cardiaco accelerato mentre scriveva all’impazzata. Alla fine, la moglie di King, riunendo amici e familiari, gli diede un ultimatum. Stephen King ha fortunatamente scelto la riabilitazione ed è sobrio dalla fine degli anni ’80.

Era un pomeriggio di sabato, in particolare il 19 giugno del 1999, quando Stephen King stava facendo la sua quotidiana passeggiata lungo una strada di campagna isolata vicino casa, a North Lovell, nel Maine. Mentre camminava contro il traffico sulla Route 5, King è stato investito da un minivan azzurro guidato da un operaio edile di 43 anni, Bryan Smith. Secondo The Guardian, Smith aveva distolto gli occhi dalla strada mentre cercava di tenere sotto controllo uno dei suoi cani, che stava rovistando nel refrigeratore di birra. King in quell’occasione ha battuto la testa sul parabrezza atterrando in un fosso a 4 metri di distanza dal punto dell’impatto. Smith pensò di aver colpito un cervo finché non notò gli occhiali insanguinati di King sul sedile anteriore. L’incidente causò a King una commozione cerebrale, un’anca e un bacino in frantumi, una serie di costole rotte, un polmone perforato e un femore fratturato. Se non si fosse voltato rapidamente a sinistra mentre il furgone lo travolgeva, probabilmente sarebbe rimasto ucciso.

La debole vista di Stephen King

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Gravemente miope fin dall’infanzia, Stephen King ha indossato per anni occhiali dalla montatura particolarmente pesante. In un’intervista di 60 Minutes della CBS, nel 1988, Stephen King ha svelato una minaccia più seria della miopia per la propria vista. “Ho un problema alla retina. Si chiama degenerazione maculare“, ha drivelato King. “La cecità è il risultato finale, ma in questo momento sto bene“. Correlata all’invecchiamento, la degenerazione maculare è la principale causa di perdita della vista e colpisce più di 10 milioni di persone. Negli anni la malattia colpisce la porzione centrale della retina, causando una perdita della vista al centro dell’occhio, mentre lascia inalterata la visione periferica. “Questa è la parte che voglio mantenere come uomo e come scrittore: quello che vedo fuori dagli angoli“, ha dichiarato King ridendo.

 

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