Editoriale | Soldado, il film sui narcos che combacia con Traffic

È nelle sale il nuovo film di Stefano Sollima. Lo abbiamo messo a confronto con un’opera di Steven Soderbergh che ha molti tratti speculari a Soldado.

Tira dritta come una freccia la nuova avventura di Stefano Sollima. Si tratta di trafficanti, criminali e tutori della legge pronti a sporcarsi le mani per vincere la loro guerra. Non è più Gomorra, dove action e drama, eroi e antieroi s’intrecciavano in maniera totale. E il focus non è neanche più tanto il narcotraffico, ma l’immigrazione clandestina. Siamo in America quindi, ai confini col Messico, per il primo film a stelle e strisce del regista romano. Soldado è il sequel di Sicario, dove ritroviamo Alejandro, l’ex-avvocato messicano divenuto sicario per vendetta di nuovo alle prese con lo spietato Matt Graver di Josh Brolin, militare senza scrupoli con il quale dovranno far saltare all’aria un’interminabile tratta di esseri umani attraverso il deserto del Centro America.

Soldado e Traffic: così diversi, così uguali

Non ci sarebbe legame apparente con il Traffic diretto da Steven Soderbergh nel 2000. Era un lungo film corale Traffic. 4 Oscar, diverse impostazioni di luce fotografica a seconda del versante tra Usa e Mexico. Due film distanti 18 anni che però vengono nutriti dagli stessi emisferi bene/male. Narcos e trafficanti americani contro i poliziotti dei due paesi da una parte, l’impegno di un politico di Washington contro il sistema di traffico internazionale prima e contro la dipendenza dall’eroina della figlia poi erano gli elementi primari scandagliati da Soderbergh. In mezzo un pool di poliziotto statunitensi e messicani. Uno di loro faceva l’infiltrato. Era Benicio Del Toro, Oscar come Miglior attore non protagonista. “Il legame che ogni personaggio ha col mondo della droga, sia che la venda, che ne faccia uso o che la combatta, lo attira dentro qualcosa che è più grande di lui. E credo che questo sia il tema che crea le storie tra loro”. È una delle affermazioni del regista di Traffic dagli extra del Dvd. È proprio Del Toro il protagonista di Soldado e ago della bilancia tra i due film.

Soldado, film trumpiano o no?

Il traffico come sistema, ma orientato ora verso l’immigrazione clandestina, è il nocciolo tematico che torna con Sollima: “Penso che sia qualcosa di molto attuale in tutto il mondo, non solo negli Usa. In Europa è lo stesso. La gente cerca di fuggire dalla estrema povertà dai loro paesi e sogna di vivere in un altro luogo, dove spera di avere una vita migliore. Ma purtroppo succede raramente”. Ha dichiarato recentemente il regista. Traffic era un affresco sugli intrecci inscindibili tra potere, politica, droga e giustizia. Ognuna veniva ribaltata da personaggi cangianti, mutevoli, costretti a mentire dalla loro fazione o per tornaconto personale. Il tema era la droga. Fiumi di cocaina e droghe varie che avevano indebolito la Genereazione X, quella appena uscita dal secondo millennio ancora sotto botta. Oggi il tema scottante diventa invece il traffico umano. Immigrazione, fuga, libertà vengono trattati da Soldado come oggetti, caratterizzazioni narrative per un action-drama perfettamente costruito intorno ad antieroi inossidabili o dal cuore spezzato. Se vogliamo è anche anche trumpiano quanto reaganiano fu definito il Rambo di Ted Kotcheff. Ma il suo sfondo umano con questi poveretti che corrono di notte per un deserto verso gli Usa e tutte le motivazioni socio-politiche legate a un oggi impellente ci si stampano addosso, lavorando più e meno subliminalmente sul pubblico.

Soldado e Traffic, le regie a confronto

Se Traffic aveva la caratteristica della camera a mano utilizzata per le scene messicane, Sollima sembra giocare a sporcare lo schermo più nell’azione che con le inquadrature mosse. Tratta i suoi personaggi nello stesso modo di Gomorra, riproponendo i tagli che ben conosciamo da tempo. Però Hollywood offre una miniera di strumenti in più, allora velocità, realismo e numerosi cambi di piani e campi per ossigenare ogni immagine con azioni mai strette, ma prediligendo il piano sequenza, e montando infine come una danza tragica verso il destino e le scelte dei suoi personaggi diventano il nuovo flusso visivo orchestrato da Sollima.

“Questo progetto mi ha offerto la possibilità di usare l’azione, e in particolare gli effetti fisici, più che visivi, di mettere gli attori al centro e di rappresentare il lato brutale della storia. È uno dei modi di lavorare che preferisco”. Ha affermato in proposito. Le riprese si sono allungate fissando i personaggi in grossi scontri nel deserto, e in tutti i momenti forti del film. Un’attenzione all’elemento umano della scena che definisce profondamente questo lavoro, del quale anche Del Toro ha commentato: “È un susseguirsi di emozioni, non tanto in relazione a problemi politici, quanto all’animo umano. Emozioni che riguardano i personaggi, i loro progetti”.

Soldado, Del Toro e le location

Parlando della sua collaborazione con il Premio Oscar, Sollima non ha dubbi. “Osservare Benicio immergersi nel suo ruolo è un’esperienza incredibile, entra così a fondo nel personaggio che tutto ciò che fa assume un significato, non per lui stesso, ma per il personaggio”. Aggrottare personaggi come le proprie sopracciglia.

A detta di alcuni in nuovo Marlon Brando, viaggia su questo crepuscolo attoriale Del Toro. Oggi con Soldado come 18 anni fa in Traffic. Le locations sono punti importanti per entrambi i film. se per Traffic furono San Diego, Cincinnati, Columbus, Cleveland negli States e Tijuana, Mexico City, Nogales e San Ysidro in Messico, Soldado è stato girato tutto tra Albuquerque negli Usa e Mexico City per la sponda narcos. Traffic aveva un intreccio più complesso. Una rete di personaggi, tra cui il magistrale Tomas Milian con il celebre Generale Salazar, in azione da diverse città su due paesi, mentre il film di Sollima ha struttura meno complessa. La lotta del bene contro il male è piena di penombra, ed è proprio nel chiaroscuro che si muove ogni personaggio di entrambi i film. Non solo per la guerra al crimine organizzato messicano. Entrambi i film ci dicono che a volte c’è del marcio anche nel sistema che impugna la bandiera del bene, e che per arrivare a perseguirlo serve comunque fare ben più di una capatina dalle parti del male, o per lo meno dei suoi metodi.

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