Lo chiamavano Renato Casaro, disegnava il cinema!
La vera forza dell’illustratore trevigiano risiedeva nella sua capacità unica di cogliere il sunto di un film con una sola inquadratura dipinta.
Chi era Renato Casaro? Nato a Treviso il 26 ottobre 1935 e venuto a mancare il 30 settembre 2025, è stato uno dei più celebri illustratori italiani, noto per le sue locandine cinematografiche, opere che hanno letteralmente fatto la storia. Ma andiamo con ordine!
Quando ancora non esistevano i trailer, quando le riviste specializzate non erano così diffuse e, soprattutto, quando non c’eravamo ancora noi di Cinematographe.it a parlare, recensire e raccontare i film in anteprima, esisteva un solo un potentissimo modo per catturare la curiosità del pubblico: il cartellone cinematografico. Quell’immagine appesa era il sunto, il sapore, l’essenza più ermetica di ciò che il film prometteva in un’ora e mezza (o più) di proiezione. Era la regola del “One Shot, One Kill”: non si poteva sbagliare. Non si poteva ricorrere a un fumetto o a una serie di vignette per spiegare la trama. Serviva una sola immagine, e con quel magnifico disegno, appeso per le strade o davanti al cinema, si dovevano convincere migliaia di ipotetici spettatori, in un paio di secondi, a varcare la soglia e chiedere di vedere quella pellicola. Quel disegno doveva essere il campo magnetico che attirava l’ago della bussola. Quell’immagine – che fosse epica, sensuale, eroica, comica o terrificante – aveva il compito di proiettare l’immaginazione delle persone dentro un film che non conoscevano, spingendole a dire: “Devo vederlo assolutamente”. Una responsabilità enorme, vero? Uno dei maestri indiscussi, e forse il migliore al mondo in questo mestiere, era Renato Casaro.
Renato Casaro e il dono di cogliere l’essenza del cinema

La vera forza dell’illustratore trevigiano risiedeva nella sua capacità unica di cogliere il sunto di un film con una sola inquadratura dipinta. Non neghiamo l’evidenza: come un libro sconosciuto lo si sceglie prima per la copertina e poi per il breve riassunto, così un film si sceglie per il cartellone, il titolo e il sottotitolo. Immaginate se i capolavori Rambo, Fuga da New York o Conan il Barbaro non avessero avuto Stallone, Russell o Schwarzenegger muscolosi ed epici, in posa statuaria, in quell’atmosfera dipinta magnificamente… Forse i primi avventori non sarebbero stati così interessati a scoprirne la storia e lo sviluppo.
Spesso, il cartellone di un film cult è più iconico del film stesso.
Se pensiamo a un film che amiamo, ci vengono in mente i dialoghi e le scene. Ma se vogliamo portarlo con noi, conserveremo la locandina e porteremo su magliette, poster e screensaver le immagini create dalla mano di Renato Casaro. Le smorfie di Bud Spencer e Terence Hill, le iconiche dita che colorano di rosso e bianco gli zigomi di Kevin Costner in Balla coi lupi, o ancora i vari collage delle peripezie di 007, oppure la maestosità che si vede ne L’ultimo Imperatore o, ancora, la sfacciataggine che emana l’illustrazione di Lo chiamavano Trinità. Ma anche C’era una volta in America, Per un Pugno di dollari fino al recente C’era una volta a Hollywood. Locandine originali, bozzetti per mostre, rivisitazioni e molto altro sono opere uniche che mostrano il punto di vista di un artista che aveva il dono, unito a uno studio tecnico impeccabile, di concentrare le emozioni in movimento del film in una singola, intensa immagine. L’immagine che, per l’appunto, faceva la differenza, perché era la prima cosa che vedevi di quel film.
L’eredità del maestro

Casaro lascia un’eredità ricchissima di visioni incredibili del cinema mondiale. Si porta a casa una parte del successo dei film di Sergio Leone, di Stallone e della coppia Bud e Terence, ma soprattutto lascia un esempio da seguire per le nuove generazioni di illustratori e visual artist. Ha dimostrato che non basta avere “una buona mano”; bisogna soprattutto saper cosa raccontare per emozionare le persone. E così, come gli scriba egizi con i loro geroglifici, il grande disegnatore veneto si è guadagnato la soglia dell’immortalità: le future generazioni, pur non sapendo il nome, riconosceranno sempre quella mano e quel magnifico punto di vista, capace di catturare l’essenza del tutto in un solo colpo di pennello.