Passengers – 7 curiosità sulla scenografia del film di Morten Tyldum

Così recita la trama di Passengers, il nuovo thriller d’azione di Morten Tyldum (The Imitation Game), uscito nelle sale cinematografiche italiane il 30 Dicembre 2016:

“Durante un viaggio spaziale verso una nuova casa, due passeggeri vengono svegliati 90 anni prima del previsto. Jim (interpretato da Chris Pratt) e Aurora (interpretata da Jennifer Lawrence) si ritrovano con la prospettiva di passare il resto della loro vita a bordo, pur con tutti i comfort possibili, e si innamorano. Quando scoprono che l’astronave sta subendo seri danni, i due sono gli unici che possono salvare le vite dei 5000 passeggeri a bordo.”

I protagonisti sono Jennifer Lawrence e Chris Pratt che, tra l’amore e l’astronave che subisce danni, vivono in un posto che può essere definito il paradiso spaziale. Camere di lusso, piscina mozzafiato e tanto altro ancora, da far invidia a chiunque volesse stare anche solo per un minuto in quell’ambiente.

Passengers: rivelato il primo trailer ufficiale del film di Morten Tyldum

A parte le interpretazioni dei protagonisti e il nome del regista, vi siete mai chiesti cosa c’è dietro a un film? Come vengono create le scenografie, come si chiamano coloro che rendono il film possibile, quelle persone che si occupano del montaggio, degli effetti speciali, della musica e tanto altro ancora?

Oggi, noi di Cinematographe ci occuperemo di uno degli aspetti che rendono un film degno di essere visto. Oggi parleremo delle scenografie e, fidatevi, in questo film c’è molto di cui parlare.

Chi sono i responsabili della scenografia?

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Per creare una navicella spaziale con un design molto particolare che utilizza la forza centrifuga tramite la rotazione di pale, per creare forza di gravità e contenere robot, ologrammi, tutto sotto un “design nostalgico”, Tyldum si è rivolto Guy Hendrix Dyas, candidato all’Oscar e vincitore del BAFTA per il suo lavoro con Christopher Nolan in Inception.

“Abbiamo voluto costruire il più possibile, perché questo è un film incentrato sui personaggi, e non sugli effetti speciali”, dice Tyldum. “Ci sono scene spettacolari, degli effetti strabilianti, ma la forza trainante sono i personaggi e le loro performance. E per ottenere il massimo da tali prestazioni, non volevo che Jen e Chris recitassero con lo sfondo del green screen – ho voluto costruire il più possibile in modo che potessero effettivamente percepire e muoversi nel loro spazio d’azione. Credo che questo renda tutto più credibile”.

Prima della produzione, Dyas ha supervisionato per mesi l’allestimento dei set; e per dieci settimane, prima dell’inizio delle riprese, Dyas e Tyldum hanno collaborato sulla progettazione del mondo della Avalon.

Il gran salone

Il set del Gran Salone è stato costruito nei teatri dell’EUE Screen Gems. Per ospitare questo grande spazio, i realizzatori hanno dovuto unire due teatri in un unico grande spazio di circa 3.800 metri quadrati.

Il Gran Salone era completo di vetrine, impianti sportivi, un universo di ristoranti, tra cui giapponese, messicano, francese, con un bar con particolari di Art Déco. Sempre in questo set incredibile compaiono l’ascensore Zero G, un campo da basket, una Dance Machine, una piscina e un Centro di Comunicazione in cui i passeggeri potevano inviare messaggi sulla Terra.

Il bar del gran salone

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Con dei colori e un design completamente diverso dal resto della navicella, il bar rappresenta un tuffo nel passato. Tutto il bar è stato fatto su misura per il set, così la modanatura, le sculture, la pittura paesaggistica, le rifiniture, la moquette appositamente tessuta e persino i divanetti in vinile dorato.

L’ingresso al bar ha piastrelle fatte a mano ispirate a Frank Lloyd Wright, che ricordano la sagoma anteriore della parte esterna dell’Avalon. Sui muri è posizionata una scultura d’epoca della nave spaziale Avalon in volo, nel suo viaggio verso un nuovo pianeta. Il bancone del bar è interattivo: l’idea è che quando un cliente termina un drink e appoggia il bicchiere vuoto sul bancone del bar, Arthur, il barista androide, si accorge che il bicchiere è vuoto e propone un bis.

Ritrarre Arthur

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Michael Sheen ha dato vita ad Arthur, ma per ritrarre un androide sufficientemente robotico sono stati necessari gli effetti speciali (soggetti costruiti sul set per la ripresa) e la squadra addetta agli effetti visivi (effetti generati nella post-produzione).

Il team addetto agli effetti speciali ha progettato una struttura – uno sgabello che si appoggia su un tutore – per spostare rapidamente Sheen avanti e indietro, dietro al bancone del bar. Sheen si è inginocchiato sulla struttura poggiata su delle rotaie, per scorrere in avanti e all’indietro, a qualsiasi velocità.

Il ruolo ha richiesto a Sheen la prontezza di muoversi su una struttura che poteva partire ed arrestarsi improvvisamente, senza mostrare cenni di tensione o reazioni fisiche né alcun disagio nella sua espressione facciale. Dopo la produzione, il reparto addetto agli effetti visivi ha rimpiazzato la struttura della parte inferiore di Sheen, con un design robotico che controlla i movimenti del barista.

Il risultato – tra le prestazioni di Sheen e la magia degli effetti – è un personaggio che rientra a pieno titolo nel mondo del film, dato che – come dice il regista – “È quasi impossibile non credere che sia un androide in realtà”.

La stiva di ibernazione

La stiva di ibernazione – dove si suppone che Jim e Aurora dormissero per 120 anni – è un set enorme, che misura 36.5 metri di larghezza e 58 metri di lunghezza. Ci sono volute dieci settimane di preparazione per la costruzione del set.

“Quando progetto un qualsiasi design, mi oriento verso l’architettura classica e la natura”, dice Dyas. “Per me, la sistemazione dei dormienti doveva essere a cerchio, attorno a ciò che ho definito ‘l’albero serbatoio’: otto o dieci persone, ognuna nella sua capsula, sono attaccate ad un’unica fonte che alimenta collettivamente i corpi, come un cordone ombelicale”.

Al di sopra di ogni albero c’è un enorme disco luminoso fatto a mano, che misura più di 3 metri e mezzo di diametro. L’idea è che la luce di ogni disco avrebbe fornito la forza vitale e le sostanze nutrienti per mantenere in vita i passeggeri. Le luci degli alberi hanno creato un senso di ‘confusione’ nello spazio buio della camera di ibernazione, rafforzando lo stato d’animo di Jim.

Sono state create, quindi, 32 capsule di ibernazione, alcune più sofisticate rispetto ad altre: quelle da dove escono Jim e Aurora, che gli spettatori vedranno più da vicino, sono state progettate con meccanismi idraulici, per potersi aprire e posizionarsi in verticale. Le capsule sono state realizzate in fibra di vetro e legno, poi decorate dal reparto grafico, e poi completate con dei tablet elettronici per dare la sensazione della tecnologia del futuro. Questi elementi grafici, e gli schermi digitali hanno portato in vita il set.

Durante le riprese nelle stive sono state usate più di 30 comparse, moltiplicate poi nella post-produzione, dove il reparto VFX ha ampliato il grande set fino ad un centinaio di capsule.

La suite Vienna

La Suite Vienna è il più lussuoso degli alloggi della nave; non c’è voluto molto a Jim e Aurora per sentirsi a casa, nel lusso. Questo open space su due piani è composto da una zona soggiorno, la zona pranzo, e la zona notte. La scala è molto ampia, grandiosa e senza ringhiera. La finestra da questa suite si affaccia sullo spazio, offrendo una vista mozzafiato: questa dimora ha la più grande finestra sullo spazio dell’intera navicella spaziale Avalon.

La parte più complessa del set era il letto galleggiante della Suite Vienna. L’arte, la costruzione, gli oggetti di scena, l’arredamento, sono il frutto di un lavoro appassionato di vari e diversi reparti.

Cabina di Aurora e Cabina di Jim

La cabina di Aurora, caratterizzata da toni caldi oro e ambra, è la stanza 424 della zona gold class della navicella spaziale. La cabina a forma circolare ha decorazioni color malva, melanzana, crema, e argento; oltre a diversi tipi di materiali metallici che vanno dall’oro bianco, all’alluminio, all’acciaio. Le linee ricordano quelle del Gran Salone.

L’alloggio di Jim è situato su un ponte inferiore, e dava la sensazione di praticità. Infatti si tratta di uno spazio piccolo e buio, con una stuoia di gomma grezza, un bagno angusto, e un letto pieghevole, che evidenzia il contrasto delle classi di viaggio disponibili sulla nave spaziale.

Le cabine sono collegate da una serie di corridoi progettati con toni caldi, belli e rilassanti, ma che celano un senso di pericolo.